Grazie Patrick. Un esempio e un dono per chi ama educare

Stamattina arrivano gli auguri di compleanno. Amici cui voglio bene, scelti tutti con un solo criterio. L’adultità. Nessun altro, né anagrafico, neppure di censo o professionale, solo adultità.

Per questo avrei voluto riceverli anche da Patrick Zaki, la cui personalità, così estranea a quella di tanti bambini viziati che popolano la vita pubblica italiana, mi suscita ammirazione e gratitudine, ma mi fa anche capire perché i suoi amici bolognesi sono così tanto affezionati a lui.

Patrick è un ragazzo adulto, coraggioso, misurato, coerente, con un capo e una coda, al contatto con lui i politici italiani sono usciti a pezzi, come quando una luce accecante entra in una stanza e rivela che i mobili sono pieni di tarli, il parquet piano di righe, le pareti tutte scrostate. Anche per questo gli sono riconoscente, perché i cittadini non riescono a percepire la loro modestia, fino a quando li vedono muoversi sui piccolo ring televisivi e giornalistici, che li usano come “gioppini”. 

Un effetto che quando sono gli unici attori visibili, non si nota, anzi il livello è talmente infimo che se qualcuno di loro riesce ad articolare un pensiero da sufficienza sembra, per contrasto, intelligente.  

Ieri leggevo di uno di loro, che grazie alla politica fa il conferenziere strapagato per un paese totalitario, una persona sgradevole e presuntuosa. Da ragazzino ero consigliere comunale, credevo (e credo) negli ideali civili e nella gratuità della politica, tutti dovremmo indirizzare ai nostri figli verso questa missione, perché delle loro vite e del destino del Pianeta si tratta. 

Ebbene, costui, come la quasi totalità dei suoi colleghi, a quei tempi avrebbe giusto portato i salatini nelle riunioni, ma si occupa dei nostri figli. Nella politica, ma non solo, la qualità è il vero servizio, quando non c’è si tratta di un affronto intollerabile.

Questo blog, come i lettori sanno, nasce sulla base di una preoccupazione pedagogica e civile, ambiti in stretta continuità, inscindibili, l’uno denuncia i limiti dell’altro che, a sua volta, inquina i pozzi della famiglia e della scuola, i contenitori all’interno dei quali verranno formati i politici di domani.

In psicologia questo si chiama “circolo nevrotico”, una trappola dalla quale è complicato uscire.

Mi trovo in una città del Centro Italia, impegni di lavoro, con una brevissima estensione vacanziera. Ieri sera a cena un avvocato, persona idealista e pulita, che avevo incoraggiato, come faccio con tante persone di qualità, a impegnarsi in politica, mi raccontava del trauma sperimentato nel contatto coi capi bastone locali. Lo esorto a restare al suo posto e a preparare altre persone come lui. Come più volte scritto in queste pagine, giro la Penisola da decenni e conosco per contatto diretto un’infinità di luoghi e persone, a tutte dico che nessuno verrà a salvarle, che devono attrezzarsi in prima persona. Vale anche per chi legge. Delegare la propria vita ad altri è proibito, delegarla a individui senza qualità è un atto di autolesionismo. 

Anche per questo, oltre a ringraziare i miei amici adulti per il loro pensiero affettuoso, abbraccio Patrick Zaki, mi auguro che possa ottenere la cittadinanza italiana e impegnarsi al fianco delle persone di buona volontà che non si rassegnano all’evidente declino. 

14 pensieri riguardo “Grazie Patrick. Un esempio e un dono per chi ama educare

  1. Caro Domenico,
    tanti auguri in questa estate assolata, dominata da tanti problemi di varia natura, educativi compresi, che poi sfociano in vicende di cronaca e segnano vite per sempre. In questa estate Patrick Zachi, come Lei dice, merita tutta la nostra stima e riconoscenza per essere un esempio per tutti: di perseveranza, di libertà, di propensione al futuro. Abbiamo davvero bisogno di persone così, impegnate e coerenti con se stessi e con gli altri.
    Rinnovo i miei auguri con stima sincera. Grazie Domenico!

