Non c’è niente che non conta niente  

Sotto uno dei balconi di casa mia, all’interno di una plafoniera esterna, il cui incavo si presta bene, una mamma uccello è stata indaffarata a lungo. Stava costruendo un nido.

Sigillo l’interruttore della luce onde evitare che qualcuno accenda la lampadina rendendo la temperatura ancora più insopportabile di quanto già non faccia il clima, compromettendo il destino della probabile nidiata.

Ora, da due giorni, è sparita, ma proprio ieri uno dei miei figli si è accorto, dal pigolare insistente, che è successo qualcosa. Prendo una scala e mi imbatto in uno spettacolo toccante, sono nati quattro cuccioli, li vedo minuscoli e affamati, spalancano a vuoto il becco. Aspettano qualcosa, secondo gli insegnamenti della Natura, ma non credo arriverà perché la madre è sparita.

Ci tuffiamo in Internet, io mi occuperò della parte nutrizionale, mia moglie cercherà numeri di telefono cui rivolgersi per la presa in carico. Seguendo i consigli di un veterinario preparo un pasto d’emergenza da somministrare con una siringa, intanto Betti è riuscita a mettersi in contatto con la polizia provinciale, dove esiste un ufficio apposito, sono molto gentili, ma ci chiedono di avere pazienza perché sono “solo in quattro e la pattuglia dedicata sta facendo un intervento a Magenta”.   Si faranno sentire presto.

Nel frattempo, ogni mezz’ora imbocco quelle creature, arrampicandomi sulla scala. Mi sento ringiovanito dalla missione. Uno dei quattro fatica ad aprire il becco, ma alla fine ci riesce.

Dopo non troppo tempo telefonano da Abbiategrasso, un’oretta da casa nostra, e annunciano che stanno per arrivare. Sono stati rapidissimi e noi siamo travolti dall’efficienza.

Non saprei se quei quattro fratellini pesassero insieme più di un etto, ma le persone, le istituzioni e i sentimenti che sono riusciti a muovere nell’ansia di ricevere soccorso, raccontano chi potremmo essere se solo smettessimo di guardare con sufficienza la vita, anche quando sembra fatta di briciole.

Siamo circondati da esistenze in marcia verso la vita, ma passiamo direttamente ai nostri figli, saltandole come se fossero un semplice ostacolo e illudendoci che i due poli non siano collegati.  Invece lo sono e pure saldamente, anzi la nostra vita diventa disumana se saltiamo questo passaggio, quando crediamo non vi sia nulla che meriti interesse. Eppure, il diritto di mettere al mondo figli e di educarli ci dovrebbe essere concesso solo se dimostriamo di avere rispettato la grammatica elementare della vita, fatta anche dal fastidiosissimo sciame di moscerini che stamattina mi avrebbero accompagnato fino al mio studio, scatenandomi un attacco allergico perché un paio mi si erano infilati nelle narici.

Quella che viene definita “crisi educativa” arriva anche, o soprattutto, dall’indifferenza, dall’incapacità di spiegare ai nostri figli che non c’è proprio niente che non conti niente.

Ma non possiamo dirglielo a parole, perché ci credono sempre meno.  E questo è un altro pezzo, non piccolo, della crisi di cui sopra.

14 pensieri riguardo “Non c’è niente che non conta niente  

  1. Caro Domenico, grandissima ammirazione e gratitudine per voi.
    Questo racconto di umanità solidale con l’universo mi tocca particolarmente e mi caccia in una vergogna ancor più profonda per aver agito al contrario, pochi giorni fa. Complice una posizione alquanto difficile a ridosso della presa d’aria della caldaia ci siamo accorti un maledetto attimo troppo tardi che l’intasamento da rimuovere sul nostro balcone non era sporcizia ma era un nido con, credo, due uova.
    Abbiamo visto poi due piccioni tenerci d’occhio agitati e ci sentiamo maledetti per la pena che la nostra sprovveduta mancanza di cura ha causato a quei poveri uccelli.
    Non credo che lo dimenticherò mai.

