Anche durante la pandemia, la continuità dello stile di vita ci aiuta a capire, a prevedere, a educare

“Il bambino, come accade al fulmine nel suo rapidissimo procedere verso il suolo, cerca costantemente la via più comoda e breve per giungere alla meta, il mezzo che offre la minore resistenza al proprio passaggio. Cerca di attraversare le vie più diritte, di prendere i traghetti meno costosi, meglio ancora se gratuiti, di agganciare i compagni di viaggio più compiacenti, che non di rado trova nei genitori stessi. In altre parole, cerca soluzioni che gli consentano alti guadagni a fronte di esigui investimenti”.

Questo avevo scritto in un volume dedicato al bambino, qualche anno fa, eppure, se ci facciamo caso, le stesse parole potrebbero applicarsi ai comportamenti della persona in tutta l’estensione della sua vita, perché l’esistenza di ciascuno di noi è caratterizzata da una sorprendente continuità.

Ciò non significa che i cambiamenti sono difficili, semmai che prevale una coloritura di fondo, qualcosa di tipico che ci rende riconoscibili lungo tutto l’itinerario.

Tale effetto lo sperimentiamo quotidianamente, ma difficilmente vi facciamo caso, come accade per tutti i fenomeni ripetitivi, che finiamo per ritenere acquisiti. Infatti, quando una persona conosciuta si manifesta in modo anche lievemente difforme dal consueto, noi lo avvertiamo subito, perché non corrisponde più al “modello” memorizzato.

In questi ultimi anni, attraversati da una serie di apparenti novità legate alla pandemia, in realtà non sta accadendo nulla che non fosse prevedibile nel comportamento di ogni singola persona. Non è cambiato alcunché, ogni individuo, quale che sia la sua posizione anagrafica, è ancora quello di ieri e dell’altro ieri, la novità, semmai, è l’arrivo di un evento straordinario, capace di amplificare i tratti di sempre, rendendoli più visibili, talvolta anche molto più visibili, mettendo in evidenza ciò che prima si notava appena. Come quando una lampadina illumina una stanza, mostrandocene angoli prima in penombra.

Più stressante è l’evento, più visibile sarà lo stile di vita degli individui, come se ora risaltasse contro uno sfondo capace di delinearne il profilo.

Non ci sono, dunque, nuovi mostri, semplicemente ora vediamo meglio, conosciamo meglio e, soprattutto, proprio grazie alla pandemia, sappiamo cosa possiamo aspettarci da ciascuno.

8 pensieri riguardo “Anche durante la pandemia, la continuità dello stile di vita ci aiuta a capire, a prevedere, a educare

  1. Colgo l’occasione per ringraziarti di questi momenti che puntualmente ci regali.
    Auguro a te e alla tua famiglia un sereno Natale.
    Un caloroso abbraccio Domenico
    Maria Antonietta

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  2. All’inizio della pandemia, anche io ho pensato, come molti, che questa esperienza ci avrebbe reso migliori. Forse perché ho sempre pensato che le difficoltà affrontate nella mia vita sono sempre state, nonostante la sofferenza, un’ occasione per imparare comunque qualcosa di nuovo, per studiare soluzioni, per avvicinarmi a chi come me vive le stesse problematiche. Purtroppo la realtà di questo periodo, che sembra non finire mai, sta rivelando tutt’altro. È come dice lei Domenico, questa pandemia ci toglie la maschera, rivela chi siamo veramente, negli aspetti buoni e anche in quelli meno gradevoli: un banco di prova dietro cui è difficile nascondersi. Lo vediamo già in tanti contesti, la famiglia, gli amici e il lavoro.

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    1. Cara Antonella, capisco perfettamente il suo raigonamento e lo sottoscrivo. Un vero banco di prova, come un esame scolastico, che mette in luce la vera preparazione di ciascuno. Grazie

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  3. il fatto è che – secondo me – gli eventi negativi importanti ci smascherano anche a noi stessi, infierendoci magari qualche ferita narcisistica …
    in ogni caso, grazie per gli stimoli a riflettere, e buon Natale a te, la tua famiglia, e tutto il gruppo dei “corrispondenti”, Mauro

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    1. È proprio come dici, caro Mauro, l’insuccesso è il vero terrore degli individui, una vera peste. Il linguaggio corrente è disseminato di “istigazioni” alla riuscita, che puntualmente ottengono l’effetto contrario, facendoci sentire tutti degli incapaci perché la meta è posta sempre troppo in alto, quando questa vulgata cominica a impregnare bambini e ragazzi il cerchio si chiude , il senso di incompletezza si fa bruciante perché si dispera di poterlo colmare, e aumenta la sofferenza.
      In una collana illustrata per bambini piccoli, iniziata 15 anni fa, definivo il coraggio “la capacità di tollerare l’insuccesso e ricominciare”. Mi pare l’attualità di quell’affermazione sia ancora viva. Grazie e Buon Natale anche a te

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  4. Tanti auguri di Buone Feste a tutti
    Sotto l’apparente felicità delle feste quante persone tristi. Le immagini di famiglie felici che vediamo in televisione non sempre corrispondono alla realtà.
    ‘Vivi il Natale che hai e non quello che sogni’ dico ad un’amica.
    Purtroppo i nostri sogni alcune volte ci fregano e non ci fanno valorizzare quello che a fatica abbiamo costruito. Anche questo è frutto del nostro vissuto e o delle ferite che ci portiamo dentro.
    Da quello che ho capito il cucciolo d’uomo se non amato, rispettato, accolto può diventare ‘una macchina da guerra ‘, una persona incapace di mettersi nei panni degli altri. Solo così si possono ‘capire’ certi atteggiamenti che vediamo in Europa. La banalità del male si ripete.
    E’ faticoso ammettere che questa ‘banalità’ la si trova anche nella nostra quotidianità, da credente, da sognatrice, ho sempre pensato positivo e ce l’ho messa tutta per migliorare il pezzetto di mondo che mi è stato affidato, ma a volte bisogna accontentarsi di aver seminato con la speranza di raccogliere frutti.
    Purtroppo anch’ io ho vissuto episodi veramente tristi e disumani nel marzo 2020 a causa della pandemia, ma è servito a dare nomi precisi alle cose e alle persone.
    Anche se disillusa niente mi ferma di continuare a desiderare ed a impegnarmi per un mondo migliore, come ci racconta la speranza di un bambino nato in una mangiatoia
    Buon Natale

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    1. Oggi si scherzava con un amico vescovo, che rispetta e apprezza la mia laicità, gli chiedevo con simpatica provocazione, come si fa a investire la propria vita su un bambino “pezzente” e privo di censo sociale. Abbiamo riso entrambi, sapevamo che oggi non avrebbe speranza di farsi ascoltare. Eppure, se non ci fosse questo precedente, nemmeno a Natale ci accorgeremmo di quello che dici tu.
      Il Natale è un giorno, un singolo giorno. Se si ostinerà a rimanere orfano degli altri giorni, possiamo chiudere bottega.
      Quindi, andare oltre questo giorno di memoria è obbligatorio, perché la stoffa con cui siamo fatti è cooperativa, se la cambiamo magari diventeremo più prestazionali, come si dice oggi, viaggeremo nello spazio fino alle stelle più remote, ma non saremo più noi.

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