Una Festa della Donna per tutto l’anno

Il giorno dopo la Festa delle Donne, domenica 9 marzo, alle 15, sono in terra bresciana a parlare con un centinaio di giovani genitori. Diversi di loro mi portano i saluti delle loro mamme alle quali, quarant’anni prima, mi rivolgevo esattamente nello stesso luogo. I papà, allora come oggi, meno presenti, tanto ci sono loro, le donne.

Durante il breve tragitto, un’oretta in tutto, telefono a Barbara, oggi ultraottantenne, non ci sentiamo da tempo, è lei la persona che quattro decenni orsono mi invitava, già allora sostenitrice della formazione sistematica di genitori e insegnanti. La sua voce è leggermente impacciata a causa di una recente problema di salute. Non potrà venire a sentirmi, l’ultima volta aveva cucinato per me, una semplice pastasciutta e una bella chiacchierata.

Vedere i figli delle persone cui parlavo tanti anni fa, che sembravano ascoltare con la stessa partecipazione con cui lo facevano in passato le mamme, mi ricorda che il merito è di Barbara, è stata lei a favorire in quello specifico sociale l’idea che applicandosi in maniera sistematica si possano fronteggiare i compiti educativi e le relative emergenze, che non si danno una volta per tutte.

Se penso ai temi che trattavo nello stesso luogo con i genitori e gli insegnanti di allora, se mi sforzo di ricordare i dibattiti che seguivano, fatico a trovare dei punti di continuità con gli argomenti e le domande di oggi. Le esigenze profonde dei figli non sono cambiate, ma la terra su cui camminano non è più la stessa, ed è proprio quella a scolpire il loro mondo interiore.

In questi ultimi giorni i viaggi non sono mancati, anche quelli lunghi, mi sono imbattuto in diversi cloni di Barbara, donne che tengono in piedi le comunità che abitano, preparate, tenaci, coraggiose, instancabili, decisamente un passo avanti. Donne di scuola, donne impegnate in politica, donne che esprimono una sapienza inarrivabile per noi maschi, che dovremmo lasciare loro il timone della società, il tempo necessario di mettersi alla prova.

Sarebbe un atto di intelligenza e di umiltà senza precedenti.

“Gli uomini fanno le guerre poi tocca a noi donne rimediare”. Immagine meravigliosa. Un trattato di antropologia. Le parole sono del soprano tedesco Anja Kampe, il giorno che precedeva la prima alla Scala della Walkiria.

Più donne al potere vorrebbe dire meno guerre e meno cose da riordinare, più energia da investire dove serve.

6 pensieri riguardo “Una Festa della Donna per tutto l’anno

  1. Buongiorno, il mio unico pensiero vola in un’istante alla guerra…a tutte quelle mamme,figlie, che cercano di proteggersi da chi vuole portarsi via la loro vita. Prego sempre per loro e pensandole a volte mi vergogno delle nostre “sane” reazioni nella nostra sana quotidianità. SILVANA

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  2. Caro Domenico, hai da essere fiero di quanto hai seminato in questi decenni e quanto racconti testimonia che il terreno non è poi così arido come a volte ci si vuole far credere.
    Avevo letto anch’io quella frase, lapidaria (“Gli uomini fanno le guerre poi tocca a noi donne rimediare”) ed avevo pensato che, per quanto possa essere nobile ed utile l’arte del rammendo, è meglio potersi dedicare principalmente alla bellezza del ricamo. Dal mio punto di vista la tragedia è che le donne vivano costantemente dietro, a rincorrere esigenze, obiettivi e pretese che hanno realmente ben poco a che fare non solo con loro ma con gli interessi del mondo intero.

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    1. Cara Giulia, uno dei temi che dovremmo affrontare con urgenza riguarda l’autocensura femminile, indotta dall’estreno ma ugualmente micidiale. Accade spesso di misurarsi con delle donne di grande talento a cui nessuno (apparentemente) aveva chiesto di stare sui binari. Apparentemente, come dicevo, perché la forza persuasiva del non detto, delle tradizioni, insieme alla ripropozione di pregiudizi di ruolo duri a morire, scavano grandi fossati e creano fragilità potenti all’interno momndo femminile, inducendolo a credere che alcuni esisi siano obbligati. Grazie

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  3. Grazie Domenico, questo articolo giunge alla vigilia della presentazione di un progetto creativo del mio gruppo di lettori ad alta voce Polvere di storie di Pessano con Bornago. Titolo: “Impronte di donna” . A Bussero presenteremo il percorso di 9 donne che hanno camminato in un mondo spesso ostile, che le ha sfruttate, ostaggiate, ignorate. Tuttavia hanno lasciato impronte su cui altre donne hanno potuto compiere passi importanti. Polvere di storie è un gruppo di donne che leggono come volontarie, mamme, lavoratrici, che trovano il tempo di donare agli altri storie, in questo caso di donne. Credo che anche questa sia una forma di emancipazione, se una storia non la si racconta, non esiste. Raccontare con letture e gesti scenici la vita di queste donne vuol dire rendere loro merito e onore, ma anche lanciare stimoli, creare suggestioni in chi ascolta. Penso alle culture dove alle donne è precluso lo studio, c’è ancora molto da fare… Libri ed educazione sono fondamentali per cambiare gli sguardi e per riuscire ad autodeterminarsi. Nel nostro gruppo c’è un solo uomo. Una minoranza che è complementare e importante. Ci sarà anche lui a raccontare di queste donne. In quanto a quello che lei ha seminato negli anni, non credo che poteva essere diverso il risultato che ora lei vede nei figli di coloro, quasi tutte donne, che lo avevano ascoltato in passato. La sua disponibilità e competenza arrivano dirette dove devono arrivare. E da lì possono orientare educativamente e far riflettere su stili, sguardi, ambienti educativi anche chi verrà dopo. Le buone risonanze risuonano, sono echi pervadenti. Credo sia un discorso di qualità, e di modelli buoni che hanno saputo raccogliere quegli echi. Nel nostro piccolo, ce la mettiamo tutta a proporci come modelli di lettrici appassionate, che cercano attraverso i libri relazioni e interazioni, promuovendo cultura e rapporti umani. Stiamo avviando una collaborazione con un reparto di cure palliative della zona. Una nuova sfida per il nostro gruppo. Quasi tutte noi l’abbiamo ascoltata durante molte delle sue conferenze. Le sue parole hanno di sicuro orientato anche noi, così come i suoi libri.
    Con stima
    Antonella Alia

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    1. Cara Antonella, alla fine chi sposta, anche di un solo centimentro, il Pianeta sono le persone come lei che credono sia un preciso dovere provarci. Le storie non raccontate, dice lei, non esistono. Putroppo sembra essere vero, ma il contrappasso di questo principio è che solo chi sa raccontarsi, usando canali privilegiati, impone la propria cultura. Si guardi intorno cara Antonella, quanti prepotenti in questi anni sono riusciti a farci credere che valesse la pena prenderli sul serio, mettendo al tappeto intere comunità.
      Invece, le sue parole, mi fanno tornare alla sensatezza, alla certezza che vi sia un mondo invisibile che non vuole raccontarsi a tutti i costi, ma che agisce, gocce d’acqua che insieme fanno un temporale, di quelli di montagna, che puliscono l’aria e ci fanno tornare a casa contenti. Un caro saluto e grazie

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