    "Mi piace"

    1. Cara Giulia, il senso di colpa verso il mondo animale, quando è sincero, come nel vostro caso, rende la nostra vita sensata.
      Non riesce a entraci in testa, in nessuna maniera, che gli animali e le piante fanno parte del Pianeta e possiedono gli stessi diritti che reclamiamo noi. Certo, talvolta siamo costretti a prendere decisioni difficili, ma almeno ricordiamoci che si tratta sempre di infrazioni, che dovremmo impegnarci, tutte le volte che impossibile, a evitare. Un caro saluto

      Piace a 1 persona

      1. Sei sempre gentile e vedi il meglio anche quando ce n’è davvero poco.
        E per fortuna vedi anche i nidi, almeno tu…
        Grazie

        "Mi piace"

      2. Gli occhi sono la nostra salvezza, cara Giulia, ma li usiamo in modo troppo selettivo, escludendo tutto ciò che non si conforma ai nostri fini. Stamattina c’era una voce dentro di me che quasi mi diceva di lasciare che la Natura facesse il proprio corso, in fondo era stata la madre ad abbandonare il nido e ciò che conteneva, ma sarebbe stato solo un modo per lavarmene le mani e recarmi al lavoro. Non ti nascondo di avere, una volta tanto, provato ammirazione per le istituzioni, che credo abbiano speso centinaia di euro per venire a prendere e consegnare a qualche centro di assistenza, quattro mucchietti di piume.
        Gli uomini sanno fare anche questo, cosìm come sanno uccidersi, e uccidere bambini, con una naturalezza che lascia senza parole.
        Buona gioranta

        Piace a 1 persona

  2. Caro Domenico, ho letto questo tuo articolo proprio ora, rientrando in cucina dal mio balcone.
    Non ho il pollice verde ma amo piante e fiori.
    I semi di tagete, che avevo raccolto l’anno scorso e sparso nelle terra di qualche vaso questa primavera, hanno dato vita a delle piantine che resistono al caldo, al vento, alle mie scarse capacità e fioriscono. Proprio in questi minuti ci sono diverse api che volano su quei fiori.
    Sono rientrata in casa pensando che se seminiamo qualcosa può fiorire e che…non è mai solo per noi.
    Anche se si tratta di piccole cose che possono sembrare insignificanti.
    Così, leggere le sue righe mi è sembrata una perfetta chiusura del cerchio.
    Grazie sempre

    Piace a 1 persona

    1. Cara Michela, ieri sono rimasto senza parole per ore. Avevo visionato un video in cui si vedevano due maiali intenti a svitare col muso il dado del bullone che li teneva prigionieri della gabbia in cui erano detenuti. Vanamente, purtroppo. Sapevano che era l’ultima speranza di provare a salvarsi la vita, che è un diritto pure per loro. Immaginavo l’angoscia di quelle povere creature che, come noi, provano sentimenti e tengono alla loro vita, ma purtroppo sono finiti nelle fauci di una delle specie assassine più risolute.
      Grazie per le tue parole, così semplici ed efficaci, sono certo tu condivida che, sia pure senza fanatismi, non possiamo starcene con le mani in mano di fronte alla tragedia quotidiana, perenne, dell’olocausto degli animali.
      Se non ripartiamo da loro e dalle piante, sarà difficile risalire fino all’uomo. La compassione non funziona a segmenti. Un caro saluto

      "Mi piace"

    1. Caro Giuseppe ti ringrazio per le tue parole, in realtà la questione ci riguarda tutti perché fino a quando ignoreremo la sofferenza e la richiesta di dignità di ciò che popola la terra, al quale spesso dobbiamo la nostra vita, non ci sarà futuro e ci estingueremo nel volgere di qualche decina di generazioni. Il mondo funziona se la specie più evoluta, che in teoria saremmo noi, riesce a essere guida morale, giusta, generosa e lungimirante, dando a ciascuno creatura la possibilità di sentirsi a casa. Un caro saluto

      "Mi piace"

  3. Che bella storia e che lezione di vita, carissimo Domenico. Un abbraccio dalla Val Badia, Mariella

    Dr.ssa Mariella Orsi Sociologa – Comitato Scientifico FILE Direttore editoriale Laborcare Journal Già Vicepresidente Commissione Regionale di Bioetica – Toscana

    "Mi piace"