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  2. Caro Domenico, non pensavo di commentare (ha già detto benissimo lei il necessario) ma poi ho disgraziatamente ascoltato le parole di Paolo Mieli su Zaki (https://www.la7.it/laria-che-tira/video/paolo-mieli-la-storia-di-regeni-e-orribile-zaki-e-un-simpaticone-che-verra-candidato-in-qualche-21-07-2023-495536). Meschine e stupide.
    Sono rimasta ammirata dalla misura di Patrick, dal suo sapersi uno tra i tanti; uno che sceglie quando partire, per dove ed in che modo. Uno cui è andata peggio che alla maggior parte delle persone ma meglio che a Giulio Regeni e a tanti altri ignoti e dimenticati.
    Sì, anch’io lo vorrei cittadino italiano.

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    1. Paolo Mieli senza dobbio è stato un giornalista notevole, ma ultimamente è parecchio sovresposto in televisione e non sempre riesce a mantenere il livello che ci si attenderebbe da lui, in questo caso fa un processo alle intenzioni e banalizza ciò che non si può banalizzare. Questo ragazzo si è fatto 2 anni di galera, in una struttura discretamente differente dai grandi alberghi sul Mar Rosso, per avere espresso una opinione innocente. Appena uscito di prigione, quando non è ancora partito dall’Egitto, quindi in una situazione ancora potenzialmente rischiosa, ribadisce alcuni principi, mostrando una coerenza invidiabile. Si può parlare solo bene di lui, se poi ci deliuderà ne prenderemo atto.
      Giulio Regeni resterà per sempre una ferita aperta, lo dimostrano tutti i municipi italiani che, a tanti anni di distanza, espongono ancora tenacemente lo striscione che chiede giustizia, rispetto a un atto di barbarie. Uno dei tanti che nella maggior parte del mondo straziano le carni vive di tanti gemelli del nostro Giulio. Per capire in quale clima torbido quel povero ragazzo è stato privato della vita e Patrick della libertà, consiglio una pellicola di grande valore culturale, “Omicidio al Cairo”. Grazie Giulia

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  3. Dottore, ha ragione, da Patrick Zaki una lezione di dignità e di libertà. Tanto più efficace e più vera, perché data con l’esempio, con il comportamento, che vale più di mille parole, come lei spesso ci ha ripetuto in questo blog e come ogni educatore sperimenta sul campo.
    Dunque auguri a Patrick per questo nuovo inizio, ma tanti auguri a lei di buon compleanno e anche a questo blog, una bussola importante per molti di noi, perché ci fa sentire meno soli in un mondo complicato e spesso un pò alienante.

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    1. Caro Gianni, questo blog è frequentato da diverse centinaia di persone come lei, per le quali vive e dalle quali prende senso. Niente social, niente follower, solo un pugno di persone “lente”, che crescono con lo stesso ritmo. Siamo quasi a due anni di vita ed è come se si fossero iscritte esattamente due persone al giorno, quindi se ragioniamo con le regole del marketing siamo una frana, anzi il blog è una frana, eppure Zaki è uno di noi, possiamo essere fieri di questo perché di ciò che ci sfreccia accanto ci sfugge meno di quanto sfugge a chi corre. Creda, Gianni, questo è un privilegio, perché le persone lente vedono più mondo, magari non ci servirà a nulla, ma nei nostri neuroni rimane più materiale, restano impigliati più mattoncini da costruzione. Grazie e un abbraccio

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  4. Caro Domenico ho organizzato dei fuochi di artificio per solo “adulti” non porno, ma solo per adulti, quelli che tu ami ma anche purtroppo sono un pochetto in via di estinzione. Guarda verso Milano e immaginali come mio augurio per te!

