4 pensieri riguardo “Il suicidio in diretta di Vincent Plicchi e i predatori notturni. Social senza umanità”
Caro Domenico, Lei ci delinea un quadro davvero drammatico, realistico e drammatico ,che purtroppo prende vita sempre prima tra le giovani generazioni. Lo vedo tra bambini molto piccoli, sempre più competenti a parlare di Facebook, App, Tik tok, ecc. Quando anche a scuola anni fa si esaltava il digitale e le opportunità, una certa diffidenza io ce l’avevo. Avrei preferito, allora e nel tempo, che accanto a svariati, numerosi progetti di alfabetizzazione digitale, uso dei social, ecc, continuassero ad esistere progetti di Teatralità, progetti espressivi con uso di materiali concreti e interazioni reali. La pandemia, con l’esaltazione iniziale della DAD, mi trovava spiazzata e dubbiosa. Certo, “collegarsi”, anziché “incontrarsi” era un modo almeno di vedersi, ma la scuola è fatta di incontro reale, quel modo ben presto sarebbe risultato limitante e potrei aggiungere altri aggettivi. Ce ne siamo accorti tutti. Propendere sul digitale perché innovativo, polifunzionale, efficiente, efficace, ecc, ha fatto forse illudere sulla bontà di questi mezzi innescando un processo difficilmente controllabile, il tutto a sfavore di relazioni vive, tridimensionali, dove il confronto aiuta a crescere e a far crescere.
Il WEB è un potenziale pericolo, non basta prenderne atto, ma fornire anche modelli per un uso adeguato e funzionale, a partire da piccole cose, che, a pensarci bene, così piccole non sono. Lasciare ad esempio un cellulare in mano a bambini molto piccoli per tenerli buoni al ristorante è una scappatoia sempre più frequente da osservare. Da lì un accesso sempre più facilitato da parte dei bambini/ragazzi, del resto lo smartphone è sostitutivo di un giocattolo e dei genitori. Immagini veloci e in movimento, musiche ed interattività diventano così presenti nella vita dei bambini da andare ad influenzare in modo non positivo la capacità d’ascolto e di accorgersi di quanto gira attorno. Aggiungiamo una dose giornaliera di videogiochi, sempre più prematuramente proposti e la carriera digitale per i nostri adolescenti è servita. Ero rimasta basita qualche anno fa nel vedere che sono in vendita online vasini con porta IPAd. Conquista di autonomia personale con interferenze virtuali. Anche qui quindi c’è un discorso di responsabilità, un modello educativo da sollecitare, offrire alternative di svago e ridimensionare il digitale che mai sostituirà la relazione umana.
Con stima
Antonella Alia
Cara Antonella, il cuore del problema è una domanda dirimente, ossia in mano a chi è il volante. Le industrie del digitale generano mondi paralleli sempre più appetibili e lo fanno senza alcun controllo. L’altro giorno un grande scrittore amaricano dsosteneva di avere paura di Elon Mask a causa del suo potere e della sua intelligenze. Se immagini cose pericolose e sei intelligente è difficile metterti un argine.
A chi crea mondi che interferiscono pesantemente con la vita dei minori, nessuno è in grado di opporre. Prima che un farmaco venga messo in commercio, deve attraversare decine di filtri, mentre quando viene messo in circolo un nuovo programma, a nessuno viene in mente di chiedersi se per caso possa generare danni alla mente e al comportamento. Ecco, forse sarebbe il caso di cominciare. Poi c’è il versante educativo, anche di quello dovremmo inziare a occuparci, in modo meno episodico ed emotivo. Grazie mille
Buongiorno Domenico,
L’articolo tocca temi molto complessi e importanti, che richiederebbero molto tempo per essere affrontati in maniera profonda. Purtroppo pare si stia facendo molto poco in tal senso. La mia impressione infatti è che come in gran parte delle questioni umane, anche non strettamente inerenti alla nostra evoluzione sociale, la tendenza sia quella di lasciar accadere le cose facendosi guidare solo dall’interesse personale di pochi, non curandosi dei danni che certi cambiamenti potrebbero causare ai molti.
Le sue parole mi hanno scosso molto anche da un punto di vista personale, come lei sa bene, dato che parte di quei problemi da lei esposti hanno profondamente segnato il mio vissuto e la mia emotività.
Io mi ritengo fortunato rispetto al ragazzo, dato che non sono sprofondato del vicolo cieco che non ha fatto vedere a lui una via d’uscita, ma ciò non significa che certe dinamiche sociali non lascino segni anche a chi continua la propria vita.
