Erika Saraceni. Finalmente la prova certa che il problema del Paese non sono i ragazzi

La premessa è nota, ma non a tutti, perché siamo troppo distratti e lasciamo rovinare il Paese da persone primitive che si sono attardate sulla strada dell’evoluzione. Ieri un personaggio pubblico, di cui non faccio il nome in omaggio alle istituzioni, che nella loro essenza sono sempre migliori di chi le rappresenta, aveva cercato di vellicare i sentimenti territoriali, che nascondono sempre ignoranza e razzismo ben celato.

In buona sostanza aveva detto che per Erika Saraceni, vincitrice di un oro ai campionati europei Under 21 di atletica, nessuno si era esaltato, mentre per i due ori della velocista Kelly Doualla si sono levati squilli di tromba, perché la prima non è nera, islamica e neppure omosessuale. Una volgare vigliaccata, considerato che Kelly è una ragazza italiana di colore, una vigliaccata voluta, espressione di un mondo interiore cupo e senza speranza, che incita alla violenza facendo finta di tutelare qualcuno, che peraltro non vuole essere tutelato.

Ebbene, oggi il Corriere della Sera, intervista proprio Erika, 19 anni, una miniera di saggezza a cielo aperto, limpida e sorridente. Ecco la domanda seguita dalla risposta che rende orgogliosi tutti noi che crediamo nella civiltà, nella fratellanza e ci siamo lasciati definitivamente alle spalle i millenni dell’ignoranza e della violenza, e detestiamo quella politica che, fingendo di proteggerlo, sta spingendo il nostro paese indietro nel tempo e nella scala della civiltà.

Nel giorno in cui ha vinto l’oro nel triplo, la 15enne Doualla ha conquistato i 100. Una certa politica ne ha approfittato per creare un’inesistente rivalità tra lei e Kelly.
«Trovo giusto che Kelly abbia ricevuto grande attenzione mediatica: ha 15 anni e i 100 sono una gara più seguita rispetto al triplo. Kelly a Tampere ha cantato due volte l’inno a squarciagola, è un grande talento, una mia compagna: si merita tutto. È la più italiana di tutti noi!».

Grazie Erika, grazie a tutti i ragazzi che cercano ostinatamente di educarci e dei quali non sempre riusciamo a essere degni. Oggi è arrivata una prova clamorosa di qualcosa che andiamo dicendo e scrivendo da anni. Il problema del Paese non sono i ragazzi, non lo sono mai stati, ma non lo sono neppure gli adulti e ancora meno la scuola, mentre lo sono eccome quelle figure pubbliche che testimoniano disvalori e odio, da cui non possiamo difenderci perché loro sono nascosti dietro ingiusti privilegi.

10 pensieri riguardo “Erika Saraceni. Finalmente la prova certa che il problema del Paese non sono i ragazzi

  1. Il vero problema della società non sono i giovani, ma quelle figure pubbliche che, per fini politici, diffondono odio e divisione. Le nuove generazioni sono più aperte, inclusive e pronte a superare i pregiudizi, offrendo una lezione di civiltà agli adulti.

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    1. Ti ringrazio, mi piacerebbe che nel tuo mondo fosse un pensiero comune. Cosi dovrebbe essere. Lo dico ai tuoi confratelli che votano come se non ricordassero cosa fanno nella vita e quale dio pensano di servire. Un abbraccio

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  2. Veramente una boccata di ossigeno e di speranza, la naturalezza e semplicità di questa risposta di Erika Saraceni. Ha ragione, il problema del Paese sono queste nullità che ricoprono ruoli istitizionali, che non hanno uno straccio di proposta e visione per le nostre comunità e che per essere considerati e guadagnare qualche titolo sui giornali ci vomitano addosso i peggiori sentimenti antisociali.

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    1. Domani avremo dimenticato il gesto sublime di questa ragazza, perché la forza del ruolo di certe anime nere, in tutti i sensi, lo sovrasterà. Facciamo in modo da renderlo vivo anche domani. Un caro saluto

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  3. Caro Domenico, i bambini ed i ragazzi non sono mai un problema, tantomeno IL problema.
    Ma noi adulti abbiamo delle responsabilità: scegliamo chi votare, quali notizie leggere…
    Sembra ci sia un circolo vizioso, una spirale discendente: la società sceglie i politici che manipolano l’informazione ed entrambi contribuiscono a dare forma alla società che di nuovo li sceglierà.
    Confido che i giovani, le “generazioni Erasmus” , sapranno fare la differenza avendo imparato che l’equazione diverso= nemico è una bugia.
    Intanto oggi qualcuno ha riesumato il “mito” della ruspa come mezzo risolutivo.

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  4. Una conoscente, ex insegnante molto attiva, mi riportava la considerazione della giovane figlia a fronte della propria preoccupazione per il futuro politico del nostro paese: “non ti preoccupare mamma, noi siamo di più”.

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    1. Forse, aritmeticamente, la figlia della tua amica può avere ragione, caro Bruno, il fatto è che quelli che sono di più e che sembrano meglio intenzionati, rischaino di soccombere di frone a chi è in minoranza ma è più pratico quando si cerca di capire l’importanza del potere. I giovani hanno molto da insegnarci, ne sono talmente sicuro da avere coniato l’espressione “educazione bidirezionale”, ma credo sia tempo di fare un passo avanti, infatti i partiti sono ammorbati da dilettanti senza ideali perché i giovani se ne stanno fuori.
      Un abbraccio

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