Due buone notizie, per chi ama educare e per chi ama la vita

Ieri sera, 20 febbraio 2025, sono stato invitato dalla titolare di una libreria di Bergamo a incontrare alcuni educatori. Non eravamo in tanti ma era come se lo fossimo, il rispetto reciproco e il livello di attenzione degli uni verso gli altri erano talmente alti che sembrava di essere a un affollato raduno.

Ma poi, il luogo, un posto dove si vendono libri, in un momento in cui tutti sanno tutto e giocano a distruggere quello che i nostri nonni e i nostri padri erano riusciti a creare, spesso col sangue.

Le librerie, molte delle quali credo di conoscerle avendole visitate, insieme alle biblioteche, molte delle quali credo di conoscerle avendole visitate (non è una ripetizione casuale) sono santuari della carta scritta, dove disciplinando le parole si è trovato il modo per renderle produttive.

E poi ancora i librai (stavolta un uomo e una donna, forse marito e moglie), che non solo custodivano il santuario ma lo rendevano vivo, talmente tanto da farmi sembrare, per contrasto, più vecchio di quello che sono.

La libraria si era letto tutto, davvero, e mi aveva presentato come se mi conoscesse da sempre, pure avendo premesso che mi conosceva solo per i miei libri.

Il libraio, accogliente e   gentile -come la libraia del resto- che rendeva il luogo famigliare, come dovrebbe essere ogni libreria.

Gli ospiti pochi, ma motivati e simpatici, alla fine mi sono perso di comprare le chiacchiere, nei paraggi c’è un pasticcerie, ma quando sono arrivato stavano facendo le pulizie per la chiusura.

Tutti insieme abbiamo cercato di prendere sul serio il compito più serio, quello educativo che è un compito -anche o soprattutto- civile.

L’indomani, stamattina, prendo il treno per un altro viaggio. Puntuale, alle 10,17 arriva il passante che mi consegnerà al Frecciarossa, ma a metà strada si ferma. L’altoparlante chiede se c’è un medico a bordo, non sono un medico ma vado a vedere cosa è accaduto. Un uomo, straniero, è disteso per terra, preda di convulsioni, due giovani controllori lo soccorrono, si mettono in contatto con un servizio medico, cercano di fare del loro meglio, la persona per terra riesce a mettere le mani in tasca e tira fuori un blister, un farmaco antiepilettico. Ora è tutto più chiaro. Dopo una manciata di minuti chiede di essere messo in piedi, sembra che l’idea dell’arrivo dei soccorsi lo preoccupi, scende dal treno chiede di essere lasciato sulla banchina, i controllori gli dicono che non lo lasceranno da solo, nel frattempo arriva un altro attacco. Finalmente giungono i soccorsi. Il treno riparte.

Penso con gratitudine ai genitori di quegli operatori, cui si era aggiunto quello che mi pareva il macchinista. Se si sono sporcati le mani, letteralmente, facendo sentire protetta quella persona a loro estranea, in nome di una comune umanità, quelle madri e quei padri da cui sono stati generati possono essere fieri.

Non credo di avere sentito uno scarto con il clima della libreria di ieri sera, anzi mi sembrava di essere nello stesso luogo perché le buone intenzioni e ancora di più i buoni gesti affratellano.

Mi chiedo dove sono nascoste tutte quelle persone che votano entrando in cabina elettorale come si entra in un bagno chimico, perché devono sapere che senza i librai e ferrovieri raccontati in queste righe, i loro figli vivranno una brutta vita e loro, che pensano di salvarli affidandosi a degli orchi spaventosi, non avranno pace.

18 pensieri riguardo “Due buone notizie, per chi ama educare e per chi ama la vita

  1. Verissimo ciò che dice Nicoletta.
    Una bloccata di ossigeno, che fa ancora credere che esistono umanità e fratellanza.
    5 anni fa, proprio in queste ore, stavamo piombando nel tunel angosciante della pandemia, un’epoca in cui, alle prese con il minuscolo ma micidiale Coronavirus, emersero proprio questi valori di solidarietà, comunanza, cooperazione.
    Voglio ancora credere, malgrado gli esempi vergognosi di chi ci governa, che si sente al di sopra delle persone e della legge (sacrosanto il suo richiamo alla responsabilità nella cabina elettorale), che la maggior parte delle persone si riconosca in questi valori e principi. Gli unici che possono salvarci.

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    1. Si, caro Gianni, e c’è ancora chi pensa che sia tutto uno scherzo e si attacca ancora più intensamente agli affari propri. Stamattina sul quel treno mi sono sentito bene, a mio agio, come a casa mia. Comunque, i più si risveglieranno solo quando saranno toccati i loro specifici interessi. Ma non sarà un tempismo perfetto. Chi educa dovrebbe essere prudente quando sceglie perché lo sta facendo anche per i suoi figli.
      Un caro saluo

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  2. Grazie per questo ennesimo splendido articolo! Proprio stamattina spiegavo ai miei studenti di quinta liceo che solo la Bellezza e la Gentilezza salvano il mondo ogni giorno. Non vi è altra strada percorribile, se non quella (deleteria) di fermarsi alla lagnanza continua e sterile. Un cordiale saluto!

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    1. Cara Marisa, i suoi studenti sono fortunati perché la Bellezza e la Gentilezza qualcuno gliele porta a domicilio, tutti i giorni. Le sono grato perché quando per la strada, casualmente, mi imbatterò in qualcuno di loro, lo riconoscerò dai suoi gesti. Un caro saluto

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  3. Grazie Domenico. Il testo offre una potente riflessione sulla natura umana e sul ruolo fondamentale che l’educazione e la solidarietà giocano nella nostra società. Attraverso il contrasto tra l’incontro in libreria e l’episodio sul treno, emerge un messaggio di speranza: nonostante le difficoltà e le preoccupazioni, esistono ancora persone che si impegnano a fare la differenza. Grazie soprattutto perchè l’articolo ci ricorda che la speranza per il futuro risiede nella capacità di coltivare i valori dell’educazione, della solidarietà e dell’empatia, e di tradurli in azioni concrete nella nostra vita quotidiana. Mai come in questi giorni ne sentiamo il bisogno.

