Quelle domande decisive mai poste ai ragazzi

https://tg24.sky.it/lifestyle/2025/04/21/figli-educazione-domande

Una delle lamentele che sento dai ragazzi, spesso condite da sentimenti di grande frustrazione, è che i genitori sono più preoccupati di giudicarli che di capirli e, soprattutto, intenti a pensare più al proprio disagio che alle ragioni della sofferenza dei figli.

“Non pongono mai domande”, mi dicono in tanti, “scambiano il loro parere con la realtà o con i loro tempi, quelli trascorsi, troppo diversi dai nostri”.

Nel link che trovate sopra, per chi è in grado di aprirlo, visto che si tratta di un articolo criptato, tratto di questo tema presentando una serie di casi che attestano tale contraddizione. Tra gli altri parlo di Luciana, di fatto scaricata dai genitori e costretta ad andarsene da casa, per il suo carattere non facile, ma in realtà una bravissima ragazza oggi travolta dalla sofferenza, che l’attanaglia propria a causa del comportamento immaturo dei genitori.

Adesso vive da sola, malgrado tutto l’unico modo per salvarsi, e con il misero stipendio riesce a malapena a pagare l’affitto e la rata dell’automobile. Quando arriva una spesa straordinaria le cose diventano drammatiche, come quando deve portare dal veterinario l’adorato cane, forse l’unica creatura da cui si sente amata.

I nostri ragazzi -sentenziano (come troppe volte accade) gli specialisti- “sono mammoni, se ne vanno da casa dopo i trent’anni”. Una giovane italiana fa la cameriera ad Amsterdam e prende 4000 euro al mese, con quella cifra è diventata assai meno mammona.

Continuo a sentire le doglianze degli esercenti che non trovano personale. Chissà come mai. Non si può lavorare solo per sopravvivere, i ragazzi non vogliono più farlo. Se vogliamo rimproverargli anche questo siamo liberi di farlo, ma non mi sento di seguire tale vicolo cieco.

Estrapolare un fotogramma e considerarlo la rappresentazione perenne dei ragazzi, senza porsi domande. Una dramma cui noi adulti non riusciamo a porre rimedio, sovente senza colpa, perché noi stessi siamo provati da situazioni complicate, in tutti gli ambiti. Altre volte per impreparazione evidente.

A tutti riserviamo piccoli e grandi processi senza porre loro, diretti interessati, uno straccio di domanda. Per la verità non le poniamo neppure a noi stessi, a cominciare da quella decisiva, ossia per quale ragione una ragazza, un ragazzo dovrebbero cooperare con una comunità della quale non si sentono parte né si sentono colti.

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