Questo è il primo post dopo l’azzeramento delle iscrizioni, circa seicento.
Adesso, almeno per il momento, siamo molti di meno, ma spero tutti interessati alle riflessioni e ai commenti che ci scambieremo, nello spirito con cui è nato e vive questo blog, quello di privilegiare il senso, l’approfondimento, e non la quantità.
Siamo una specie lenta, difficile crederlo, eppure la prova indiretta l’abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi, basta guardare quali tragedie scaturiscono quando forziamo la mano al tempo, e quanto disorientamento e sofferenza procura alla nostra vita interiore e alle nostre relazioni l’accelerazione delle nostre giornate.
Siamo rimasti tutti molto colpiti dalla morte dei cinque operai che lavoravano sui binari, anch’essi vittime della fretta di un modello dove a pagare sono sempre le pedine più fragili e indifese.
L’unica occasione in cui può essere lecito correre è quando siamo chiamati a salvare delle vite, come potete ascoltare nel video allegato.
Appartiene a un gruppo di sei che avevo realizzato su richiesta dell’ospedale Agostino Gemelli di Roma, nella primavera del 2020, per rimarcare l’impresa che aveva condotto, in pochissime settimane, alla costruzione e all’apertura di un reparto Covid attrezzato per le emergenze.
Erano momenti disperati, il Virus mieteva ogni giorno vittime su vittime e il vaccino era ancora solo una speranza.
Correre può aiutare, ma raramente e solo quando la posta in gioco non si può conquistare in altro modo.
Caro Domenico,
sono felice di poter ancora leggere i tuoi pensieri ed i commenti dei tuoi amici.
Faccio fatica a star dietro alla tua velocità nel pubblicare, altro che lentezza!
Grazie ancora per questa bella opportunità.
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Grazie Bruno, in effetti negli ultimi giorni gli eventi si sono susseguiti , ma torneremmo “lenti”, te lo prometto.
Intanto sono felice di averti tra coloro che leggono e animano il blog. Un caro saluto
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Caro Domenico,
sono felice di questa ripartenza. Lenta dice. Lentezza che anch’io, credo, vada recuperata nella vita di tutti i giorni come bene prezioso che fa bene. Prima del Covid a scuola avevamo capito di avere “l’intruso fretta” quale ostacolo autentico al nostro agire educativo quotidiano, all’ascolto. In un certo senso il rischio era di replicare in qualche modo modelli esterni alla scuola. Perciò avevamo tirato il freno a mano nella didattica , focalizzando bisogni fondamentali da soddisfare e azioni mirate per soddisfare l’espressione individuale dei bambini, l’osservazione della natura, lo sperimentare con i materiali, l’ozio fucina di idee, il gioco spontaneo in un contesto stimolante e progettato. Ci aveva guidati a fare questo passo “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, testo fantastico per approcciarsi al mondo naturale e alla lentezza come valore. Grandi benefici quell’anno. I bambini erano avvantaggiati, loro sono immersi in un tempo saggio… Erano stati soprattutto gli adulti a dover rivedere condotte e punti di vista. Però i bambini avevano fruito di tutti i benefici vissuti da un contesto che non era dominato dalla fretta e dall’ansia della prestazione e iperattività. A pensarci, non era stato poi così difficile.. .
Grazie di questo ritorno con pensieri lenti.
Con stima
Antonella
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Cara Antonella, un giorno torneremo a parlare di come se la sono cavata in bambini durante il Covid e come si sono invece comportati gli adulti negli stessi anni. Potremmo trovarci di fronte sorprese importanti.
Grazie per il suo contributo
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caro Domenico, prima di tutto grazie per avere ripreso il blog, ed avermi inserito … rapidamente, anzi, “in tempo reale”
quanto alla lentezza, siamo in buona compagnia, visto l’elogio che ne aveva scritto una decina di anni fa un certo Lamberto Maffei …
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Siamo figli della lentezza, l’accelerazione cui siamo sottoposti tutti i giorni è innaturale, il principale contributore del malessere che si tocca con mano e che riempi gli studi di psicoterapia. O si rimette ordine nel rapporto tra tempo ed eventi oppure passeremo i prossimi anni a raccogliere cocci. Fino a quando ce ne saranno.
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Sono contento di esserci anche io, di nuovo, in questo gruppo, in un clima forse più “intimo”, ma certamente capace di sollecitare un pensiero critico e libero.
Ha ragione lei nel video, solo agli operatori e alle operatrici della Sanità dovrebbe essere dato di “correre”, quando devono salvare delle vite, ma a nessun altro.