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    1. Grazie Andrea, il nostro compito, quello che ricordi tu, è lo stesso da millenni, ma sembra che ogni volta si debba ricominciare daccapo, così come accade per gli anni, che iniziano sempre dal primo gennaio. Guardati intorno e dimmi se il primo quarto di questo secolo non somiglia allo stesso periodo del Novecento. Anche per questo l’educazione dovrebbe cibarsi, tra le altre cose, anche di memoria. Un caro saluto

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  4. Una boccata di ossigeno in questo mondo asfissiante, dove la arroganza del potere è capace persino di stravolgere la più palese realtà: grazie, Mauro
    PS: penso alle tante “formichine” che quotidianamente tirano avanti la baracca

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    1. Hai ragione Mauro, alla fine il mondo cammina, tutti i santi giorni, e sono proprio quelle formiche di cui parli a spingerlo. Non diventeranno presidenti di qualcosa e non si possono neppure permettere il lusso di fare gli incoscienti, come accade invece a tanti leader, ma senza di esse siamo persi. Un caro saluto

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      1. Grazie a lei, per avere considerato “senso profondo del nostro essere” l’attenzione verso l’altro. Un caro saluto

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  5. Grazie mille Domenico, la narrazione di quanto accaduto in tempi e spazi diversi ma accomunati da valori, azioni ed interazioni simili mi fanno pensare a come l’educazione sia una responsabilità e uno strumento potente. Responsabilità perché mentre educhiamo siamo chiamati noi stessi a testimoniare la “buona” educazione con azioni ed esempi, le parole, infatti, non servono o servono poco; strumento potente perché gli effetti dell’educazione possono fare la differenza, proprio come Lei racconta, possono dare una svolta diversa, positiva ad un avvenimento. Il suo pensiero verso i genitori di chi ha mostrato attenzione, cura, ascolto, gentilezza sottolinea la qualità del ruolo educativo con i risvolti positivi che ne sono derivati. Due episodi di “buona” educazione ricevuta, che ha ricadute ampie, talmente ampie che possono arrivare a noi.
    Con stima
    Antonella Alia

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    1. Grazie per la sua attenzione, cara Antonella, spero che almeno uno dei compiti che ci sono affidati, educare le nuove generazioni, rimanga tra quelli che continueremo ad onorare. Oggi sentivo un esperto che, dopo essersi confrontato coi maggiori sondaggisti tesdeschi, spiegava il successo di certi partiti estremisti con la scarsa istruzione. Credo si potrebbe dire di molti fenomeni deleteri. Istruire e educare non salvano solo i minori, ma le società che essi abiteranno. Senza questi contributi, possiamo aspettarci solo una caduta libera. Un caro saluto

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  6. Nelle tue splendide parole, Domenico carissimo, colgo l’essenzialità e la delicatezza della cura in un gesto.
    Pure il mio pensiero vola al mattino del 21 febbraio 2020,nella quale entrammo in anni terribili, volti a guardare in ognuno di noi, cambiando in modo incredibile la bellezza della vita e delle priorità che si attengono in tutti noi.
    Soffrimmo tutti insieme ,accomunati dall’enorme senso di smarrimento ,paura, sconforto dinanzi a persone care, volti incrociati lasciati in un’angosciante solitudine sino all’ultimo respiro.
    Nel profondo dolore, si percepì una toccante fratellanza, palese umanità, costruttiva unione e autentica solidarietà, nelle molteplici richieste di supporto, decisamente sorprendenti e inattese.
    Giunte ad ogni cuore.
    Nel contempo, la mia mente è a Papa Francesco, specie ora, nella sua difficile prova.
    Mi chiedo come mai molti laici, non credenti o credenti di altre confessioni ,avvertano un’istintiva e forte vicinanza a Lui, in particolare in questi giorni, ore, così delicati.
    Possono essere per motivazioni legate al suo significativo ruolo, come del resto per ogni Papa.
    Ma la particolare e unica popolarità di Francesco, pesa.
    Voglio credere ,per molti non credenti o non praticanti, la sua immagine conti di più perchè particolarmente e straordinariamente luminosa in tempi amari.
    La sua attenzione volta ai considerati lontani dalla chiesa cattolica ,mi affascinano.
    “Chi sono io per giudicare?”
    Quale immenso coraggio e infinita umiltà in questa affermazione splendidamente ineguagliabile.
    Denota un totale rispetto per chi è ai margini dei palazzi del Vaticano e ancor più dalle parrocchie.
    In un momento colmo di insulti assurdi e inappropriati, la sua esternazione di vera modestia e semplicità dotta, resta prova di encomiabile statura e forza morale.
    Pensarci ora, è di fondamentale significato per me, per noi e svela il profondo affetto e commovente, accorata apprensione per Lui.
    Abbiamo tutti estremamente bisogno della sua amorevole carezza e della sua distintiva cura educativa.

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    1. Ti ringrazio, cara Mila, per avere fatto cenno alla vicenda del Papa, che sembra non lasciare molti spazi di ottimismo. Quale che sia il parere che ciascuno può avere su quest’uomo, se si spegnesse la sua voce verrrebbe a mancare un contributo importante a quella parte di mondo che cerca di andare oltre la barbarie dell’individualismo, autentico veleno delle nostre vite. Un carissimo saluto

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