Maschio e adulto. Un binomio forse al tramonto

Diventare grandi senza diventare adulti, è il verso di un poeta finito in una canzone.

Questo destino sembra avere toccato drasticamente il genere maschile, lo registro sempre più spesso, con frequenza, regolarità e un con certo avvilimento.

Al contrario, il femminile cresce a vista d’occhio, mettendo in difficoltà gli uomini meno attrezzati. Assisto a fughe dalla responsabilità di padri che in realtà non sono mai davvero entrati nella parte, ma a cui nessuno si sente di chiedere uno scatto di maturità, né i partner tantomeno la psicologia.

Gli ex bambini viziati, in particolare -se questa distorsione non viene corretta dagli educatori, dai compagni di viaggio oppure emendata dalla maturazione- diventano una costante ipoteca sulle donne e poi sui figli. Loro, gli ex bambini viziati, peraltro, sono bravissimi a fare la parte della vittima, mettendo chi gli viaggia accanto nella condizione di attaccare sé stesso.

Un rovesciamento di responsabilità enorme, che favorisce la logica sbagliata dell’ex bambino viziato. Quando mi era venuta l’idea di scrivere un libro sull’individualismo era principalmente a loro che pensavo. Negli anni della formazione dello stile di vita, costoro sono stati indotti dai propri educatori a sentirsi il centro del mondo.

Purtroppo, per una sorta di perversa complementarità, nella vita sentimentale gli ex bambini viziati trovano udienza quasi sempre presso ex bambine che si percepirono poco considerate, altro fenomeno esteso, poiché in famiglia, soprattutto quando ci sono fratelli maschi, un chilometro è più lungo da percorrere per le femmine.  

“Quando eravamo piccoli, mio fratello sceglieva lo sport e le attività extrascolastiche. Dal momento che la mamma non poteva scarrozzarci a destra e a manca, si andava per le spicce, e io dovevo adeguarmi”. Questo riferisce una donna assai più talentuosa del fratello, come la vita avrebbe certificato senza ombra di dubbio. 

Un ex bambino viziato, quale che sia la natura delle controversie, ritiene di avere sempre ragione. e di dovere essere sempre giustificato, se poi qualcuno lo incoraggia il danno è garantito. Al contrario, una ex bambina che si percepì scarsamente considerata, pensa di dovere chiedere scusa in qualsiasi circostanza, sentendosi per principio dalla parte del torto. Così, in modo perverso, rinforzano reciprocamente la parte sbagliata dell’interlocutore. Ovviamente, lo schema non è sempre così rigido, ma tende a prevalere. Quando un simile incastro si realizza tra un uomo e una donna, può funzionare nel tempo solo se le parti in commedia vengono rispettate, ossia se la donna accetta di perpetuare stato di fatto. 

In terapia è molto più facile lavorare con ex bambini trascurati, sempre collaborativi e disponibili a mettersi in discussione, a considerare anche le proprie responsabilità, quando sono parte di un conflitto. Diventa, invece, più complicato scalfire le certezze dell’ex bambino viziato, diventato nel frattempo una persona immatura, capace di anteporre il proprio interesse anche a quelli dei figli.   

Di recente mi sono imbattuto in alcune storie coniugali, con presenza di figli e difficoltà di avrio grado. In questi casi, il connubio ex viziato ex trascurata,si è tramutato in situazioni confuse e ingiuste, all’interno delle quali le pretese di lui e i sensi di colpa -costituzionali- di lei sono diventati una scure alla radice della vita familiare, soprattutto dei figli.

In queste situazioni occorrerebbe che la parte femminile trovasse il coraggio di mettere l’altro di fronte alle proprie responsabilità, ma una donna che si è sempre sentita al di sotto dello standard tende a vedere in una frattura la conferenza delle proprie presunte e temutissime incapacità e, senza volerlo, si consegna alla parte sbagliata della coppia, rendendo impossibile ogni evoluzione.

6 pensieri riguardo “Maschio e adulto. Un binomio forse al tramonto

  1. Buongiorno dottore, le considerazioni dell’articolo si percepiscono nel quotidiano, non voglio immaginare durante un percorso di terapia. Ho sposato mio marito quando aveva 27 anni, lo conoscevo già da parecchio, quando era un giovane allegro, giocherellone e spensierato. Sono passati 30 anni…e continua ad essere allegro, giocherellone e…se non proprio spensierato, aspetta che i problemi li risolva qualcun’altro. Chissa’ chi in casa! Mi dicono che sono fortunata ad avere acconto un marito con cui almeno si ride e con cui le figlie, ormai grandi, hanno potuto giocare. Ne sono consapevole e contenta, ma il carico mentale si fa sentire. Difficile sradicare questi atteggiamenti. Mi consolo pensando che le nostre figlie potranno acquisire un po’ della leggerezza del padre, perché il carico di responsabilità lo erediteranno senz’altro dalla società, essendo femmine…

