Spari nelle scuole. Educare e votare è la stessa cosa

“Mio marito è nel Kentucky per lavoro. Ieri sera era abbastanza colpito da un evento che aveva riguardato la sua giornata. Ancora non si sapeva dei fatti del Texas, e ci raccontava di aver visitato a fianco della ditta dove sta lavorando, un negozio di armi. Per loro è cosa normale comprare armi, come comprare le caramelle al supermercato.  Anzi, il negoziante invitava con insistenza mio marito a provarle.
Mi chiedo che mondo è questo. Guardo le foto di quegli scaffali, fanno un certo effetto, colpiscono la quantità, la facilità, il prezzo. Dopo quello che sarebbe successo a poche ore di distanza, sono un pugno allo stomaco”.

È la mail, corredata delle foto richiamate nel testo, ma credo sia inutile pubblicarle, potete vederne quante volete sui media, quello che conta è che esistono davvero, come esistono immagini di famiglie al completo, bambini inclusi, che sfoggiano tutto il loro arsenale, felici come se fossero al luna park. 

Moltissime famiglie americane “educano” all’uso delle armi, quindi a uccidere i propri simili, come si educa all’igiene personale. Nessuna meraviglia se, due giorni dopo la strage di bambini e insegnati, l’ex presidente degli Usa, Donald Trump, che purtroppo rischia di tornare, si è recato alla fiera delle aziende che producono armi e spingono in parlamento i loro lobbisti, arringando quegli imprenditori al grido di “riprendiamoci l’America” e suggerendo di armare gli insegnanti.

Non c’è nessuno scarto tra quei bambini educati a sparare a tutto ciò che si muove e l’elezione di un presidente del genere. Dunque, si pone un tema a noi caro, quello dell’educazione che, come sempre, decide le sorti del mondo. Non è un’iperbole.

In alcune interviste sulla personalità di Putin, che trovate nella sezione “articoli” di questo blog, facevo ascendere alcune sue decisioni presenti proprio ad alcune circostante autobiografiche infantili. 

Educare non è un gioco di società, quando lo facciamo stiamo armando o disarmando i nostri figli, i nostri alunni, i nostri studenti. 

Lo stesso facciamo quando andiamo a votare. Guardavo le immagini di quelle famiglie disperate che aspettavano vanamente i loro bambini, mi chiedevo come avevano usato il loro voto perché, spiace dirlo, chi di loro è stato così superficiale da mandare al Senato un lobbista delle armi, di fatto ha sparato al suo bambino e non ha diritto di piangere. Ripeto, mi spiace dirlo ma le cose stanno così.

Educare e votare sono la stessa, identica, cosa, e fino a quando non lo capiremo andrà sempre peggio, perché quello che accade nel Pianeta è la sommatoria di tutti i nostri errori educativi e civici. 

Ignorarlo è solo un modo, vano, per consolarsi.  

8 pensieri riguardo “Spari nelle scuole. Educare e votare è la stessa cosa

  1. Quanto sono vere queste parole, dottore, eppure la maggior parte delle persone esercita (o non esercita) il proprio diritto di voto con leggerezza e superficialità.
    È vero anche che il personale politico non sempre è all’altezza, del resto è un poco lo specchio della società, ma anche il luogo comune che “tanto sono tutti uguali” è ingannevole. Ripeto, i personaggi potranno anche essere deludenti nei vari schieramenti, ma i valori ispiratori e i copioni sono profondamente diversi, e non tenerne conto è una colpevole omissione che può portare conseguenze tragiche.

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    1. La convinzione che tutti siano uguali a tutti è una bella maniera per evitare di approfondire la conoscenza della realtà.
      Un alibi che uccide bambini e servitori dello Stato, affonda i barconi, innesca le guerre, genera violazioni di diritti umani, produce diseguaglianze, distrugge l’ambiente, rovina la salute delle persone perché sottomette la sanità agli interessi privati. Potremmo continuare all’infinito.
      Questo è in sintesi ciò che significa che sono tutti uguali. Un caro saluto e grazie

