Nessuno vuole imparare dai bambini. L’ostinata, ottusa, resistenza degli adulti 

La scorsa settimana abbiamo parlato di bambini e della loro resistenza durante la pandemia.

Quella precedente ci eravamo soffermati sull’episodio della professoressa accoltellata dallo studente. Nel secondo caso l’interesse era stato decisamente più alto, in genere i bambini non attivano i sismografi. Tanto sono bambini, una condizione transitoria, perché preoccuparsi.

Un vero peccato, perché non si capisce quasi nulla del mondo se non si è disposti a imparare da loro. Senza questo passaggio non si comprendono le cose più complicate, neppure gli episodi come quello accaduto nella scuola di Abbiategrasso. I bambini sono l’alfabeto, impossibile scrivere anche una sola parola se non si parte da essi.

Per questo, tutte le volte che scrivo di bambini sono certo che imparerò qualcosa di nuovo. In realtà tutta la mia produzione parla di bambini, anche quella in cui non sono esplicitamente menzionati. Il mio primo libro, “Educhiamo i nostri bambini con creatività”, trattava delle fondamenta, sarebbe stato impossibile scrivere i successivi senza quello.

In queste ore, nella foresta colombiana, sono stati ritrovati vivi, dopo 40 giorni, quattro fratelli, tre femminucce, la più piccola di 12 mesi, e un maschietto. 

Mi colpiscono tante cose in questa vicenda, ma non mi stupiscono. Per nulla. 

Leggo una splendida intervista al generale che guidava le ricerche, lunghissima e commovente, mi attraggono queste parole: “So che avevano un sacco con tre chili di farina di manioca. L’hanno usata per nutrirsi. La più grande sapeva come usarla. Ci hanno ricavato anche del latte per la piccolina. C’erano tracce nel biberon che abbiamo trovato durante le ricerche”.

Parole al limite dell’incredibile, considerato che erano “solo” bambini e per di più in una situazione disperata, essendo precipitati con un aereo e avendo perso la mamma, morta nello schianto. Ma ancora più inequivocabili sono quelle che seguono. “Hanno mangiato quello che sapevano di poter mangiare, si sono difesi dagli animali e dai pericoli della foresta. Si sono protetti dalla pioggia e dall’umidità. Hanno lottato per sopravvivere. Una persona diversa, normale, non avrebbe resistito”.

Sono dei bambini, per fortuna non sono delle persone normali. Per questo sono vivi. 

6 pensieri riguardo “Nessuno vuole imparare dai bambini. L’ostinata, ottusa, resistenza degli adulti 

  1. La ringrazio per le sue riflessioni che danno modo a noi genitori ed adulti in generale di guardare con occhio più attento alle nostre modalità di azione nei confronti dei bambini.
    Vorrei condividere con lei un’esperienza decisamente più banale e purtroppo molto comune. Ieri abbiamo accompagnato nostro figlio di 8 anni a disputare un torneo di basket.
    Nell’ultima partita alcuni genitori si sono scaldati decisamente troppo ed hanno iniziato ad urlare reclamando il rispetto di un regolamento che non avevano letto. Hanno inveito anche contro l’arbitro, un ragazzo di 15 anni che, con impeccabile professionalità e premura per il benessere dei bimbi, correva ormai da 6 ore su e giù per il campo.
    Sono stati gli stessi giovani giocatori ad avvicinarsi ad i loro genitori invitandoli a porre fine a quello spettacolo indecoroso. I bambini vincono sempre. Non solo sanno come dovrebbe essere il mondo ma cercano di spiegarci con estrema chiarezza che genitori dovremmo essere per loro. Quei:” Papà, ti prego, ora smettila!” Sono un appello che non lascia alibi. Eppure…

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    1. Cara Michela, sono padre di tre figli e quelle scene le ricordo piuttosto bene.
      Quello che lei scrive è solo la prova che alcune cattive abitudini sono trans-generazionali ma nello stesso tempo racconta che i bambini sono sempre un esempio importante. Ascoltarli e farsi contagiare dalle loro aperture, sostanzia quell’educazione Bi-direzionale a cui sono affezionato e che salverebbe il mondo da tanti conflitti. Oltre che i genitori da tante figuracce. Un caro saluto e grazie per le sue parole

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  2. Caro Domenico, ritengo davvero profondo questo confronto sulla R-ESISTENZA dei bambini che lega gli ultimi post. Bambini visti con sguardi distorti, visti come esseri “minori”, cui ad esempio si possono nascondere discorsi “adulti”, salvo percepirli lo stesso con le loro raffinate antenne, perché loro, i bambini, assorbono come le spugne, anche l’umidità dell’acqua, anche le emozioni degli adulti che pensano di fingere sfoderando il miglior copione possibile. Qualche anno fa, dedicandomi da molto tempo ormai alla biblioteca scolastica e promuovendo anche il linguaggio poetico tra i bambini piccoli, ho dovuto esplicitare ad una mia collega che la poesia è valida, utile, efficace anche con i bambini piccoli. La collega, in fase di verifica, si era posta in una posizione poco favorevole, motivando come difficile, secondo lei, la poesia in generale per i bambini dell’Infanzia.
    Non sono forse anche loro poeti? Non giocano con le parole? Non hanno quello sguardo attento, sensibile, curioso che hanno i poeti? Non hanno diritto ad incontrare la bellezza della poesia?
    Sono tanti gli episodi nella mia carriera lavorativa che confermano la creatività, l’intraprendenza, la resilienza, l’apertura dei bambini, la tenacia, la capacità di guardare agli altri e al mondo con fiducia e senso di giustizia. Bambini che dobbiamo guardare per queste potenzialità come modelli. Altro che “solo” bambini!
    Con stima
    Antonella Alia

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    1. Quanta fatica, cara Antonella, per affermare una ovvietà che è sotto gli occhi di tutti, anzi sotto gli occhi di chi vuole vedere. Grazie

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  3. Bella la storia e bella e originale la sua riflessione, dottore.
    Quattro adulti probabilmente sarebbero rimasti prigionieri delle loro consapevolezze e presunzioni e se ne sarebbero lasciati condizionare, con un serio pregiudizio per la loro vita, perché preda di pensieri precostituiti e disperanti.
    I bambini hanno invece potuto contare su una testa sgombra da preconcetti e un pensiero più libero, che li ha resi forti e capaci di affidarsi al campo, infinito, delle possibilità.
    Penso però anche a quanto sia stato salvifico lo stretto rapporto con la Natura e con la vita reale in cui quei bambini sono cresciuti. Anche questo dovrebbe far riflettere noi e il modo in cui educhiamo I nostri figli.

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    1. I bambini, caro Gianni, sono privi di avvocati competenti, mentre sovrabbondano di adulti, a cominciare dai genitori, propensi a considerarli dei peluche. I giacimenti di sapienza che conservano sono spesso inutilizzati, come se possedessimo miniere di diamanti ma avessimo perso la mappa per raggiungerle. Buonanotte e grazie

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