Più volte abbiamo toccato su queste pagine il tema, assai trascurato, anzi ignorato, della sofferenza “esistenziale”, che non sempre si trasforma in uno stato psichiatrico, ma tende verso quella direzione.
Una terra di nessuno, che non è ancora malattia ma non è più normalità, in cui nasce e si sviluppa la tragedia della povera Sharon Verzeni, agnello sacrificale di un tempo caotico dove i casi come quello di Terno d’Isola non sono più isolati. Tanti ve ne sono stati, altri ne seguiranno, perché se è già difficile occuparsi della malattia mentale conclamata figuriamoci di quella ancora in embrione, sebbene pronta a esplodere in modo devastante, come è accaduto nei giorni scorsi.
Un uomo esce di casa, armato di quattro coltelli, e si mette a caccia, deve punire qualcuno, caricare sulle spalle ignare di una vittima scelta a caso il peso della propria vita, il proprio risentimento aspecifico ma letale.
Proprio questo ci insegna la morte atroce di Sharon, che c’è un disagio crescente, una disperazione che si rivale colpendo alla cieca, sé stessi o chi capita a tiro.
Solo uomini primitivi, purtroppo prestati alla politica, possono immaginare di fermare questo disastro esistenziale con delle “pene esemplari”.
Sotto il pelo dell’acqua, lontano dal clamore della cronaca, proliferano persone che si sentono estranee a ciò che le circonda e consumano l’unica vita in loro possesso nell’angoscia e nell’odio cieco, l’angoscia di essere niente e l’odio cieco verso tutti, indistintamente. Non sono mostri, ma esseri umani che noi, che si percepiscono lontani dal loro prossimo e lo ritengono causa del loro isolamento.
Accorgersi di queste persone non sempre è facile, ma ci sono e sono tante, ci camminano accanto tutti i giorni, ma chi è davvero responsabile della mancata custodia di questa umanità che non si annida, è la politica, tutta la politica, non c’è una parte innocente. Una politica che somiglia a un club dove tutti fanno a gara a promuovere sé stessi, dimenticando che il loro compito è captare la realtà, interpretarla, immaginare risposte, ma sono troppo impegnati a fare la loro parte in quella “Società dello spettacolo” di cui parlava il filosofo francese Guy Debord. Non trovano tempo per rcordare a sé stessi che un disagio lasciato senza custodia può uccidere e che, dunque, Sharon pesa sulla loro coscienza.
Il suo assassino è un drop out, un ragazzo sommerso dai sensi di inferiorità che non accetta di passare da questo mondo senza che nessuno si accorga di lui.
La parte più impreparata e volgare della politica vorrebbe solo punirlo, vendicarsi, dimenticando le proprie sviste, l’incapacità di organizzare presìdi e servizi efficienti, in grado di rendere il disagio esistenziale dei cittadini materia degna di esplorazione, invece che terreno su cui lucrare consenso seminando paura e improperi.
Sharon è morta anche, se non soprattutto, per questo. Ma sembra troppo faticoso, o forse troppo scomodo, avvedersene.
Santissime parole, Domenico.
L’altro ieri leggendo le esternazioni del ministro Salvini ha fatto quello che non dovrei mai fare: sono andata a commentare il post FB. Incollo sotto quanto ho scritto. Non posso fare altrettanto con gli attacchi ricevuti da un altro utente perché oggi ho scoperto che sono stati tutti cancellati, come pure il profilo dell’utente stesso. Era tutto un inno al buttare la chiave, a la cittadinanza non va data, a viva gli USA con armi per tutti (sic)… Mi consola che altri abbiano commentato contro le scemenze di Salvini e di questi supporter.
《Un ringraziamento ancora più grande ai due ragazzi MAROCCHINI che si sono presentati ai carabinieri testimoniando l’incontro con il presunto assassino e ne hanno permesso l’identificazione e la cattura. Questi non sono (ancora) “nuovi italiani”, peccato.
Magari smettere di giudicare le persone etichettandole per la loro origine (o lingua o pelle o orientamento sessuale o qualsiasi altra cosa) e limitatsi a valutare le azioni di ciascuno?》
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Io mi pongo solo una domanda, mi chiedo se tutti quelli che votano personaggi così disumani e distruttivi sarebbero pronti a fare gestire loro la propria famiglia. Se trionfasse la logica di questi politici inadatti, finirebbe come si può immaginare, sarebbero in pochi a sopravvivere.
