Insignificante sarà lei. Se un vermetto mette a tacere la psicologia e non solo

In questi giorni mi è giunta notizia della morte dell’uomo co-protagonista dell’episodio che potete leggere di seguito. Il racconto è tratto dalla prefazione di un mio libro, uscito un quarto di secolo fa. In Italia ebbe un andamento onorevole, in Spagna, dove fu tradotto, se la cavò bene. Sì trattò di una sorta di prima puntata dell’attenzione che da anni dedico al tema dell’individualismo.

L’episodio che racconto è stato molto importante per me, mi convinse definitvamente del primato delle cose che convenzionalmente, e con una certa temerarietà, definiamo “insignificanti” . Ecco quella pagina, spero sia utile anche a voi.

“Il verme bianco, non più lungo di tre o quattro millimetri, era uscito dal fungo che l’uomo aveva depositato sulla scrivania. Era stato raccolto lungo il tragitto, una ventina di metri in tutto, che dal cancello d’ingresso al cortile conduce al mio studio. In autunno è facile trovare qualche fungo in quel prato.

L’uomo che mi aveva donato fungo e relativo inquilino, aveva lasciato da alcuni mesi la moglie e i figli. Tre, per l’esattezza, di cui non faceva quasi mai cenno, salvo quando rispondeva a qualche mia specifica domanda. In genere parlava solo di sua madre, che lo aveva messo in collegio alla morte del padre, avvenuta quando lui aveva cinque anni.

Quella mattina però la sua attenzione era tutta per il minuscolo verme, forse lo incuriosiva quello strano modo di procedere che lo portava a inarcarsi e poi a distendersi velocemente. Ogni tanto, nelle sue migrazioni da un lato all’altro della scrivania, sfiorava il bordo della stessa e l’uomo, intanto che parlava dei suoi soliti argomenti, faceva barriera con la sua mano perché non cadesse da quell’altezza, davvero abissale per quel chicco di riso.

Sembrava volesse proteggerlo, anzi lo stava proteggendo.

Poi, dopo qualche minuto di silenzio con cui era solito alternare brevi periodi di loquacità, inaspettatamente cominciò a parlare di suo figlio minore, sei anni, quello che gli mancava di più. La sua nascita era stata l’ultima possibilità che la moglie aveva voluto accordargli perché mettesse la testa a posto, ma lui non se n’era dato per inteso. Continuava a lavorare poco, ogni tanto beveva, coltivava i suoi passatempi come se fossero la sola cosa che contasse. Tanto c’era la moglie. Lei aveva un buon lavoro e non si fermava mai, era una mamma, una grande mamma, anche per lui. Una donna forte e risoluta, che alla fine si era stancata del suo irresponsabile marito e lo aveva invitato ad andarsene.

Stava parlando con una certa tenerezza del figlio, non avevo mai avvertito quei toni nelle sue scarne comunicazioni. Fu la prima volta che mi parlò ricordandosi di essere padre, e andò avanti senza mai fermarsi per tutto il tempo che quella mattina ebbe a disposizione.

Da allora attraversammo più volte il varco aperto quel giorno, il giorno in cui il vermetto ci aveva fatto compagnia, e il precario senso della paternità cominciò a divenire meno precario.

Dopo quella seduta il vermetto fu riposto sulla foglia di un albero perché potesse tornare a recitare la parte che gli era stata assegnata. Una parte piccola, forse persino insignificante. Quella mattina, però, la sua presenza sembrava avere toccato qualche corda importante nella testa di quella persona, corde che io stesso vanamente avevo cercato di pizzicare per qualche mese, senza ottenere il minimo suono”.

10 pensieri riguardo “Insignificante sarà lei. Se un vermetto mette a tacere la psicologia e non solo

  1. Caro Domenico, spero che anche quell’uomo abbia trovato il suo giardino, non troppo tardi, e che ora sia in pace.
    Un minuscolo gesto di cura, quando si è incapaci di cure infinitamente complesse, può essere l’appiglio per la salvezza.
    (Detto questo ricordo il mio sgomento quando, incinta e bloccata a letto, quasi sempre sola, ricevevo in dono vasetti di ciclamini -era inverno- che morivano inesorabilmente, lasciandomi l’interrogativo se sarei mai riuscita a tirar su un figlio, dato che non ero capace di prendermi cura nemmeno di una pianta…)

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    1. Se i tuoi ciclamini sono rimasti nella memoria, significa che la loro breve vita non è stata poi così breve, ma significa soprattutto che “le cose che non contano niente” sono solo un’invenzione della nostra superficialità.
      Un caro saluto

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  2. Quante lezioni di vita si apprendono dalle piccole, minuscole realta’ intorno a noi,
    Gesti apparentemente semplici, senza senso, possono raccontare tanto di noi, ci migliorano molto più di quanto noi possiamo solo immaginare.
    E a volte neanche ce ne rendiamo conto.
    Grazie Dottore per avere condiviso questo emozionante racconto.

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    1. Grazie a lei Simona, raccontare cose minuscole non serve a nulla se nessuno le coglie. La nostra vita, quella chiamiamo quotidianità, è popolata di creature e oggetti quasi invisibili, eppure sono prorpio questi a darci quei segnali che, se colti, potrebbero aprire porte sigillate e migliorare il nostro modo di stare al mondo. Un caro saluto e buona giornata

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  3. Grazie Domenico, saranno piccole e insignificanti certe piccole realtà, ma condividendo il pensiero di chi sta rispondendo, è proprio da certe sfumature apparentemente superflue che si coglie il tutto, certi particolari danno significato ad un tutto che non sarebbe tale senza quelli. La realtà che ci circonda, anche la più minuscola, popola i nostri confini anche mentali, apre collegamenti emozionali e pagine di ricordi. Apprezzare le più piccole cose non è retorica, ma verità che può aiutare tutti, perché lì, in quelle piccole cose, ci sono verità che l’occhio attento e l’animo predisposto possono cogliere e utilizzare come risorsa preziosa.
    Grazie Domenico della sua narrazione.
    Con stima
    Antonella

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    1. Vorrei scrivere un libro illustrato sulle “cose che non contano niente” (proprio per dimostrare il contrario). Da un paio di anni prendo appunti. Quando i pianeti saranno allineati, partirò! Un carissimo saluto

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      1. caro Domenico, quando i pianeti saranno allineati, ricordati della “citazione fra vecchietti” [che ci farà fare un figurone !…”: l’ignoto non appare mai tale a chi non deve affrontarlo, o crede di averlo già affrontato”.
        Un abbraccio, Mauro

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      2. Grazie per la citazione, me ne ricorderò, ma mi viene in mente che il prossimo allineamento dei pianeti (che non è mai perfetto, ma questo è un discorso lungo) è previsto nel 2492. Nel frattempo cerchiamo qualche espediente per essere presenti, ma la vedo dura! Ti abbraccio

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  4. caro Domenico, care Corrispondenti, tutte le sere, quando riordino la scrivania prima di coricarmi, metto in evidenza un biglietto di buon onomastico regalatomi 5 anni fa da moglie e figlie: ero diventato pensionato da 2 settimane [ed avevo iniziato il volontariato in Fondazione da 1 settimana]. Il biglietto recita: “ti auguro di saper vivere intensamente la bellezza delle piccole cose !”

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    1. Quell’auspicio caro Mauro, vale per tutti noi, spero che cresca in ciascuno questa vocazione alle cose insignificanti, perché potremmo rimanere sorpresi e forse persino costretti a riscrivere tante graduatorie compilate con chissà quale criterio. Grazie

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