Perché il 25 aprile è, soprattutto, la giornata nazionale della pedagogia

Oggi è il 25 aprile, giornata in cui ogni educatore dovrebbe dare il meglio di sé, perché quello che accade fuori dalle mura di casa diventa sempre più importante, assai più di quanto eravamo abituati a pensare fino a non molto tempo fa.

Me ne occupo nell’articolo che trovate nel link. Contrariamente a quanto accade di solito, stavolta vi chiedo, qualora lo troviate condivisibile, di divulgarlo.

Attraversiamo un momento di grande confusione, e la confusione, per sua natura, non è come la nebbia che alla fine si dirada, ma somiglia più a una marea scura che cresce, si moltiplica e ingoia tutte le cose, rendendole indistinguibili. Non è ciò di cui abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento.

https://www.messinatoday.it/blog/riguardare-con-cura/25-aprile-giornata-nazionale-pedagogia.html

10 pensieri riguardo “Perché il 25 aprile è, soprattutto, la giornata nazionale della pedagogia

  1. Grazie.
    Da educatrice l’ho inviato a quelli che erano i ” miei bimbi” e che ora sono giovani adulti.
    Per fare un ottimo test di qualità, ho usato il link dell’ articolo come stato di wathsapp.
    Buon 25 aprile.
    Carla

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  2. Grazie Domenico,
    sono pensieri fondamentali. Chi è educatore, insegnante, genitore non deve mai dare per scontato questi principi perché, purtroppo i confini della Legalità e dei diritti sono facilmente valicabili se si ascolta chi vede nel passato suggestioni o inquadra come antiquate e superate certe considerazioni. Da qualche anno mi piace collegare Sant’Anna di Stazzema al 25 aprile, luogo che credo incarni il sacrificio innocente, la violenza aberrante e il valore della liberazione. In quel luogo non c’è retorica, il ricordo si fa testimonianza. Ho incrociato tanti turisti tedeschi, vanno in visita con la consapevolezza di essere un luogo di martirio dove il loro popolo è stato il carnefice. Mi chiedo se in Italia tutti conoscano questo luogo, sperduto sì tra le montagne, ma fondamentale, credo, per capire la storia di quel periodo.
    Nel 2004, il Ministro dell’Interno tedesco Otto Schily, così affermava: “Per noi tedeschi il 12 agosto 1944 è un giorno di vergogna, della vergogna più profonda in quei dodici anni di terrore, di maledizione, di crimini di massa, nell’epoca più buia della storia tedesca. L’epoca della peggiore auto umiliazione della Germania, che si era messa nelle mani di criminali satanici. L’epoca della devastazione dell’Europa, l’epoca dell’abbandono di Dio, l’epoca del tradimento dello spirito e dell’anima d’Europa. L’epoca in cui Nazismo e Fascismo tradirono tutti i valori europei. L’epoca della codardia e della mancanza dì coscienza in Germania, e dell’ignavia del cuore. L’epoca in cui gli carnefici nazisti trovarono dovunque aiutanti volenterosi, purtroppo anche in Italia”. E aggiungeva: “Vi sono grato perché vi impegnate attivamente, nella tradizione della Resistenza contro il Nazismo e il Fascismo, per la pace e per il rispetto dei diritti dell’uomo e perché lo documentate nel Parco della Pace da voi creato”. Questa parte di storia va conosciuta e fatta conoscere, è pedagogia di vita, di principi, di giustizia. Ammettere errori del passato eleva al bene di tutti, cioè alla Democrazia. Non disperiamo, ma resistiamo. Con i principi e i valori che ci sono stati affidati. Affidati, appunto…Per farne un uso giusto e buono ogni giorno.
    Grazie mille ancora per gli stimoli di riflessione, divulgherò il link. Buon 25 aprile!
    Con stima
    Antonella Alia

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    1. Purtroppo, oramai è chiaro che abbiamo il nemico in casa, come è altrettanto chiaro che solo riprendendo in mano il filo di una pedagogia seria, capace di sviluppare il senso della libertà di ciascuno dei bambini e dei ragazzi che abbiamo il privilegio di seguire, condanneremo loro stessi a una vita triste e insignificante. Un caro saluto

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  3. Mi trovo in un piccolo locale dell’hinterland milanese a bere un caffè con mio marito. In una grande lavagna campeggiano papaveri disegnati con gessetti da Nicoletta, dalle indubbie capacita’ artistiche. Una frase a suggello: e questo e’ il fiore. Il locale e’ denso di famiglie che armeggiano tra brioche e cappuccini. Mi piace pensare alla speranza e al fatto che se questi piccoli e grandi sono qui, insieme, respireranno un pezzetto di bellezza, gratitudine e solidarieta’. Grazie Domenico per le tue parole e buon venticinque aprile a tutti.

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    1. Teniamo vivo e colorato quel papavero, cara Tamara, abbiamo questo dovere per il resto della vita, se vogliamo che l’Italia rimanga bella non solo nell’aspetto. Un caro saluto

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  4. Sono da sempre convinto anch’io che il 25 aprile non possa essere la festa di tutti.
    È la festa dei partigiani, di quelli che scelgono una parte.
    Difficile spiegare a un fascista che è la parte di chi vuole essere libero e responsabile, non di chi cerca la contrapposizione fine a sé stessa.
    L’antifascismo è solo una conseguenza: se mi vuoi rendere tuo schiavo, io affermo il mio diritto a combattere per la mia libertà, anche contro di te.
    Da progettista soffro molto essere costretti a sprecare tante energie e spesso la vita stessa nel combattere invece che nel costruire.

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    1. Se non ci fosse il patogeno, caro Bruno, non sarebbe necessario neppure l’anticorpo che, invece oggi è più forte che mai. Stamattina sono stato alla manifestazione per il 25 aprile, per nulla sobria, c’era quella gioia nelle persone che dobbiamo vivificare.
      Qui c’è un’amministrazione di destra-destra, con una piccola buona notizia, un cosigliere comunale della maggioranza (di Forza Italia) si è dissociato dalla decisione di intitolare il parco della Biblioteca a Sergio Ramelli. Un piccolo segno, ma quella dignità mi fa pensare che un uomo libero si può trovare anche dove non te lo aspetti. Ti abbraccio

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  5. Grazie per questo bel testo pieno di passione civile e per avere ricordato che la storia non si cancella e non si riscrive e che una pacificazione non è possibile, rinnegando la memoria.

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    1. Grazie a lei per avere ricordato che non basta un’alchimia per fare la pace, è necessario che chi si ispira a principi sbagliati e prova nostalgia per culture fondate sulla prepotenza, si redima in modo sincero. Non bastano atteggiamenti opportunistici, perché le nuove generazioni necessitano di parole chiare e testimonianze coerenti. La mia sensazione è che molti non fossero pronti per guidare una comunità così ricca di sfumature, come può essere un paese di 60 milioni di abitanti, e che abbiano scoperchiato pentole da cui sta uscendo proprio ciò che temevamo, ma che ora non sappiano come richiuderle. Un caro saluto

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