Il meticciato colonizza lo sport, fabbrica gioia e anticipa il futuro

Una persona sana è libera da paure irrazionali, non cerca nemici e non cede allo squallore del razzismo o dell’omofobia. 

Nella riflessione che segue, cercando di ricostruire la trama delle nostre origini lontane o lontanissime, ci troveremo di fronte a delle scomode verità, capaci di spiegare le premesse che stanno alla radice dei nostri disturbi mentali.    

https://tg24.sky.it/cronaca/2024/07/18/meticciato-colonizza-sport-anticipa-futuro

6 pensieri riguardo “Il meticciato colonizza lo sport, fabbrica gioia e anticipa il futuro

  1. Caro Domenico, resto sempre colpita dai suoi articoli, dai principi valoriali che promuovono, dalle considerazioni che ci permettono di mettere pensieri sulle nostre condotte, sugli sguardi che rivolgiamo agli altri. L’articolo sullo sport quale palestra di vita inclusiva, associativa, “meticcia” offre parole importantissime su cui riflettere, parole che dovrebbero essere bussole per tutti e guidare il nostro stare al mondo: legami, radici, cura, incontro. Mi trovavo qualche giorno fa a Cefalù. Un capitello del chiostro mi ha fatto pensare a Lei e all’uomo quale essere sociale. Soli si muore. Il capitello mostravacome si può sentire l’uomo di fronte un problema. La materia artisticamente plasmata mostrava un uomo con gambe all’aria, quasi un contorsionista, di certo una posizione difficile, scomoda. Ma quell’uomo non era solo. Affiancato da altri uomini, e tutti “tenevano” : in quella condizione, la coesione e la collaborazione erano le uniche possibilità. Grazie dottore. Mi auguro di cuore che il ragazzo eroe abbia un futuro sereno. Con stima
    Antonella

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    1. Durante la campagna elettorale per le recenti europee, un politico e uomo di governo, derideva la norma che obbliga a non disperdere nell’ambiente i tappi delle bottiglie di plastica, attraverso un piccolo espediente che li tiene attaccati alla bottiglia stessa. Una norma di civiltà e di rispetto che ci permette di lasciare ai nostri nipoti un mondo meno soffocato dalla plastica.
      Da quando costui è apparso sulla scena pubblica, mi chiedo come funziona la sua testa, se si è mai accorto che non possiamo concentrarci solo sul presente ma abbiamo il preciso obbigo morale di consegnare a chi ci seguirà condizioni tollerabili.
      Il mondo, cara Antonella, è dei cooperatori. Il resto è solo un insieme di incidenti casuali, di passaggio, sebbene il loro potere distruttivo può essere massimo. Un caro saluto

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  2. Buonasera dott. Barrilà, Ieri pomeriggio a conclusione del nostro Centro estivo e all’inizio della nostra vacanza insieme in montagna, abbiamo letto il suo articolo sul meticciato con un gruppo di ragazzi e ragazze delle medie e delle superiori, perché in queste settimane abbiamo potuto incontrare nel nostro piccolo, quale differenza possiamo fare nel considerarci e di conseguenza vivere come “un io” o come “un noi”. Quando giochiamo, quando laBoriamo, quando facciamo cerchio, quando ci accorgiamo o non ci accorgiamo di quel compagno di squadra diverso che rendiamo visibile o invisibile a noi stessi. I Ragazzi e Ragazze hanno bisogno di leggere queste parole così come noi adulti abbiamo bisogno di continuare a leggerle a loro, dopo averle lette in noi stessi. Sempre GRAZIE per essere ispiratore di ri-flessioni.
    Virna

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    1. Cara Virna, mi piace quando parli di “noi”, come metodo di vita e mi piace ancora di più quando dici che i ragazzi avrebbero bisogno di leggere certe parole, perché credo sia proprio vero che nessuno gliele ricorda più ed è altrettanto vero che loro avrebbero bisogno di sentirle tutti i giorni. Questo, ridotto all’asso, è educare, il contrario della precettistica e delle ricette, che stanno saturando il rapporto con le nuove generazioni, trasformandolo in spettacolo, anche grazie a chi, povero di sostanza, insegue la forma. Un caro saluto

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  3. caro Domenico, in un numero che non riesco a ritrovare – ci ho appena riprovato – del “National Geographic Magazine” [versione originale statunitense] una copertina impressionante ricordava che uno dei primi soccorritori caduti a Ground Zero era un vigile del fuoco di etnia afro-americana, di religione musulmana, padre di famiglia. No comment, Mauro

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    1. Caro mauro, fino a quando esisterà qualcuno che deve chiedere scusa per le proprie origini, saremo tutti colpevoli e senza attenuanti. Grazie

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