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    1. In questi giorni mi sono dovuto confrontare con una persona, una donna, non comune, afflitta da un marito che la sottopone a pressioni psicologiche che nessuno valuterebbe come tali, salvo la diretta interessata, che cessano d’incanto o si attenuano solo quando lei si allinea al pensiero di lui, scelta necessaria perché c’è di mezzo la serenità dei figli adolescenti. Un problema di responsabilità che lui non si pone nemmeno.
      Questa non saprei se possiamo chiamarla violenza, immaturità o tutte e due le cose, il punto è che la vita di questa donna è una sorta di lager che non sembra tale eppure lo è a tutti gli effetti. Solo una voce in un’enciclopedia sconfinata. Più di un secolo fa, Alfred Adler raccontava di una coppia che torna dal viaggio di nozze, lui si butta sul divano, si toglie le scarpe e intima a lei di portargli un bicchiere d’acqua. E lei glielo porta senza fiatare. In quel momento, commenta lo psicologo viennese, si è deciso il destino di lei e di lui. Un caro saluto

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  2. Questa sua riflessione è concomitante al clamore generato dal sito “Phica.eu”, frequentato da uomini incapaci di diventare adulti. Rubavano immagini, commentavano con violenza, mercificavano corpi. Ora chiedono di sparire, non per vergogna, ma per paura.
    La mascolinità tossica e, come dice lei, non adulta non è goliardia. È vigliaccheria. È davvero tempo di crescere.

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    1. Caro Gianni, purtroppo il maschile è anche questo, sentimenti di inadeguatezza, accentuati dalla vertiginosa evoluzione del femminile, e conseguenti fughe nei sottoscala, come nei casi dei siti di cui parla. Tempo fa dicevo a un convegno su Gianni Rodari che gli scrittori sovente sono dei bambini col corpo di adulti, per molti di noi uomini la situazione non è molto diversa, ma fino a quando in famiglia i figli resteranno delle piccole divinità e trattati come tali, la strada non sarà facile. Un caro saluto

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  3. La società e i parenti stessi spesso sono i peggiori giudici purtroppo. I consigli e i giudizi si sprecano e il silenzio diventa l’unico riparo in cui trincerarsi mentre ci si pone mille domande chiedendosi se, in fondo, si potrebbe fare di più o diversamente.
    La solitudine in cui si finisce è un circolo vizioso che tutela, inevitabilmente, questi uomini mai diventati tali.
    Intanto fuori sono brillanti e apprezzati, insospettabili e quasi compatiti (qualora ci si lamemtasse in qualche modo di loro) per avere accanto qualcuna che non li apprezza o non comprende la fortuna di averli accanto.
    Intanto ti ritrovi ad essere in coppia con degli adolescenti capricciosi, viziati e aggressivi qualora li dovessi contraddire.
    La società non prepara ma nemmeno tutela.
    Si finisce per crescere da sole i figli con la prospettiva di non sbagliare a nostra volta o, perlomeno, di farlo il meno possibile. Ma se sempre più donne finiscono per crescere, volenti o nolenti, la peole da sole a cosa saranno destinati questi ominidi dall’evoluzione? A diventare meri donatori di seme per scongiurare l’estinzione della specie?
    Ovviamente la mia vuole essere solo una provocazione ma restano l’amarezza ed il senso di smarrimento.

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    1. Ieri è uscita una notizia che lascia quasi senza parole, ma dice molto sui parenti cui facevi cenno. La cognata di un efferato femminicida si è “comprata” la macchina di lui per farlo sembrare nullatenente ed evitare così possibili risarcimenti alla famiglia della vittima.
      Una ragazza che aspettava un bambino. Non provare a chiederti come si può arrivare a tanto.
      A questo punto è lecito porsi qualche domanda sul contorno e sul brodo familiare in cui quell’uomo è cresciuto.
      I maschi, spesso figli di mamma, non spuntato come funghi nel bosco, c’è una questione culturale dietro il loro declino e la loro deresponsabilizzazione, ma nessuno è disposto a intestarsi colpe. Il sottotitolo del volume “Individualisti si cresce” recita “Come rovini la vita di tuo figlio e di chi gli sta attorno”. Nessuna madre comprerebbe mai questo libro, perché ci sentiamo tutti innocenti. Le vittime, in tutti i sensi, sono solo un caso. Un caro saluto

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