4 pensieri riguardo “L’ossessione del controllo spezzerà noi e i nostri figli

  1. Caro Domenico, grazie per le tue riflessioni.

    Mi sono ritrovata nel mio zoppicante percorso di genitore, tra tanti dubbi e (fortunatamente) qualche scelta azzeccata nel mettere le carte in tavola cercando di capire insieme con nostro figlio, onestamente, le vere necessità dietro alle nostre reciproche richieste.

    Il tuo articolo però ha risvegliato anche ricordi molto più lontani e decisamente più cupi. Hanno a che fare con i miei problemi di peso eccessivo, col fatto di aver subito per anni, da figlia, una forma di giudizio che diventava controllo passivo-aggressivo, sul mio corpo, sul mio piatto a tavola, sul mio semplice desiderio.È una forma di controllo molto più violento di quello attivo, perché porta ad introietti inesorabilmente anche il giudizio negativo e la sfiducia.

    Confesso di aver un po’ odiato ritrovarmi con questi pensieri; spero almeno siano utili.

    Grazie ancora, Domenico.

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    1. Non saprei misurare, cara Giulia, quanta violenza nascosta, mascherata da affetto, vi sia intorno a noi, e quanto il controllo stesso confini con quella violenza. Alla radice di tutto c’è la presunzione che gli altri siano una mera estensione di noi stessi. Difficile disfarsi di questa natura, sebbene i suoi effetti “parlino”, indicando tutti i giorni quanto sia lesiva delle nostre vite. Grazie e un caso saluto

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  2. Trovo questa riflessione molto intelligente e molto attuale e mi auguro possa aprire un dibattito pubblico serio sul tema del registro elettronico, che, così affrontato, non è tecnico né per addetti ai lavori.

    Mi colpisce come con semplicità – ma con sguardo acuto – lei, dottore, vada al punto centrale, anche nel rapporto educativo, chiamando in causa la “fiducia”. 

    Ritengo questo sia l’elemento dirimente. Un controllo come quello del registro elettronico, in cui in tempo reale il genitore ha informazioni relative a voti, comportamenti, assenze da scuola del figlio, è deresponsabilizzante perché un bambino o un ragazzo non ha il tempo materiale di affrontare un episodio scolastico in autonomia, di elaborarlo, di mettere in campo delle strategie anche riparative. 

    È vero che anche una volta spesso le verifiche si facevano firmare – non sempre, e comunque qualche scarabocchio al posto della firma del genitore sarà pure capitato di farlo!- ma avevi anche il tempo di raccontare con calma la tua versione dei fatti, spiegare ad esempio che il compito in classe era andato male a tutti, raccontare l’esito della prova, quando magari avevi già rialzato la media con una interrogazione. L’immediata informativa al genitore con il voto nel registro elettronico non da’ invece allo studente il tempo della “metabolizzazione” e gli sottrae centralità e responsabilità anche nella ricerca di soluzioni riparatrici, perche porta la questione immediatamente al piano superiore del confronto col genitore, che con eccesso di zelo spesso vorrà dire la sua, proporre o imporre soluzioni o rimedi e, anche in buona fede, releghera’ il figlio a un ruolo di “attore non protagonista”.

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    1. Caro Gianni, il vero pericolo è che il rapporto tra gli adulti e le nuove generazioni si risolva in un infinito braccio di ferro, una prova di forza dove il grande assente sarebbe proprio l’educazione. Del resto mi chiedo quanto spazio sia rimasto nella vita di madri e di padri per occuparsi dei figli. Cinque giorni di grande corsa, il sabato per fare la spesa, la domenica per le pulizie. Mi creda, non è una semplificazione, la prova è proprio nell’ossessione del controllo, un modo per supplire all’impossibilità di esserci nella vita dei figli, per vincere i sensi di colpa e l’angoscia conseguente, frutto delle nostre assenze forzate. Vi sono pressioni incessanti sulle giovani coppie, inviti a mettere al mondo dei figli per contrastare il calo di natalità, ma un figlio non necessita solo di vita, richiede tempo, cura, soprattutto certezza di essere amato. Se diventa un problema da tenere sotto controllo, significa che non abbiamo capito cos’è un figlio. Un caro saluto

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