    1. Cara Mariella, la lezione di vita, purtroppo per noi, arriva da quei minuscoli volatili e dagli operatori della polizia provinciale. Se ognuno facesse la sua piccola parte senza fare troppo teatro, mi sentirei di puntare qualche moneta sul futuro del Pianeta. Goditi il fresco e rivolgi un pensiero, ma sono sicuro lo fai tutti i giorni, alla nostra comune amica Donatella, che da qualche parte dell’universo ci guarda e continua a sperare con le persone di buona volontà. Ti abbraccio

      "Mi piace"

  4. Grazie, dottore.
    La vostra presa in carico è un esempio e un insegnamento: allenare uno sguardo attento a tutti gli esseri viventi e senzienti ci pone nelle condizioni di poter compiere gesti solidali, anche minuti e umili, che generano un piccolo “effetto restituzione” nei confronti di una Natura troppo spesso ignorata, quando non violentata da una umanità troppo condizionata da una educazione sfacciatamente antropocentrica.

    "Mi piace"

    1. Caro Gianni, quelle creature, troppo minute per eccitare le nostre antenne, sono un allenamento mancato alla compassione. Se saltiamo le cose più piccole finiremo per ignorare tutto il resto, non vedremo neppure gli elefanti e le balene. È come il nostro percorso scolastico, sarebbe molto difficile fare le superiori avendo saltato le elementari e le medie. Un caro saluto

      "Mi piace"

  5. Anni fa, portammo un anatroccolo, vinto ad una fiera da mio figlio minore, ai miei cognati, vivono in campagna, in mezzo al verde, hanno tanto spazio e un grande giardino, sarebbe stato sicuramente meglio che nel nostro appartamento in città.
    La campagna, habitat perfetto per far vivere gli animali in assoluta libertà, senza chiuderli in gabbie ferrose e contenitive.
    L’anatroccolo si era affezionato al cane dei miei cognati, non si staccava un secondo da lui, lo seguiva ovunque andasse, il cane lo respingeva, lo allontanava come poteva, ma lui niente, non desisteva dal suo proposito.
    Un giorno il cane , stanco della compagnia dell’anatroccolo, lo azzannò, squarciandogli il petto, poi lo lasciò esamine a terra senza preoccuparsi minimamente dell’accaduto.
    Mia cognata lo raccolse, lo portò in casa, lo cucì con ago e filo, lo curò per alcuni giorni, l’anatroccolo si riprese molto bene, e quando fu rimesso in libertà corse a cercare il suo amico cane e malgrado tutto, ricominciò a stargli appresso, come se nulla fosse successo.
    Sembra una fiaba da raccontare, ma è accaduto davvero, forse l’anatroccolo nel cane vedeva una figura materna e comunque rassicurante e incurante del rischio che poteva di nuovo correre, in qualche modo perdonò quello che il cane gli aveva inferto, e ritornò da lui, voleva stare proprio con lui, come se la compagnia di quel cane contasse più della sua stessa vita.
    Sole, così decise di chiamarlo mio figlio, diede a tutti noi una grande lezione d’amore incondizionato.

    "Mi piace"

    1. Che dire, cara Simona, della tenacia affettiva di quel piccolo pennuto. Le leggi della Natura nascondo sempre delle belli lezioni, non sempre, ovviamente. Infatti, nell’episodio che racconta spicca la dipendenza dell’anatroccolo verso il cane e il fastidio di quest’ultimo, restio ad assecondare un legame che forse trovava “appiccicoso”. Ricorda alcuni amori che definiamo tossici, ma qui la categoria non è applicabile, perché gli animali sono guidati dagli istinti, che rendono i loro legami assai più solidi e “devoti” di quelli umani, proprio ciò che lei racconta ne é la prova, così ne è la prova l’attaccamento totale di un cane verso il suo amico umano. Quell’anatroccolo, che forse non è più tra noi, così come il cane che amava cosi tanto, mi fa pensare che la sua parte istintiva era migliore della nostra, più adatta alle relazioni, con qualcosa da correggere, certo,
      ma la parte buona del suo atteggiamento è di gran lunga più evoluta delle nostra, che ci induce a mettere la vendetta sempre prima del perdono. Anche noi potremmo insegnare qualcosa all’anatroccolo, ma meno di quanto pensiamo. Un caro saluto

      "Mi piace"

Rispondi a Michela Cancella risposta

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *