Un pontefice non fa miracoli, ma può ricordare le vere regole del gioco

Tredici anni fa era uscito “Il coraggio di pensare a Dio”, quinto volume della collana illustrata “Crescere senza effetti collaterali”. Una bella storia di apprendimenti per il sottoscritto e per Emanuela Bussolati, che in quell’avventura lunga 12 anni mi aveva accompagnato.

Come introduzione alla parte illustrata per i bambini, avevo scritto queste note. Mi sono tornate in mente giovedì 8 maggio, giorno dell’elezione di Leone XIV, perché resto convinto che il cristianesimo non sia difficile da capire ma molto impegnativo da applicare, per questo a volte si preferisce complicarlo, così da lasciarci una via di fuga.

“Si tace sempre sull’essenziale, perché non abbiamo il coraggio di sopportarlo”. L’essenziale, nelle buone religioni, è che c’è un Dio creatore e quindi siamo tutti fratelli. Allora le religioni sono buone se avvicinano gli uomini e se aprono la mente alla conoscenza. Sono cattive se cercano di chiuderci, noi e il sapere, in un gomitolo di lana, per impossessarsi della nostra vita.

Vorremmo che i bambini guardassero in alto senza distrarsi dai loro simili e senza lasciarsi distrarre da coloro che innalzano edifici ingannevoli proprio sulla traiettoria del loro sguardo innocente, nascondendo la vera grandezza del sentimento religioso e facendo sembrare Dio un piccolo uomo.  

Probabilmente nessuno lo ha mai visto, ma Dio si percepisce nelle città degli uomini, nella loro storia, nel loro modo di pensare e di agire. Nel bene e nel male. Senza di Lui, forse, le città sarebbero state più brutte, la storia ancora più crudele, il nostro comportamento diverso.

Ci tiene compagnia, Dio. È in cima ai pensieri di tutti, anche di coloro che non ci credono. Ma come ogni cosa che vive, anche il rapporto tra Dio e noi può ammalarsi. Per questo tanti cadono nella tentazione di metterlo, come uno scarafaggio, in un barattolino di vetro, felici di possederlo e di presentarlo a tutti come fosse l’amico del cuore.

Ma Dio non ama i luoghi chiusi, tantomeno i barattoli e gli scaffali e, soprattutto non somiglia a nessuno. Una cosa è certa, se esiste è il padre di tutti e dunque rende gli uomini fratelli. Chi non parte da qui non crede in Dio e stringe ancora più forte il tappo del barattolo.

2 pensieri riguardo “Un pontefice non fa miracoli, ma può ricordare le vere regole del gioco

  1. Una via semplice, eppure molto impegnativa, quella che indicate, perchè la tentazione di molti pastori, siano anonimi curati di campagna o affermati cardinali, può essere sovente quella che dite di “coloro che innalzano edifici ingannevoli proprio sulla traiettoria dello sguardo” del gregge, mettendo in mezzo il proprio ego, la propria personale affermazione e ambizione, il potere, l’istituzione, le sovrastrutture.
    Ovviamente è presto per pronunciarsi su Papa Leone, personalmente ne ho apprezzato le parole di esordio, con quel richiamo, deciso e ripetuto, alla Pace, disarmata e disarmante, al dialogo, al costruire ponti, all’essere cristiano “con” e vescovo “per”.
    Speriamo bene, in questi tempi difficili.

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    1. A me, caro Gianni, sembra una bella notizia la rapidità del conclave. Il messaggio che sembra arrivare dai cardinali è di grande responsabilità, che è sempre benvenuta, soprattutto quando arriva da persone chiamate a testimoniare, a proporre esempi.
      Poco apprezzabili, invece, sono i toni di quei giornali che parlano di “sconfitta” dei cardinali italiani. La religione cattolica si chiama così proprio perché punta all’unversalità, in questa chiave ieri è stata proprio una bella giornata, a tratti commvoente.
      Adesso, dopo gli osanna, arriverano anche le punture di spillo al nuovo Papa, ma benvenute anche quelle perché i limiti umani di chi governa la Chiesa la rendono fragile, ossia vicina agli esseri umani, a tutti noi. Di sicuro, che si abbia fede oppure no, la Chiesa custodisce un messaggio decisivo per l’umanità, ed è nell’interesse di tutti che si impegni per consegnarlo ai destinatari intatto.
      Un caro saluto

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