Il coraggio di pensare, in modo sano, a Dio e perché è urgente parlarne

Circa tredici anni fa era uscito per Carthusia “Il coraggio di pensare a Dio”. Era il quinto volume della collana “Crescere senza effetti collaterali” che si è in qualche modo impossessata della mia vita professionale, per tanti versi caratterizzandola. Torneremo subito su questo tema, perché è diventato una grave emergenza planetaria che potrebbe cadere come un meteorite sulle nostre teste e su quelle dei nostri figli.

Ogni volume aveva richiesto due lunghi anni di lavoro per sole 36 pagine, ma questo non era un limite dell’illustratore o dell’editore, ma del mio rapporto con la scrittura, un’attività che considero un’arte e come un’arte può attivarsi solo quando e se si trova l’ispirazione giusta. Questo vale per i libri, mi accade in modo meno drastico se invece devo scrivere un articolo, sinora calcolo di averne pubblicati un paio di migliaia, ma in questo caso sono spinto dalla mia passione civile, “accelerata” dalle mie origini sociali, che mi fanno sentire tale attività un grave dovere personale, in quanto padre, cittadino, professionista.

Ovviamente questo non è a costo zero, infatti non ricevo quasi mai inviti da comuni orientati verso aree politiche a me distanti. Credo facciano bene a non invitarmi, rappresentiamo visioni dell’uomo inconciliabili.

Ma per i libri, dicevo, devo avere l’intuizione giusta e, ripeto, l’ispirazione. In questi giorni ciò mi è apparso ancora più chiaro, decidendo di conseguenza che non posso lavorare con chi non accetta tale premessa. Proprio stamattina mi sono sentito con un editore, con cui ci eravamo dati appuntamento a proposito di una nuova collana per bambini piccoli. Concorda con l’approccio lento perché non si può correre quando sono in gioco le costruzioni interiori dei bambini.

E qui ci agganciamo al volume “Il coraggio di pensare a Dio”, che in origine volevo intitolare “Dio non è cretino”, per sottolineare la pessima abitudine di fare dire al Creatore, semmai esista, quello che vogliamo noi, imprigionandolo dentro una scatola di fiammiferi.

Negli ultimi tempi il mondo si è messo a sparare proiettili veri con costanza in nome di Dio e a sproloquiare con costanza ancora maggiore sempre in nome dell’incosapevole Dio.

Nel libro di cui parlo, insieme all’illustratrice, avevamo cercato di restiruire alla religione i connotati di una parte fondamentale del mondo interiore di tutti noi, riconoscendole senza riserve la grandezza che merita, come ogni discorso serio sull’origine e sul destino dell’uomo.

Oggi la religione finisce spesso per essere materia di fanatismo, superstizione e deliri di onnipontenza, proprio in queste ore un politico rozzo e violento, sostiene di essere divisivo “come Gesù”, e lo afferma mentre parla di uccidere i nemici, ma soprattutto senza avvertire il senso del ridicolo che lo schiaccia. Una religione usata in modo spregiudicato per sopraffare i propri simili è motivo di conflitti, di guerre sanguinose, per colpa di tutti. Dei falsi profeti che usano cannoni e rosari per incrementare il proprio potere. Di ciascuno di noi, che tace come se la cosa non lo riguardasse, finendo per rendesi complice di chi trasforma un argomento delicatissimo in uno strumento di violenza, discriminazione e persino morte.

Proteggere con rispetto il senso del trascendente è un grave obbligo di credenti e non credenti, soprattutto oggi, quando sembra che il concetto di responsabilità abbia ceduto il passo alla passione per sé stessi, alla divinizzazione di noi e della nostra “nazione”, che io mi ostino a chiamare “paese”. Chi non crede che siamo tutti fratelli e si comporta come se fossimo in un videogioco in cui vince chi sottomette e umilia più individui, deve abbandonare ogni pretesa religiosa e tornare negli antri adatti a lui.

Il coraggio di pensare a Dio parla di come raccontare ai bambini questa sublime materia, evitando ogni suggestione di improbabili primati del nostro credo, premessa di sangue e distruzione.

4 pensieri riguardo “Il coraggio di pensare, in modo sano, a Dio e perché è urgente parlarne

  1. Caro Domenico, come sai per formazione sono particolarmente sensibile al tema, quindi apprezzo doppiamente i tuoi articoli sull’argomento. Il libro Il coraggio di pensare a Dio è un piccolo gioiello (piccolo per dimensioni, non per contenuto ed importanza) che ho regalato diverse volte negli anni, con soddisfazione (e sorpresa, devo dire) dei destinatari.
    Insomma: che sia per l’argomento o per il destinatario la tua produzione è sempre interessante.
    Aspetto quindi oltre agli articoli anche la nuova collana: buon viaggio!

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    1. Grazie Giulia, ti confesso che è stata la rabbia a generare questo post, non riesco a giustificare le persone che, incoscientemente e senza un minimo di rispetto per sé stessi e per il mondo che li circonda, pensano si possa conciliare una qualsiasi fede religiosa con la sistematica caccia all’uomo in atto senza posa sul Pianeta. Forse, dico forse, si sveglieranno, quando la furia scatenata dal fanatismo li toccherà direttamente nella carne. In realtà sono già toccati ma non lo sanno.
      Che vi siano esseri umani disposti a credere che si possa avere un futuro in un mondo avvelenato dalla violenza è già una follia, smentita dalla stessa storia della nostra specie, ma che a pensare simili brutture siano persone “di chiesa”, senza che le istituzioni religiose le mettano alla porta (anzi sovente le ricevono), può diventare una strada senza ritorno. Un caro saluto

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  2. E a volte il colpo torna indietro come un boomerang: è il caso del “martire” Charlie Kirk, “santificato” da una parte politica che sì presenta in veste di agnello.
    Col che, ovviamente, biasimo la violenza che lo ha colpito: un caro saluto, sostenendoti nella tua marcia “ostinata e contraria”, Mauro

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    1. Caro Mauro, la mia marcia è quella di tante persone, proprio tante, che annusano il pericolo e vorrebbero sentirsi meno impotenti. L’impressione è che siamo finiti nella saga del Signore degli Anelli, toni esasperati, buoni contro cattivi (il ruolo ciascuno se lo da ad arbitrio), rumori forti, così che non si sentano i sussurri, ma è proprio nei sussurri che si nasconde la strada, per quello rischianìmo di non trovarla.
      Quando si abbasserà il frastuono -succederà- qualcuno dovrà spiegarci se pensava davvero di poterci covincere che il sole spunta da Ovest, magari lo farà proprio esibendo la sua stravagante concezione del cristianesimo, che al momento somiglia al contrario dell’originale.
      Un caro saluto

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