Carissimo Dario, la tua testimonianza è così profonda e realistica che non vorrei commentarla perché rischio di diminuirla. Mi permetto solo di chiedere a lettori del blog di leggere le tue parole e non di sprecarne peppure una. Grazie
Caro Domenico, Lei ci delinea un quadro davvero drammatico, realistico e drammatico ,che purtroppo prende vita sempre prima tra le giovani generazioni. Lo vedo tra bambini molto piccoli, sempre più competenti a parlare di Facebook, App, Tik tok, ecc. Quando anche a scuola anni fa si esaltava il digitale e le opportunità, una certa diffidenza io ce l’avevo. Avrei preferito, allora e nel tempo, che accanto a svariati, numerosi progetti di alfabetizzazione digitale, uso dei social, ecc, continuassero ad esistere progetti di Teatralità, progetti espressivi con uso di materiali concreti e interazioni reali. La pandemia, con l’esaltazione iniziale della DAD, mi trovava spiazzata e dubbiosa. Certo, “collegarsi”, anziché “incontrarsi” era un modo almeno di vedersi, ma la scuola è fatta di incontro reale, quel modo ben presto sarebbe risultato limitante e potrei aggiungere altri aggettivi. Ce ne siamo accorti tutti. Propendere sul digitale perché innovativo, polifunzionale, efficiente, efficace, ecc, ha fatto forse illudere sulla bontà di questi mezzi innescando un processo difficilmente controllabile, il tutto a sfavore di relazioni vive, tridimensionali, dove il confronto aiuta a crescere e a far crescere.
Il WEB è un potenziale pericolo, non basta prenderne atto, ma fornire anche modelli per un uso adeguato e funzionale, a partire da piccole cose, che, a pensarci bene, così piccole non sono. Lasciare ad esempio un cellulare in mano a bambini molto piccoli per tenerli buoni al ristorante è una scappatoia sempre più frequente da osservare. Da lì un accesso sempre più facilitato da parte dei bambini/ragazzi, del resto lo smartphone è sostitutivo di un giocattolo e dei genitori. Immagini veloci e in movimento, musiche ed interattività diventano così presenti nella vita dei bambini da andare ad influenzare in modo non positivo la capacità d’ascolto e di accorgersi di quanto gira attorno. Aggiungiamo una dose giornaliera di videogiochi, sempre più prematuramente proposti e la carriera digitale per i nostri adolescenti è servita. Ero rimasta basita qualche anno fa nel vedere che sono in vendita online vasini con porta IPAd. Conquista di autonomia personale con interferenze virtuali. Anche qui quindi c’è un discorso di responsabilità, un modello educativo da sollecitare, offrire alternative di svago e ridimensionare il digitale che mai sostituirà la relazione umana.
Con stima
Antonella Alia
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Cara Antonella, il cuore del problema è una domanda dirimente, ossia in mano a chi è il volante. Le industrie del digitale generano mondi paralleli sempre più appetibili e lo fanno senza alcun controllo. L’altro giorno un grande scrittore amaricano dsosteneva di avere paura di Elon Mask a causa del suo potere e della sua intelligenze. Se immagini cose pericolose e sei intelligente è difficile metterti un argine.
A chi crea mondi che interferiscono pesantemente con la vita dei minori, nessuno è in grado di opporre. Prima che un farmaco venga messo in commercio, deve attraversare decine di filtri, mentre quando viene messo in circolo un nuovo programma, a nessuno viene in mente di chiedersi se per caso possa generare danni alla mente e al comportamento. Ecco, forse sarebbe il caso di cominciare. Poi c’è il versante educativo, anche di quello dovremmo inziare a occuparci, in modo meno episodico ed emotivo. Grazie mille
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Buongiorno Domenico,
L’articolo tocca temi molto complessi e importanti, che richiederebbero molto tempo per essere affrontati in maniera profonda. Purtroppo pare si stia facendo molto poco in tal senso. La mia impressione infatti è che come in gran parte delle questioni umane, anche non strettamente inerenti alla nostra evoluzione sociale, la tendenza sia quella di lasciar accadere le cose facendosi guidare solo dall’interesse personale di pochi, non curandosi dei danni che certi cambiamenti potrebbero causare ai molti.
Le sue parole mi hanno scosso molto anche da un punto di vista personale, come lei sa bene, dato che parte di quei problemi da lei esposti hanno profondamente segnato il mio vissuto e la mia emotività.
Io mi ritengo fortunato rispetto al ragazzo, dato che non sono sprofondato del vicolo cieco che non ha fatto vedere a lui una via d’uscita, ma ciò non significa che certe dinamiche sociali non lascino segni anche a chi continua la propria vita.
Un saluto
Dario
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Carissimo Dario, la tua testimonianza è così profonda e realistica che non vorrei commentarla perché rischio di diminuirla. Mi permetto solo di chiedere a lettori del blog di leggere le tue parole e non di sprecarne peppure una. Grazie
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