Perché questo non è uno spazio per individualisti

Questo blog compie un anno. Avviarlo non è stata una scelta ideologica, bensì scientifica, la psicologia che da quarant’anni coltivo, si ispira alle intuizioni di Alfred Adler, le quali dimostrano quotidianamente che quando nella singola persona prevale il desiderio di elevare a tutti i costi le proprie istanze sopra quelle dei propri simili, la persona che persegue tale sogno si ammala, contribuendo ad ammalare l’intera collettività. 

Noi ci siamo evoluti solo a partire da quando abbiamo imparato a valorizzare i nostri tratti cooperativi. Se non c’è cooperazione e prevale il nefasto “me ne frego” non c’è progresso e se non c’è progresso c’è regressione, perché nulla sta fermo, se non può andare avanti va indietro. Purtroppo, nella storia questa strada l’abbiamo già percorsa, con esiti terribili.  

Mi spiace dire quanto sto per dire, ma lo avverto come un grave dovere personale, cui non posso sfuggire.  A qualcuno non piacerà, tuttavia questo blog, nato per le ragioni che si diceva poc’anzi, non considera equivalenti tutte le scelte e avversa le ideologie discendenti da esperienze politiche passate che al mondo sono costate carissime, in termini di vite umane, parliamo di decine di milioni di morti e di altrettanti perseguitati. 

Visioni individualistiche e violente che ancora oggi generano pericolose aggressioni ai diritti dei cittadini, in particolare e quelli delle persone omosessuali, delle donne, degli stranieri. 

Io ritengo che un paese in cui esistano persone costrette dare conto della propria identità, a giustificarsi del fatto di essere come sono, è un paese che corre gravi rischi sul piano della civiltà, della sicurezza, della democrazia. Il diritto alla propria originalità, alla propria unicità, alle libertà personali, purché non ledano quelle altrui, rimangono patrimoni inalienabili, che non sono spuntati come funghi nei prati, ma ci sono stati donati dai sacrifici estremi di persone di ogni età, le quali potevano farsi gli affari propri, nascondersi, anche dietro concetti che sento ripetere sino allo sfinimento, preceduti da una locuzione discretamente vigliacca, “sai le cose sono complesse,”. 

Questo blog evidentemente non è nato per essere misurato ma per favorire un’idea della persona molto precisa, coltivando una psicologia inclusiva, competente, compassionevole. Proprio così, compassionevole, perché senza capacità di “sentire” chi ci passa vicino, di capire dove sta andando, di ascoltarne le ragioni, quando sono fondate, la nostra personalità non si modellerà mai secondo i principi del sentimento sociale, l’ingrediente che ci porta fuori dalle caverne e ci dona il progresso e la civiltà. 

Ne consegue che se qualcuno degli iscritti non condivide tale finalità e che per questo motivo si è orientato, alle recenti elezioni politiche, su un preciso partito, risultato vincitore, che ritengo diretto discende di una cultura generatrice di lutti e di violazioni gravi di diritti umani, deve sapere che queste pagine non sono casa sua né mai potranno diventarlo.

Ciò che è accaduto in questo paese nelle scorse settimane è lontano dalla mia sensibilità personale, dal mio credo scientifico e civile nonché, a mio avviso, dall’interesse collettivo, pertanto, ne prendo esplicitamente le distanze lasciando a ciascuno la facoltà di dissentire e chiudere il rapporto con questa pagina nonché con il sottoscritto, poiché ciò che scrivo sul blog mi rappresenta pienamente e non è scindibile dalla mia persona. 

Chiunque decidesse di prendere le distanze dal blog, avrà tutta la mia comprensione. Apprezzo, infatti, le scelte chiare, per quanto difficili o dolorose, giacché permettono di capire chi siamo e cosa vogliamo, dando modo a ciascuno di noi di scegliersi i compagni di viaggio.

Non credo di avere amici o parenti, salvo un bolso, che si sono orientati verso tale soluzione, se qualcuno lo avesse fatto, può ritenere concluso il nostro rapporto.  Non si tratta di avere idee diverse, di normali differenze di vedute, bensì di comportamenti che minano il futuro della nostra comunità, un futuro donatoci dal sangue di tanti esseri umani sconosciuti, spesso poco più che adolescenti. Per averne contezza basterebbe fare un giro nei numerosi cimiteri di guerra presenti in Italia, in Europa, e leggere date di nascita e di morte. Se questo non bastasse, allora è inutile attardarsi nella lettura di questo blog.       