Invece sembra proprio che la nostra convivenza poggi su un modello che pone al centro la velocità e il profitto e seppellisce, o, come nel tragico caso di Brandizzo, travolge, la dignità e l’esistenza delle persone. Ovviamente partendo da quelle più fragili.
Grazie, ancora, per l’opportunita’ di questo blog, a lei e ai lettori/commentatori.
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Caro Gianni, azzerare le iscrizioni è stata una necessità, oggi tutti si iscrivono a tutto, sembra una eterna raccolta
punti. Un parroco che conoscevo metteva un chierichetto a contare le comunioni. Questo non è bastato a svuotare le chiese, tutte le chiese. Anni fa avevo amato il titolo di un libro, l’autrice era una donna indiana.
“Il Dio delle piccole cose”, così si intitolava. Grazie a lei per la compagnia
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da anni, tengo in vista sulla scrivania un biglietto di auguri, da parte di mia moglie, dove sta scritto “ti auguro di saper vivere intensamente la bellezza delle piccole cose”
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A fine mese sarò a Napoli, per un convegno sui bambini e l’ambiente, sto preparando l’elenco degli attori protagonisti del mio intervento, cimici e formiche saranno delle star. Un caro saluto
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Grazie Domenico, è la prima volta che commento e ti scrivo.
Ti seguo dal 1992 con “Educhiamo i nostri figli con creatività”. Sei davvero semplice e adlerianamente incoraggiante. Grazie ancora.
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Caro Maurizio, anche se non riesco a individuarti, le tua parole mi commuovono. Una macchina del tempo, la gestazione di quel
volume inizia nel 1987, avevo appena compiuto 35 anni. Grazie di cuore e spero di leggere altri tuoi commenti
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Ciao Domenico, sono un bibliotecario ( nato nel 1961) della Casalgrande (RE) vicino ad Albinea, dove hai partecipato all’iniziativa Libr ‘aria, e a Cavriago dove sei intervenuto on line nell’ultimo periodo del Covid. Alfred Adler è per me uno dei pochi riferimenti credibili, fin dagli Ottanta. Ho tutti gli scritti di Parenti / colleghi e tutti i tuoi libri e articoli fin dalle collaborazioni a Famiglia oggi etc… Da ragazzo sono andato da solo a Milano a comprare il Dizionario Ragionato. E’ da quegli anni che “rielaboro ” dentro di me le intuizioni di Adler. Ho trovato sempre nelle tue parole una guida semplice, chiarificatrice, credibile e “inattuale”. Grazie ancora.
PS. Non so se hai notato la diffusione del volume “Il coraggio di non piacere” di Ichiro Kishimi e Fumitake Koga, una forma di psicologia individuale alla “GIAPPONESE”
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Caro Maurizio, in quella regione le biblioteche sono luoghi di una ricchezza difficile da trovare altrove, ne ricordo tante, sono sempre ripartito con la sensazioni di avere imparato qualcosa di nuovo. Inutile dirti che mi sento molto legato all’Emilia, per il comune di Carpi mi sono occupato del festival “Le radici le ali”, per almeno una decina di anni.
Il tuo interesse per Alfred Adler mi fa pensare che sei una persona molto sensibile e interessata al tuo prossimo, in questi giorni ho finito di scrivere il mio ultimo volume, vorrei intitolarlo “La violenza dell’individualismo” e sarà un omaggio a questo grande studioso, amante del genere umano e coraggioso innovatore.
Non conosco il volime di cui parli, ma il titolo la dice lunga. Un caro saluto e a presto. Domenico
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Caro Domenico,
lentamente rispondo con un breve commento e a distanza di qualche giorno. Ho l’impressione che un forte corollario della lentezza (di cui magistralmente ne scrisse Calvino nelle Lezioni Americane) sia la Quantità. Risulta impressionante osservare come negli ultimi anni e in modo sempre più accentuato la fregola di fare tante cose ogni giorno dia l’illusione che la nostra vita sia più piena. In realtà succede proprio il contrario…e fa impressione vedere certe agende che non hanno un buco nell’arco dell’intera giornata…dall’alba al tramonto
Un caro saluto
Armando
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La paura della morte, caro Armando, è assai più frequente e invasiva di quanto si pensi, e ci induce a ragionare in modo quantitativo.
Se non possiamo allungare gli anni cerchiamo almente di moltiplicare gli eventi, con il solo risultato che si perde il sapore delle cose e della vita e alla fine siamo degli eterni scontenti.
Un caro saluto
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