Ma questa sembra solo un’ipotesi remota, cosi remota che permette agli incoscienti che scelgono tali demoni di pensare che tanto si tratta solo di fantasicenza. Fino a quando non accade, naturalmente. Il pianeta è popolato di costruttori e di distruttori, i primi salvano la vita anche dei secondi, ma i distruttori non lo sanno, pensano si tratti di una consegenza “normale”, a prescindere, che la loro salvezza sia un atto dovuto. Non si chiedono cosa succederebbe a loro e alle loro famiglie, se l’antimateria prevalesse sulla mamteria. Un caro saluto e grazie
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Stiamo commentando i fatti di Terno d’Isola e già si affaccia un’altra tragedia a Paderno Dugnano, che pare avere il medesimo sfondo. A poche ore dalla notizia del triplice omicidio, accade ciò che temevamo fin dall’inizio, la confessione dell’unico superstite 17enne della famiglia, il quale avrebbe ammesso di avere accoltellato lui sia i genitori, sia il fratellino 12enne.
Anche qui fatti assurdi, inspiegabili, sconcertanti. Sembra che uccidere, togliere la vita, oggi, sia diventata una variabile meritevole di essere presa in considerazione e messa in pratica. Con più facilita’ e disinvoltura.
Nel caso di Sharon la vicenda è resa ancora più sconvolgente per la casualita’ con cui la vittima è stata scelta, senza che avesse alcun legame di conoscenza con il suo assassino.
Ma la casualita’ si ferma qui, perché come lei evidenzia, dottore, il nesso causale di questa morte è invece dato da una generale sottovalutazione, quando non leggerezza o indifferenza, verso i disturbi psichiatrici e la malattia mentale nonché da una società dell’effimero sempre più pervasiva, che invade le nostre vite convincendo che, se non hai successo, non sei nessuno, non esisti.
E così sentimenti di fallimento e di esclusione, se sedimentano in un terreno già colpito da fragilità non intercettate, o comunque sottovalutate e non prese in carico, diventano un innesco pericolosissimo di bombe ad orologeria, che possono essere autorivolte o eterorivolte. Con questi tragicissimi epiloghi. Inspiegabili? No, purtroppo spiegabilissimi, come lei ci ha dimostrato.
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Il concetto di eccezione oramai è superato in questi casi, si afferma l’idea che tra le opzioni possibili per dirimere una questione, c’è la soppressione dell’altro. Come è cominciato tutto non è importante, perchè le questioni sottostanti sono sempre le stesse, nel caso di Paderno Dugnano torniamo a Caino e Abele, il punto è che pensavamo di essere andati oltre, invece la storia si ripiega tragicamente su sé stessa penendoci terribili dubbi, ma ci porta fuori dalla comoda versione morbida, “si tratta di casi rari”. Non è più così, se rilegge gli articoli che abbiamo dedicato al tema del malessere troverà molte domande. Almeno quelle teniamocele. Un caro saluto
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Caro Domenico,
la morte della povera Sharon poteva essere di ognuno di noi, perché lì il caso ha fatto la sua parte. Avrebbe potuto essere di chi era uscito col cane, di chi stava rientrando da una cena, di chi stava andando al lavoro… Quello che proprio non era “a caso” in quella sera di stelle che Sharon osservava pensando a chissà quali sogni era l’assassino, vittima anche lui di un malessere esistenziale, evidententissimo da quanto è stato detto in tv e presente a molti. Una miccia accesa di solutudine ed inadeguatezza che prima o poi avrebbe dato vita ad un’esplosione di rabbia e violenza. Peccato che nessuno abbia fatto qualcosa per tempo. Se il disagio era evidente perché si è arrivati a questo epilogo tragico, tragico per Sharon, per la sua famiglia, ma anche per questo ragazzo, diventato un assassino senza che nessuno sia riuscito a dargli una mano prima, lasciato ad un destino di degrado e solitudine . Dove erano le istituzioni? Le pene da sole non servono, é sul “prima” che si deve lavorare, sull’educazione, sul sostegno sociale, sul disagio latente. Puniamolo, giustizia per Sharon, certo, ma se vi fosse stato un intervento socio-educativo prima, un sostegno ad hoc, Sharon continuerebbe oggi a guardare le stelle durante le sue passeggiate e non avremmo un giovane assassino ma un ragazzo con delle possibilità diverse, come quelli che hanno aiutato le forze dell’ordine, come tanti altri che lavorano onestamente. Si è davvero stanchi di questo fatalismo e della deresponsabilizzazione dilagante della politica . Con stima.
Antonella
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Oggi, cara Antonella, la sorella di Moussa Sangare raccontava che loro avevano fatto delle denunce rimaste senza risposta e che lei stessa, insieme alla madre, è stata destinataria di minacce e violenze, aggiungendo che prima o poi avrebbe ucciso anche loro.
Non saprei se siamo sordi, di sicuro non ci guardiamo più intorno, neppure tra i vicini, ma è un alibi, pure e semplici, che ci permette di dire, dopo uno scoppio: “Io non sapevo nulla, non potevo accorgermene”. Un caro saluto
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