Alfred Adler, Macedonio Melloni e gli eroi di Ventotene. Luminosi modelli educativi ed esempi di sano civismo  

La caratteristica che più mi aveva affascinato in Alfred Adler, lo psicologo nato nel 1870 e morto nel 1937, era il suo attivismo civile, corredato da una grande passione, che lo condusse ad affiancare il governo socialdemocratico della municipalità viennese nell’organizzazione di una potente rete di consultori pubblici. Un’idea quanto mai attuale, che potrebbe salvare un’infinità di famiglie dal degrado educativo, aiutandole a integrarsi sempre meglio nel tessuto sociale.

Ma a rendermelo caro sono anche le circostanze della sua morte. Era tornato dagli Stati Uniti, dove si era rifugiato per evitare che i nazisti mettessero le mani sulla sua famiglia, dal momento che Adler era ebreo, sebbene convertito al protestantesimo, una religione da lui ritenuta meno etnica, più universale, conformemente al suo pensiero, meravigliosamente evoluto e aperto per i tempi, lo stesso che lo spinse a sposare la femminista russa Raissa Epstein, non certo una donna disponibile alla sottomissione.    

Lo stress di quel ritorno, che gli sarebbe costato caro, era dovuto alla sua infaticabile attitudine di parlare alle persone comuni. Doveva tenere delle conferenze pubbliche, e durante uno dei trasferimenti ebbe un attacco di cuore fatale.

Quando, facendo delle ricerche per un mio romanzo, mi resi conto che il campo di prigionia in cui mio padre trascorse sette anni della sua gioventù si trovava ad Aberdeen, la mia ammirazione scientifica divenne quasi un legame affettivo, perché Adler morì proprio nella stessa località scozzese, dove si accingeva a parlare ai cittadini.   

Mi sono chiesto cosa l’avesse indotto a quello sforzo, sessantasettenne, anziano per i canoni di allora. In fondo era una celebrità, figurarsi se una mezza dozzina di conferenze avrebbero potuto migliorare il suo posizionamento, lui che era soprannominato il “Confucio d’Occidente”.

La risposta è semplice, la passione civile, l’amore per gli esseri umani e la certezza che la psicologia fosse strumento di servizio.

Stamattina, complice un lieto evento familiare, mi trovavo all’ospedale Macedonio Melloni di Milano. Pensavo che la figura cui è intitolato fosse stata un medico, invece era un fisico, ma soprattutto era un patriota, a cui poteva importare poco dell’invasore, tanto lui se la passava bene. Era figlio di un ricco commerciante di Parma, città dove dal 1824 Macedonio tenne la cattedra universitaria di Fisica teorico-pratica.

Partecipò ai moti del 1848, scelta che gli costò la destituzione da tutte le cariche.  Così, mi sono innamorato di Macedonio Melloni, collocandolo al mio Olimpo, ristretto ma occupato solo da persone non comuni, coraggiose, coerenti, amanti dell’interesse pubblico, via maestra per fare evolvere gli altri e sé stessi.

Quando qualcuno tra i miei pazienti, alla fine del percorso, mi chiede cosa può fare per mantenere i progressi realizzati, lo invito a tenerli attivi attraverso l’impegno civile. Diversi si sono impegni in politica e in azioni importanti di volontariato. A loro, da adesso in avanti, tra gli esempi ispiratori porterò anche quello di Macedonio, che morirà di colera a 56 anni.

Ma questo ragionamento non varrebbe granché se non lo allacciassimo all’attualità, il tempo di chi usa gli eroi di Ventotene, cui non dobbiamo solo la nascita dell’Europa unita ma assai più di ciò che si vede, per veicolare messaggi diseducativi, confusivi, colmi di ignoranza e risentimento, ispirati da traumi e circostanze autobiografici mai superati.

Mi spiace ricorrere a questa terminologia, ma lo faccio proprio in questo spazio pedagogico e civile, perché sento il dovere di riaffermare l’inscindibilità delle nostre azioni. Non si può essere buoni educatori, mai, se si fanno scelte civili scarsamente ponderate o addirittura scellerate.

Noi educatori dobbiamo ricordarci sempre, comunque la pensiamo, che la cabina elettorale non è un bagno chimico e le scelte che faremo influenzeranno anche la vita dei nostri figli.

Oggi aggiungo Macedonio Meloni alle figure cui ogni giorno manifesto tutta la gratitudine possibile, rappresentano un’invisibile barriera d’acciaio contro la curiosa pretesa di chi, non avendo risolto i propri problemi personali, vorrebbe usare le cariche pubbliche per guarire.