Grazie a chi rimarrà e altrettanto a chi deciderà di allontanarsi, qui continueremo a occuparci dei soliti argomenti, a cominciare dall’osservazione e dallo studio della natura intima della persona, dei suoi comportamenti privati e sociali, con l’unico intento di rammentare a chi ci legge che senza una visione cooperativa del mondo non ci sarà più mondo e si voterà sempre peggio, magari  “perché in questo palazzo alcuni non pagano le spese condominiali, e io spero che i nuovi governanti cambino queste cose”. Non vi sembri incredibile, mi è stato detto proprio ieri. Alla mia domanda se, mentre votava, quella persona avesse pensato a suo figlio omosessuale, che non la pensa affatto come lui, e alle possibili conseguenze, non c’è stata risposta. Le parole che avete letto, invece, sono una riposta.    

14 pensieri riguardo “Perché questo non è uno spazio per individualisti

  1. Caro dottore,
    Personalmente apprezzo la sua schiettezza e ruvidita’ perché invecchiando divento ogni giorno più allergico alle ipocrisie.
    Condivido il suo monito e la richiesta di coerenza che lei rivolge alla platea dei suoi “followers”. Essendomi confrontato con molte persone nell’imminenza del voto, nelle scorse settimane, mi sento di confermare che chi ha votato a destra lo ha fatto per motivazioni squisitamente individualistiche ed egoistiche, immaginando di lucrarne vantaggi: difenderci dagli immigrati, tutelare il “nostro” modello di famiglia, pagare meno tasse, occuparsi prima degli italiani e così via. Chi ha votato altro, lo ha fatto anche in nome di una visione più solidale del mondo e della società. Probabilmente ha votato con qualche mal di pancia o una certa dose di insofferenza, perché lo sguardo verso il centrosinistra non rasserena, però è prevalsa un’ispirazione altruista, che guardava agli altri e non solamente a se stessi.

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    1. Caro Gianni, le sue parole contengono realismo e saggezze, ma soprattutto indicano un crinale importante tra due culture inconciliabili, una che porta alla distruzione dei gruppi umani, anche questo la storia lo ricorda bene, e una che ripone speranza nel futuro lavorando sulla leva dell’altruismo. Tale frattura forse si incrementerà nell’immediato futuro, non importa, quello che invece importa è che diventi sempre più chiaro che chi cerca di salvarsi per questa via, potrebbe essere vittima della sua avventatezza. Grazie

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  2. Caro Domenico, i suoi ultimi articoli (qui e altrove) oltre ad essere chiari come sempre, esprimono una preoccupazione più pesante e pressante del solito, un’urgenza che, le assicuro, condivido, se non per me per mio figlio e tutti gli altri figli che non si meritano una generazione di genitori disastrosa come la nostra, distratta e incauta.
    Leggendo questo articolo in particolare mi è venuta in mente una frase che avevo letto attribuita a Pasolini. Sono andata a cercarla sul web e, incredibile, ho trovato la fonte: il discorso scritto per il Congresso del Partito radicale del novembre 1975 che non poté pronunciare perché venne ucciso poco prima.
    Oggi appare segnato ideologicamente ma se lo si legge nel contesto della «religione laica della democrazia» cercandone il valore universale si trova l’insistenza sul valore dell’alterità (​«bisogna lottare per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne, di cultura») e quella frase così semplice ed evidente: «i diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri».
    Pochi giorni fa ho riascoltato un’intervista in cui Moni Ovadia nel programma SOUL parla dell’idea di patria e di come la benedizione di Dio su Isacco sia una benedizione che copre tutti i clan della terra (Gn 22, 18): non i singoli, uguali nella loro singolarità, ma le famiglie/popoli nelle loro diversità.
    Anche questo mi è tornato in mente leggendola, Domenico, e la ringrazio per gli stimoli continui e per il suo essere cristallino.

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    1. Non saprei se sono cristallino, cara Giulia, di sicuro non voglio chiedere gli occhi, purtroppo si tratta di un’abitudine
      potenzialmente letale perché rende la nostra vita priva di elementi di giudizio e induce decisioni sbagliate, che coinvolgono la vita di tutti.
      Non vedere rende complici di tutte le nefandezze che crediamo solo di subire, e questo accade tutte le volte che chiudiamo gli occhi.
      Ciò che è accaduto nel nostro paese, non sarebbe dovuto accadere, mi creda non sponsorizzo una scelta politica, ognuno si tenga la propria, ma ci sono delle posizioni che vanno oltre il tollerabile. La democrazia si gioca nel recinto della democrazia, non si può diventare gentili solo quando bisogna sedersi al tavolo del potere, soprattutto se si è arrivati a quell’appuntamento alludendo ad altro. Grazie mille

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  3. “fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio …”
    l’epigrafe di Piero Calamandrei accoglie al cimitero di Imperia

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    1. Grazie Mauro, felice di risentirti. Chissà perché quando sento il nome di Piero Calamandrei e di persone come lui,
      provo un grande senso di orgoglio ma anche una rabbia enorme. Puoi immaginare perché.

