Un genitore (e un insegnante) che sbaglia e ammette educa molto meglio

In questi giorni, mentre proseguo gli incontri coi cittadini, legati alla presentazione del mio ultimo libro, mi soffermo, tra le altre cose, sullo stato di soggezione in cui si trova un bambino quando percepisce che un genitore si sta sbagliando.

In questi casi si scatena una piccola -ma forse neanche tanto- tempesta. 

Capita che egli arrivi quasi al cuore della contraddizione, sebbene il suo spirito critico non sia ancora troppo affinato. Capita, soprattutto perché egli si trova in una posizione scomoda, ossia la perplessità che lo coglie al pensiero di minare l’autorevolezza delle persone che in fondo garantiscono la sua sicurezza.  

Gli adulti non lo aiutano, proprio perché, temendo di perdere quell’autorevolezza di cui si diceva, non osano mostrare debolezze, dare segnali di fallibilità. 

In realtà, quando un genitore si abbandona a questo atteggiamento, mostrandosi senza crepe, sta mettendo una specie di scure alla radice della propria credibilità perché i bambini sono piccoli ma non ingenui, e in quella terra di mezzo comunque arricchiranno il loro archivio di “fatti”, che più avanti saranno in grado di stabilire nessi sofisticati, legheranno tra loro e capiranno di che pasta è fatto quell’adulto. 

Ad esempio, i tanto temuti cambiamenti adolescenziali con relativa rabbia, possono avere radici anche, ma non solo ovviamente, in quelle contraddizioni mai ammesse e “ingoiate” per spirito di sopravvivenza dal bambino di allora.

I bambini sono come i raccoglitori nomadi di milioni di anni fa, raccattano molto e conservano nel magazzino della loro memoria, dare loro delle buone impressioni è necessario, ma ancora più necessario è ammettere i propri limiti e, talvolta, chiedere scusa.

Questa sarebbe una bella introduzione alla realtà, perché prepara a un mondo imperfetto, quello che abiteranno i nostri cuccioli, e li libererà, almeno in parte, da quella paura di sbagliare, di deludere, che sovente li paralizza. 

Ma il beneficio più grande consiste nel fatto che il bambino si fiderà un poco di più del suo giudizio e questo contribuirà a incoraggiarlo e a osare, allenando meglio i propri talenti.  

2 pensieri riguardo “Un genitore (e un insegnante) che sbaglia e ammette educa molto meglio

  1. Caro Domenico, posso dire per esperienza un bambino che si sente genitore dice “scusa, ho detto/fatto quella cosa per questo motivo ma ho sbagliato” lo apprezza enormemente, anche perché così si può concordemente circoscrivere l’errore al singolo evento, continuando a fidarsi per il resto.
    Grazie per questa tua riflessione, così liberante nella sua semplice verità.

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    1. Grazie Giulia, mi chiedo da sempre cosa impedisce ai genitori di chiedere scusa. La risposta è che temono di perdere autorevolezza (o forse solo l’autorità, il potere), ma il risultato è tremendo perché se non può sbagliare il genitore non può sbagliare neppure il bambino, che a sua volta farà di tutto per nascondere gli errori. Se i genitori temono la fallibilità ci deve essere qualcosa di inaccettabile dietro di essa, pensano i figli. Così condanniamo i bambini a vivere in una finzione dove l’errore è bandito. Un vita faticosissima. Un caro saluto

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