In realtà finendo per ammalare anche i sani.  

Sta accadendo sotto i nostri occhi distratti. Facciamo attenzione, ciò che desideriamo per i nostri figli dobbiamo estenderlo anche ai figli degli altri e quindi rifiutare la seduzione di chi ci istiga a pensare solo all’oggi e a noi stessi.

6 pensieri riguardo “Alfred Adler, Macedonio Melloni e gli eroi di Ventotene. Luminosi modelli educativi ed esempi di sano civismo  

  1. Grazie per averci fatto conoscere Macedonio Melloni.
    Confesso di avere provato imbarazzo, essendo nato in quella clinica e non avendo mai avuto la curiosità di verificare chi fosse.
    Ci sono tanti “eroi” civili da riscoprire e a cui ispirare il nostro comportamento, in un’epoca drammatica, in cui siamo chiamati alla resistenza.
    Quello fu un patriota vero.
    Grazie veramente, dottore.

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    1. Tutti i giorni, carissimo Gianni, dovremmo recitare una sorta di Rosario laico, manifestando la nostra gratitudine a chi prendeva così sul serio la vita altrui da consideare sacrificabile la propria. Glielo dico in un momento drammatico in cui il quadro sembra essersi rovesciato, e tanti mediocri vorrebbero sacrificre la nostra di vita e quella dei nostri figli per glorificare la propria, quand’anche insignificante.
      Proprio oggi mi sono deciso a scrivere un piccolo libro in cui racconto come confondere la propria meschina autobiografia con la grandezza di un compito istituzionale, utilizzando quest’ultimo per cercare improbabili rivincite sul destino, finisca sempre con perdite spesso incalcolabili. Un caro saluto e grazie

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      1. Caro Domenico,
        grazie per queste riflessioni su coraggio e impegno civile e su figure che hanno fatto la differenza mettendosi in gioco o, meglio, donandosi con generosità. Apprezzo infinitamente la sua curiosità, la voglia di conoscere e capire. Quello che il lieto evento familiare (per cui le porgo i miei auguri) l’ha portato a condividere con chi legge è interessante e cosi tutti i collegamenti che lei fa a partire dal ruolo di queste figure esemplari. Ci starebbe eccome un rosario laico, anzi credo sia proprio un dovere soprattutto per chi ha compiti educativi. Ricordare e far conoscere alle nuove generazioni figure impegnate, che si sono sacrificate per gli altri, per la libertà, per le conquiste civili é un dovere per chi educa. Abbiamo da poco ricordato i 7 martiri partigiani di Pessano con Bornago. Alcuni giorni dopo la ricorrenza ufficiale, abbiamo ospitato a scuola l’autore di un romanzo sulla Resistenza con protagonisti dei ragazzini. L’ho portato al Cippo perché, a mio avviso, era imprescindibile. Trame intrecciate, e la Storia, quella vera, di 7 giovani . Eroi dell’Italia. Nel dibattito in classe un alunno ha fatto una considerazione interessante, si chiedeva da che parte sarebbe stato se avesse vissuto in quel tempo, se avesse fatto come quei ragazzi oppure no. Conoscere aiuta la riflessione, ci auguriamo anche lo sviluppo di atteggiamenti critici che poi sono quelli che portano a scelte che possono fare la differenza.
        Grazie Domenico!
        Con stima
        Antonella Alia

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      2. Cara Antonella, temo che la trappola dell’ignoranza, sapientemente collocata da chi conosce solo questo linguaggio, stia generando piante robuste. Tocca a noi tenere vivo il sacrificio di chi ci aveva donato quella libertà che oggi ci appare come un privilegio, una piantina fragile, la stessa che fino a ieri sembrava un arbusto in salute. Un caro saluto

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  2. Caro Domenico,
    oggi, nel posto dove lavoro, una collega ha portato degli ovetti di cioccolato. “Dai cominciamo il lunedì con un pensiero dolce”. E con una azione pratica. Li ha comprati di tasca sua e ne fa dono agli altri. Ecco, invece che starsene a mugugnare su tutto quello che non va (e ne abbiamo motivi da vendere) si provi a fare un’azione di generosità piccola piccola. Chissà che messe insieme e moltiplicate non ne facciano una grande.
    Con affetto
    Armando

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    1. Carissimo, in due parole restituisci un quadro perfetto. Alla fine il senso è tutto qui, in ciò che siamo disposti a fare per il bene comune, come ci insegnano le figure evocate nel post. Grazie

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