Caso Thomas Ceccon. Un segnale d’allarme piccolo eppure molto serio. 

Thomas Ceccon è un nuotatore forte, forse il più bravo che c’è nel nostro paese in questo momento. Nelle scorse ore si è fatto notare per una bravata, scrivendo sul suo profilo Instagram “Boia chi molla”. Voleva mostrare la grinta che ci mette negli allenamenti e, chissà, quanto è macho. 

Posso capire, fino a quando non si è imposto dava l’aria di un ragazzo dal passato venato di insicurezze e forse di complessi. Pochi di noi possono dire di non essere passati per quella strada, noi umani siamo inferiori per storia naturale, tutti i movimenti verso l’alto, quelli che fanno progresso, sono figli di quel pungolo, anche le medaglie di Thomas. 

Dopo 24 ore, si è dissociato da quanto scritto, precisando che non conosceva il significato storico di quel motto e il suo legame con il fascismo. Gli voglio credere, stare sotto la luce dei riflettori è difficile e stressante per chiunque, figuriamoci per un ragazzino, ma il problema è più grave e non riguarda solo Thomas semmai quella superficialità collettiva che ci spinge a stabilire equivalenze false e indigeste, che poi le nuove generazioni prendono sul serio, soprattutto quando gli adulti dormono o sono essi stessi tentati dalla follia. 

Ma le cose non stanno così, non ci sono equivalenze, la storia è una grande maestra proprio perché ci aiuta a separare le responsabilità, aiutandoci ad attribuire gli eventi a precisi protagonisti, con nomi e cognomi, per questo sappiamo con certezza che fascismo e democrazia sono due cose molto diverse, inconciliabili.

Il primo è individualismo, strafottenza. Una buona democrazia è solidarismo.

Il primo e prepotenza, violenza. La seconda è tolleranza.

Il primo è arbitrio. La seconda è tutela dei diritti.

Potrei continuare a lungo in questa bipartizione, ma mi limito solo a considerare che un giorno, se è nei suoi programmi, questo giovane atleta diventerà padre e quelle che adesso potrebbero sembrargli distinzioni scolastiche gli si riveleranno in tutta la loro drammaticità. Si fidi. 

Lasciamoci alle spalle questo incidente di percorso, capita alla sua età, mi auguro e gli auguro che si tratti di un episodio isolato, perché egli rappresenta il nostro paese, e quando canta l’Inno riporta alla memoria uno dei momenti che ci resero liberi, dunque, inconciliabili con quelle parole che, come dice lui, gli sono scappate per disinformazione.

È un fatto educativo e culturale, viene molto prima della politica. Stiamo attenti, tutti. 

Il fascismo, lo dico a questo ragazzo, a tutti i ragazzi, è morte, lo sarà sempre, anche quando si trucca e cerca di diventare presentabile, perché i principi sui quali si fonda sono barbari, primitivi, violenti. La sua natura è malata e inguaribile, perché non riconosce all’uomo il diritto di autodeterminarsi. Difficilmente una persona psicologicamente sana potrebbe accettare una tale premessa.  

La democrazia, imperfetta quanto noi umani, è invece speranza, rispetto, fiducia nelle donne e negli uomini, anche di quelli che non vincono, anzi soprattutto di costoro. 

6 pensieri riguardo “Caso Thomas Ceccon. Un segnale d’allarme piccolo eppure molto serio. 

  1. Verissimo, dottore, non ci sono equivalenze. Ma questa idea affonda le sue radici nell’ignoranza, intesa proprio come mancanza del minimo sindacale di conoscenza. In questo caso della storia. Un tema che interpella la scuola e tutti noi, in quanto educatori.

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    1. Caro Gianni, lei mette il dito nella piaga, la rinuncia alla memoria. Si vorrebbe fare degli eventi un pastone indistinto, una marmellata di mille sapori mischiati insieme, mentre la storia si dovrebbe studiare esattamente per il motivo opposto. A questa deriva uniformatrice, che negli ultim i mesi sembra avere assunto una forte accelerazione, si deve rispondere con la fatica quotidiana di ricordare e “spiegare”.
      Ogni volta che vado a Roma, non riesco a omettere una passeggiata nel Ghetto, il luogo del restrellamento di poveri cittadini indifesi, sacrificati all’ambizione di un imbecille, che qualcuno definisce grande statista. Ci vado perché voglio tenere viva quella ferita dentro di me.
      Si parla di riconciliazione nazionale, ma non ci si può riconciliare se chi ha sbagliato vuole confondere le acque. Bisogna chiedere perdono, in modo franco, invece si continua a minare i diritti di omosessuali, stranieri e altre categorie che confliggono con il mondo angusto di chi rifiuta di imparare e cambiare.
      Un carissimo saluto

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      1. Quanta verità nelle sue parole. E aggiungiamoci I tentativi di revisionismo per riscrivere la storia a proprio uso e consumo. L’ultimo episodio sulla matrice neofascista – acclarata dalle sentenze- della strage di Bologna.

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      2. Chi fa una rapina, caro Gianni, cerca sempre di nascondere le tracce, a noi il compito di raccontare alle giovani generazione le conclusioni della storiografia seria. Grazie di cuore

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    2. La dicotomia tra democrazia e fascismo è un dato di fatto e la storia Maestra è la cartina di tornasole del significato di questi sostantivi. Pensando al giovane nuotatore (che ha un’età molto vicina ad uni dei miei figli) il mio pensiero va ai 7 Martiri partigiani, giovani come lui, uccisi il 9 marzo 1945 a Pessano con Bornago(MI). Facevano parte della Squadra d’Azione Partigiana ed erano Gabellini Alberto, Angelo Barzago, Mario Vago, Romeo Cerizza, Dante Cesana, Claudio Cesana, Angelo Viganò. Il mio pensiero va a questi giovani che hanno lottato per la nostra libertà, per la democrazia. Dietro a questo “scivolone”ci sarà stata anche una carenza di conoscenze, ma questo è certamente da non sottovalutare e chiama in causa anche la scuola e gli adulti di riferimento” dormienti”. Da docente sento forte la responsabilità della Memoria e perseguo questo obiettivo con costanza, anche a fronte di chi forse commenta come “vecchi”, “superati”, “scontati” questi temi. Liliana Segre teme con amarezza che la sua vicenda umana ad Auschwitz possa convergere in poche righe sui libri di storia. Se così fosse, chissà quanti altri Thomas rischieranno di fare scivoloni. Abbiamo il dovere di portare avanti la Memoria. La Memoria va alimentata. Sostare su un luogo di Memoria farebbe bene a tutti. Perché in quei luoghi c’è una parte di noi, della nostra libertà. A Pessano ogni anno si ripete la commemorazione al Cippo dei 7 Martiri. Continuare a farlo è un’azione educativa forte e mirata.
      Trovo bellissima la sua bipartizione, da trascrivere e lasciare a vista.
      Con stima

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      1. Anche nella cittadina dove abito da mezzo secolo, Cassano d’Adda, a pochi chilometri da dove abita lei, che è il luogo natio di mia suocera, cui ero molto affezionato, abbiamo i nostri 5 martiri, ragazzi inconsapevoli scelti a caso e trucidati. Il nostro Paese è pieno di queste tracce. Non permetteremo che qualcuno le cancelli, anche nell’interesse di chi coltiva questa illusione, perché se si rompe questo muro la piena travolgerà tutti, a cominciare proprio da loro stessi. Un caro saluto

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