I ragazzi e la spiritualità. Cosa c’entra la donna Cananea

Tra i ragazzi visti nel mio studio, pochi si definirebbero praticanti, con una certa contrarietà da parte dei genitori.  Tuttavia, non confonderei l’assenza di pratica religiosa con la mancanza di interessi spirituali, posso affermare, da laico, di non avere mai percepito così tanto interesse verso temi tipici della fede religiosa, come l’amicizia, l’aiuto reciproco, l’ampliamento delle sensibilità, che ora raggiungono in modo più diretto anche gli animali e la natura in genere.  

La frattura con le religioni ufficiali però esiste, perché le nuove generazione sanno cogliere i limiti della ritualità meglio dei predecessori, sovente abituati a “incartare” e, per “obbedienza”, mettere da parte le domande più scottanti sulle istituzioni sacre. Proprio alcuni ragazzi, recentemente, lamentavano delle forti contraddizioni nell’atteggiamento dei genitori, praticanti ma chiusi alla solidarietà, soprattutto verso gli stranieri, con conseguenti scelte civili e politiche che disorientano i figli, diversi dei quali abbandonano la pratica.

Sul tema, non registro accenni di autocritica, da parte dei grandi, consacrati e laici, gli adulti infatti considerano sé stessi la norma e le manifestazioni giovanili un semplice scostamento da essa.  

Nei giorni scorsi sono rimasto molto colpito da un meraviglioso dipinto di Annibale Carracci, “Gesù e la Cananea”, in cui il primo si espone a una figura pessima, sorprendente e inaspettata. Una madre gli chiede aiuto per la figlia indemoniata, ma lui le oppone, sprezzante e sgarbato, un muro, prigioniero del pregiudizio. Lei appartiene al popolo dei cananei, nemici degli ebrei, di cui lui è parte.

Quella donna, però, non si perde d’animo, costringendolo alla ragionevolezza. In quel momento accade ciò che non accade quasi mai tra noi e i ragazzi, vengono abbandonate le categorie e si trovano l’uno di fronte all’altro, così come sono. Cominciano così ad ascoltarsi, perché nessuno dei due si eleva più a norma riducendo l’altro a una semplice deviazione dalla stessa.

Il rapporto ora si è fatto bidirezionale e i frutti sono copiosi. La figlia della cananea viene guarita da un ritrovato Gesù.

I nostri ragazzi, come la Cananea, non sono semplici variazioni di un testo scritto per sempre da altri, bensì una novità assoluta a cui chiedono di prestare credito.

Senza tale premessa non condivideranno alcunché con gli adulti, neppure le loro religioni.

Il pregiudizio degli adulti è la trappola perfetta, dove tutto ciò che proviene dai ragazzi è considerato sbagliato per principio ma, da laico, mi sento di affermare che se si è piegato Gesù davanti agli argomenti della Cananea, a maggior ragione dobbiamo farlo anche noi educatori davanti a quelli dei nostri figli, quando sono ragionevoli, e spesso lo sono. Gli effetti potrebbero essere sorprendenti.

In calce la riflessione completa, per chi può aprirla.

https://tg24.sky.it/lifestyle/2025/03/04/giovani-spiritualita-religione

2 pensieri riguardo “I ragazzi e la spiritualità. Cosa c’entra la donna Cananea

  1. Grazie Dott. Barrila’ della grande fiducia verso i giovani, le loro capacità di critica e discernimento sono spesso poco considerate dagli adulti. Questo riguardo alla religione è un aspetto che fortunatamente emerge dalla loro conoscenza del Vangelo di un Gesù più vicino all’umano che al divino: mentre i nonni si crucciano di non vedere i nipoti a messa, loro stanno difendendo il povero, l’ambiente, il disabile con sincerità di pensiero e non con ipocrisia. Alla prossima.

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    1. Grazie a lei, Mariapalma, da madre coglie esattamente lo spirito della riflessione, perché conosce i ragazzi assai meglio di chi li valuta da lontano. Pure tenendo presente che non si possono dare giudizi “geenrazionali”, l’impressione è che i giovani di oggi, al netto dei loro tormenti e delle loro leggerezze, abbiano capito meglio di noi cosa significa a vere cura di quanto ci circonda. Un caro saluto

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