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  2. Dopo la strage di Charleston nel 2015 ricordo il commento che se i fedeli fossero andati in chiesa armati non sarebbero morti (sic).
    Ora leggo come l’autore della strage texana, un ragazzo appena più grande di mio figlio, sia entrato a scuola col giubbotto antiproiettile e con un fucile d’assalto, superando le guardie all’ingresso, come se fosse normale: normali le guardie in una scuola, normale l’equipaggiamento.
    Mi spaventa la mancanza di visione, di prospettiva, di sguardo al futuro: una società in cui contano solo l’io e l’oggi e dove vincono i politici che nutrono questo rinchiudersi nel proprio singolo momentaneo interesse.
    In Italia siamo messi meglio solo perché (per ora) non si può comprare liberamente un fucile d’assalto ma viviamo la stessa miopia che sta lasciando macerie, veleni e solitudine ai nostri figli e nipoti.
    Niente regole ragionevoli a protezione di tutti, niente sacrifici comuni per miglioramenti comuni, ben poca consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca, anche chi si può permettere un razzo per Marte e che con le stesse risorse potrebbe coprire di alberi la terra intera.

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    1. La logica è proprio quella, se l’altro potrebbe minacciarmi, non chiederò alla legge di disarmarlo, ma mi armerò
      più di lui.
      È esattamente la logica che traspare anche nei pensieri, quando non nelle parole, di apprendisti stregoni italiani, oggi in una fase crepuscolare, ma sempre pronti a issarsi su qualche disastro per invocare il diritto di sparare.
      Se proiettiamo nel futuro questa dinamica e la sua progressione, basteranno pochi anni per fare del mondo un poligono di tiro a segno, con bersagli viventi. Quello che lei denuncia, l’esaltazione della propria persona e dei propri interessi, anteponendoli a quelli del Pianeta, è una costante da tempo, solo il livello di sfacciataggine è cresciuto. Grazie di cuore.

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  3. Che tragedia! Ma ancor più tragica la superficialità con cui affrontiamo il presente e il futuro. Nella costante scelta tra il bene e il male dimentichiamo spesso che in gioco c’è la Vita. Conduciamo un’esistenza di massa per l’incapacità di trovare spazi di buon senso e di riflessione profonda. Privi della facoltà di educare al valore della vita, maneggiamo l’ arma del condizionamento sociale: tutto si riconduce a dinamiche di interesse economico. Il vuoto che stiamo creando è il più grave colpo inferto alle nuove generazioni.

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    1. Il vero problema, gentile Giovanna, è che in poche ore queste vicende escono dai radar e vengono rimosse, come
      se non fossero mai accadute, l’informazione di massa non ci da tempo, c’è subito un’altra emergenza cui prestare attenzione, che a sua volta sarà spazzata via da qualcosa che genera più contatti e visualizzazioni. Impossibile sperare che un evento lasci apprendimenti, non c’è tempo, ogni spazio è saturato da stimoli nuovi, anche quando si tratta di fenomeni più banali, prenda il calcio, ad esempio, l’offerta televisiva si è moltiplicata all’infinito, la conseguenza è l’assuefazione, ossia uno stato in cui niente possiede significato e sapore. L’offerta di eventi gravi o gravissimi segue la stessa logica, più ce ne sono meglio è per i media, impossibile riflettere, perché alla porta già bussa la prossima strage, la prossima guerra, la prossima pandemia, la prossima finale. Grazie

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  4. Buongiorno, concordo su quanto ha detto, ma non credo che Biden sia migliore di Trump. Finché non usciamo dalla logica della guerra e delle armi non ci salveremo mai. Probabilmente sono un’idealista, ma sogno e mi adopero per un mondo senza armi né eserciti.

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    1. Gentile Marta, mentre leggo il suo commento sto rispondendo a un’intervista che riguarda proprio questo tema,
      come lei di innocenti ne vedo pochi in giro, di certo non abitano negli Stati Uniti, detto questo, perlomeno nelle parole le differenze tra i due personaggi mi paiono sensibili. Se davvero, come lei afferma, l’attuale presidente e l’ex sono tanto simili, non siamo di fronte ad una bella notizia, mi lasci sperare che, almeno per alcuni aspetti, le cose non stiano così. Sulle armi sono pienamente d’accordo con lei, la mia casa è stata visitata più volte dai ladri e non ci siamo mai sognati di comprare pistole o fucili. Rimane la certezza che anche una vita sbagliata sia enormemente più preziosa del contenuto di un appartamento. La ringrazio, davvero.

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