    Un abbraccio Armando

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    1. Caro Armando, i fuochi d’artificio sono accesi tutti i giorni nella tua biblioteca. I libri sono fuochi di artificio. Ogni biblioteca è una Santa Barbara. Credo di conoscere centinaia di biblioteche nel Paese, alcune indimenticabili, non faccio nomi per non sminuire quelle non citate, ma ti posso garantire che sono i luoghi in cui parlo più volentieri, perché mi intimidiscono, mi danno l’esatta dimensione di me: poca cosa rispetto a tutti quei pensieri custoditi negli scaffali che mi circondano. Per questo i libri sono i primi oggetti a finire al rogo quando qualche malintenzionato vuole chiuderci la bocca. Stasera sono lontano da Milano, anche se guardo in quella direzione non posso vedere i tuoi fuochi, mi consolerò pensando al tuo sorriso “adulto”. Ti abbraccio

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  5. Ciao Domenico,
    La lettura delle tue riflessioni mi consente di farti gli auguri!
    Ammetto di non aver seguito nel dettaglio la vicenda di Zaki, ma il cortese rifiuto a far parte del circo mediatico che la propaganda governativa stava montanto è un atto politico di una incisività straordinaria come non se ne vedeva da tempo.
    Ne sono la prova le permalose reazioni dei ministri Crosetto e Taiani che mostrano lo scarso profilo istituzionale con cui esercitano le proprie funzioni ministeriali.

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    1. Caro Marco, le tue parole rappresentano una sintesi perfetta dell’evento. Da una parte ci dicono che è esiste la possibilità di prendere sul serio la vita e di farlo con dignità, creando appigli molto positivi per chi deve educare una figlia o un figlio. In questo senso la testimonianza di Patrick non è un fatto politico, perché qui non c’entrano la destra e la sinistra, ma un sorprendente richiamo alla dignità dell’uomo e alla sua caapcità-responsabilità di produrre gesti molto evoluti, di grande potere educativo.
      Dall’altra rappresentano un livello attuale del personale politico, che porta la riflessione nella direzione contraria, innescando più di una preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni. Quelle reazioni permalose, cariche di risentimento, ineleganti, prive di prestigio istituzionale, sono gravi e diseducative, e tali sarebbero state anche se fossero arrivate da uno schieramento diverso. Quando la politica diseduca, e purtroppo lo fa spesso, sta lavorando negativamente sui nostri figli, compromettendo il nostro lavoro, e noi abbiamo il diritto di chiedere maggiore qualità, a tutto l’arco costituzionale. Grazie di cuore

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  6. caro Domenico, a proposito di lentezza, ti faccio gli auguri in ritardo, Mauro
    PS: Paolo Mieli dovrà impegnarsi non poco per riconquistare la stima che avevo di lui

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    1. Temo, caro Mauro, a proposito di stima, che non saremo i soli che potrebbero revocargliela. Le parole dette su Patrick Zaki sono superficiali e ingiuste, forse avrebbe dovuto provare anche lui 700 giorni di galera nelle carceri egiziane, prima di mettersi a fare il fine politologo, quasi sorvolando sulla dignità di un giovane uomo, l’unico e solo elemento pedagogico presente in questa vicenda. Grazie per gli auguri. Un abbraccio

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  7. In questa vicenda ho potuto toccare con mano come il senso umano sia ancora all’ultimo posto, o meglio, sembrerebbe proprio estinto.
    A partire dai commenti on line Tcom24 postati alla notizia dell’arresto di Zaki prima, e al suo rilascio dopo, passando dalle cattive considerazioni di alcuni dei colleghi con i quali ci lavoro quotidianamente e dalla totale indifferenza di altri.
    Le stesse cattiverie e indifferenze citate spesso da Liliana Segre nelle sue interviste, con le conseguenze di tutto cio’ che hanno generato e che la storia riporta spesso alla memoria per non dimenticare.
    Ma tanti, troppi, si ostinano ancora a non voler imparare dal passato.

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    1. Dimenticare è una comoda scorciatoia per non prendere mai posizione o per asumerne di completamente sbagliate, spesso violente, cara Simona. Negare alleggerisce la vita nel breve periodo, ma poi ciò che è rimosso si accumula e presenta il conto, l’esempio dei mutamenti climatici è sotto i nostri occhi. La vicenda di Zaki per molti è un pugno allo stomaco, perché ricorda che nella vita ci si può opporre a tutto, a cominciare dalle ingiustizie e persino alla fame, basta avere voglia di pagare di tasca qualcosa.
      Troppo impegnativo, meglio ignorare il protagonista o deriderlo. Un caro saluto e grazie

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