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  4. Buongiorno, voglio timidamente intervenire nel commento di questo post, perché mi ha meravigliato la sua presa di posizione così dura e questo mi ha suscitato un grave senso di preoccupazione. Le spiego perché: tornando alle sensazioni del lunedì dopo le elezioni, durante un breve siparietto a tavola, con una figlia adolescente e una pre adolescente. Entrambe erano informate dei risultati delle elezioni: ne avevano parlato tra compagni o avevano visto le notizie di google. Sentivo la grande infastidita, preoccupata e arrabbiata. Verso noi genitori, in realtà verso noi adulti. Le ho chiesto perché. Mi ha risposto che noi adulti non sappiamo votare perché pensiamo solo al presente. Ci ha chiesto se anche noi avessimo votato come la maggioranza degli italiani: il papà non ha risposto perché sostiene sempre la segretezza del voto. Io ho confermato loro quello che già sapevano perché ne avevo parlato prima di votare: anche questa volta, pur cambiando, ho votato un partito che non vince mai …e non ha vinto. Mia figlia si è sentita sollevata, ma comunque preoccupata, e le ho spiegato che anche la minoranza è importante e continuo a votare i partiti di minoranza perché devono offrire uno sguardo alternativo a chi è al potere e potrebbe perdere il senso della realtà. La realtà è un mondo diverso da quello descritto e desiderato dai vincitori e da coloro che lo hanno votato. Le mie ragazze lo hanno presente e mi hanno detto che temono per il futuro delle donne, dei giovani, dei loro amici diversi, dell’ambiente ed anche per se stesse, visto che una delle due pare sentirsi di un’identità di genere diversa.
    Ora le sue parole, dott.Barrila’, si sommano alle loro. Voglio allora esorcizzare queste paure con la conclusione del siparietto, cioè con quanto ho detto loro per rasserenarle: alla base del nostro Stato c’è la Costituzione, capolavoro di democrazia e di rispetto, che ci tutela dai possibili individualismi dei governanti e che non può essere dimenticata né sorpassata.

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    1. Mi complimento per la vivacità del vostro piccolo “parlamento” domestico, che sarebbe ideale potere estendere alla comunità
      allargata, ma sarebbe ancora più ideale potere contagiare l’intera società della concezione dei diritti che testimoniano le sue ragazze, della preoccupazione che manifestano per il futuro degli stessi.
      I figli, come le sue ragazze ci insegnano, vedono anche oltre i muri e sanno prendere posizione, come dovremmo fare noi adulti su questioni dirimenti, parlando loro con franchezza dei nostri pensieri. Quando non lo facciamo cadiamo in un autoinganno, illudendoci che loro si accontenteranno e passeranno oltre, ma dimentichiamo che sarà il nostro comportamento a parlare di noi.
      La Costituzione, infine, è come la definisce lei, ma solo le nostre scelte possono metterla al riparo dagli intrusi. Non è al sicuro per sempre e non si va in fiducia quando c’è di mezzo la nostra Carta ma, soprattutto, non ci sono segreti. Grazie di cuore

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  5. Ciao Domenico, ti leggo da sempre, ma da cellulare non riuscivo a risponderti.
    Mi conosci, sai quanto prendo alla leggera la mia disabilità, arrivata ora al 90%
    Mi sono lasciato convincere da mio mio figlio, a praticare , a mio modo e con le mie restrizioni, Softair e ci divertiamo un sacco.
    Però nella tua citazione hai inserito donne, omosessuali, e immigrati….
    Ti assicuro che la vita di un disabile, non è per niente facile, io avrei inserito anche “la mia”, questa categoria di persone.
    Tutt’oggi vedo discriminazioni che annichiliscono, anche tra disabili.

    Enrico Panzacchi

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    1. Perdonami Enrico, inutile dirti che condivido pienamente le tue parole, ma ritengo che le discriminazioni verso i disabili siano segno
      di arretratezza culturale, mentre le altre sono ideologiche e pericolose. Questo non toglie che io dovevo stare più attento. Un carissimo saluto e grazie per il tuo contributo

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