Da questa settimana sul sito Sky Insider curerò una nuova rubrica, La casa dei figli, uno spazio dedicato alle nuove generazioni in cui esploreremo insieme la prima parte della vita, la gioventù, la “casa” dei bambini e dei ragazzi, la stessa davanti alla quale noi adulti stazioniamo -non di rado vanamente- alla ricerca di indizi che ci aiutino a trovare una chiave di accesso.
Lo faremo seguendo un filo logico, senza ricorso a ricette monouso ma cercando di accrescere le nostre competenze specifiche, in modo da vedere meglio nella vita di nostro figlio, del nostro alunno, una creatura senza cloni, che esiste in quell’esemplare unico che abbiamo di fronte.
Accenneremo a storie nelle quali possiamo riconoscere almeno un frammento di ciò che ci è vicino, che occupa i nostri pensieri e tiene vive le nostre ansie, ma non daremo soluzioni, solo qualche indizio per comprendere da che parte volgere lo sguardo.
In questo primo articolo analizzeremo le cospicue similitudini che esistono tra noi e loro, la cui presa d’atto ci aiuterebbe a entrare nelle vite dei bambini e dei ragazzi con maggiore facilità, superando quei fossati che spesso ci rendono complicato rapportarci ad essi.
Purtroppo, gli articoli che escono su Sky Insider sono criptati, in quanto si tratta di un sito a pagamento, qui mi limito a segnalare gli argomenti e a fornirvi qualche ragguaglio sugli stessi, consentendo a ciascuno di sviluppare una personale riflessione su aspetti sovente trascurati.
L’articolo che trovate linkato in fondo, si conclude con queste parole
“Noi adulti siamo preparati alla nostra sofferenza ma non tolleriamo la loro, vorremmo ripararli ma cadiamo in angoscia, non solo le madri. Un insegnante di scuola superiore, responsabile dell’area attenzione alla persona in una bella scuola superiore lombarda, quotidianamente alle prese con madri e padri, mi dice, quasi commossa, che “I genitori si sentono schiacciati dal peso dei problemi che vedono manifestarsi nei figli, una volta erano le madri a piangere ora anche i padri”.
Non è una brutta notizia, un padre che piange è meglio di un padre indifferente.
Vogliono educare e amare i loro figli, impresa assai più impegnativa di quanto fu per i loro genitori, perché gli ingredienti della minestra, le regole del gioco, sono cambiati. Quasi completamente. Sarebbe meglio affiancarli, con competenza, invece di metterli al muro incrementando il loro senso di colpa, rinunciando a fare spettacolo e rendere bersaglio di giudizi severi una generazione di adulti che si è trovata a fronteggiare la più grande rivoluzione nella storia della famiglia.
Ma di questo parleremo, con calma, nei prossimi appuntamenti.
Ragionando e senza intentare processi”.
Caro Domenico, la bontà del nuovo percorso si manifesta già nel titolo: dove normalmente si parla di “stanza” dei figli tu parli di “casa”, spostamento non da poco.
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Grazie per questa notazione, cara Giulia. Se vogliamo parlare di similitudini è necessario ricordare che il primo luogo condiviso è la casa, che spesso invece di avvicinarci ci allontana proprio perché dimentichiamo quelle similitudini, il comune bisogno di essere ascoltati. .
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Due cose mi colpiscono e apprezzo
La prima, che non ci siano ricette e soluzioni che valgono per tutti, riconoscendo dunque che ciascun esemplare è unico.
La seconda, che i genitori non siederanno al banco degli imputati, come sempre più di frequente i vari Crepet, Galimberti & C. (mi assumo la responsabilità dei nomi che riporto) sono soliti fare, colpevolizzando madri e padri e, soprattutto, minandone la già scarsa fiducia nelle proprie capacità genitoriali.
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Caro Gianni, noi genitori di oggi non siamo degli incapaci e neppure degli incoscienti, ve ne possono essere, ma esiste una folta rappresentnaza che in questi difficili decenni, gli ultimi, non si è sottratta ai propri doveri, tante volte a prezzo di enormi sacrifici, merita comprensione e aiuto da parte di chi dovrebbe essere deputato a dargliene.
La psicologia dovrebbe rappresentare un compagno di viaggio competente e compassionevole, non è il luogo dello spettacolo, ma a volte sono gli stessi cittadini a gradirla nella versione più teatrale, incomprensibile, lontana. La ringrazio molto per le sue considerazioni
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