I mostri abitano vicino a noi e non si nascondono più. Insegniamo ai nostri figli a individuarli e combatterli

La persona che mi trovo di fronte è appena uscita da un negozio, piuttosto scioccata. Si è trovata coinvolta in una conversazione tra un uomo, grossolano e ignorante, compagno della titolare, e una cliente.

“Bisognerebbe ucciderli tutti i musulmani, io sono dalla parte di Israele”.

La cliente, timidamente, eccepisce che stanno morendo anche tanti bambini sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano e che questo non è giusto.

“Meglio così, perché quei bambini sarebbero diventati grandi e avrebbero continuato a comportarsi come chi li precede”.

La persona che mi racconta l’episodio, nel quale si era imbattuta mezz’ora prima, mi è nota per il suo grande equilibrio. Aggiunge che la negoziante è una No-vax accanita e che lei non vuole discriminarla per non cadere nel suo stesso errore. “Qualcuno che tenga la testa sul collo è necessario, altrimenti ci distruggeremo”, aggiunge.

Possiamo immaginare come vota quella coppia, di cosa parla al suo interno, come si comporta. Magari lui e lei vanno molto d’accordo, quando il mondo è visto come un covo di nemici ci si compatta, ci si ammala, si diventa degli infelici senza saperlo, perché non si può essere felici se il proprio Dna è privo di ciò che ci fa umani. La compassione.

Chi cresce i propri figli contagiandoli di questi sentimenti, è bene che lo sappia, li condannerà a una vita pessima, metterà una scure alla radice della loro pianta. Allo stesso modo chi governa un paese cercando i consensi di queste persone, incoraggiandone lo spirito violento, l’ostilità verso gli stranieri e i “diversi”, vellicandone le relative paure, distruggerà ciò che dice di volere salvare.

Qualcuno deve avere visto, nel post precedente, l’elenco delle presentazioni del mio ultimo libro, dedicato ai danni, spaventosi, di cui sono responsabili l’individualismo e coloro che lo “crescono”, lo coccolano, lo promuovono. Non credo di avere fatto tanti chilometri in vita mia come in quest’ultimo mese, malgrado l’età non più giovanile, ma è necessario, lo devo alle nuove generazioni, ai bambini e ai ragazzi che spesso sono bersaglio delle critiche degli adulti, gli stessi adulti che insegnano loro a ragionare secondo principi estranei alle regole della vita civile e delle premesse che sono alla base della salute mentale, rendendoli nemici di loro stessi, del mondo che li circonda, complici del lento suicidio cui ci stiamo votando.

8 pensieri riguardo “I mostri abitano vicino a noi e non si nascondono più. Insegniamo ai nostri figli a individuarli e combatterli

  1.     Grazie sempre…riflessioni preziose e umanissime.

        Leggo volentieri la Voce del verbo Stare e la giro agli amici.

        Un caro saluto.

        Luciana

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    1. Grazie Luciana, ti sento vicina in questo sforzo, come altre persone di buona volontà che non si rassegnano davanti a un realtà che punta decisamente dalla parte sbagliata e, purtroppo, fa proseliti. Un caro saluto

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  2. Grazie per questa sua riflessione, dottore, sempre di stringente attualità.
    Notizia di oggi: l’iniziativa del Comune di Figline Valdarno e della UISP di dedicare, nella piscina comunale, un’ora di nuoto per le donne di religione musulmana, seguite da istruttrici femminili. Su richiesta delle stesse, a pagamento.
    In un Paese civile, sarebbe giudicata come un buon gesto di integrazione, di rispetto per un’altra cultura e di accoglienza.
    Le destre invece, da stamane sono su tutte le furie, urlano all’islamizzazione e bollano come inaccettabile tale proposta.
    Se chi dovrebbe aiutare a gestire il dialogo e l’interazione fra le culture semina questo tipo di idee, è poi chiaro che ci ritroviamo mostri ovunque, anche dove non li aspetteremmo, e che tutti ora escano allo scoperto, sentendosi legittimati e protetti.

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    1. Certa politica, caro Gianni, e non è un problema da poco, sta diventando un’ipoteca sul futuro della convivenza nel nostro paese. Soprattutto la politica di cui parla lei, evidentemente non guarita dal morbo dal quale deriva, che si porta ancora nel profondo, a quote che paiono irraggiungibili dalla luce dei valori civili.
      Noi, tuttavia, abbiamo una grande arma in mano, che non sono i coltelli o i manganelli, si chiama democrazia. Un dono costato sangue, da difendere con l’amore che si deve a un dono di questa portata. Un caro saluto

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  3. Ho fatto di tutto per capire le ‘ferite della guerra’ che sono state vissute e ci sono state passate dai genitori. Un lavoro faticoso non visibile agli occhi e a chi non mi è strettamente vicino. La forza di questo lavoro è stata pescata dal desiderio di migliorare i rapporti coi figli e possibilmente non passare loro quelle ferite. Un compito arduo in parte riuscito. Ora il nido è vuoto e la voglia di rifugiarsi nel: ‘ho fatto tutto il possibile’ è una tentazione forte. Poi l’invito a fare ripetizioni ai bambini che hanno bisogno da parte di una associazione cattolica. Un invito a cui ho risposto positivamente quando, in una sala d’aspetto di un medico prestigioso, ho conosciuto un bambino vivacissimo che mi ha detto che frequentava questo dopo scuola. Il primo giorno di presenza sono stata accolta molto bene e per rassicurarmi mi sono sentita dire ‘ non ti preoccupare non sono come i nostri’. La mia reazione che conosco molto bene: mi sento gelare dentro, sento una gran rabbia e mi convinco ancora una volta che devo buttarmi in un nuovo progetto: fare tutto il possibile perché questa società multi culturale e multi razziale venga finalmente riconosciuta, perché questi bambini saranno il nostro futuro e alcuni saranno la nostra classe dirigente. Altro che non sono come i nostri.

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    1. A volte duole dirlo, ma anche le religioni, o forse soprattutto loro, avrebbero bisogno di porsi delle domande sul proprio contributo ai conflitti, piccoli e grandi. La ringrazio davvero tanto per il suo racconto, credo, come lei (ne sono sicuro) che fino a quando vi sarà anche una sola persona che sente l’obbligo di giustificare il modo in cui è fatta, nessuno potrà sentirsi innocente. Grazie e un caro saluto

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