Bambini di Gaza e di tutto il mondo. Il dovere educativo della responsabilità civica è urgente  

Stamattina mi trovavo a Bergamo, insieme a mia moglie e a mio nipotino di sei mesi. Eravamo andati per una commissione, poi siamo stati travolti dalla marea dei manifestanti pro-Gaza.

Un evento gioioso, civile, genitori, giovani, persone di ogni età e ceto, cittadini senza altre aggettivazioni. Confesso di essermi emozionato, tutti guardavano la carrozzina di Lorenzo, ma lui dormiva pacifico, perché pacifici era i volti e le intenzioni. Sapere che era la prima manifestazione civica di mio nipote -sebbene involontaria- e che eravamo al sicuro tra quelle persone, perché stavamo dalla parte giusta, senza dubbio alcuno, rendeva luminosa la mattinata.

Mia moglie ci scattava delle foto, sullo sfondo campeggiavano le bandiere multicolori, la marea di persone che chiedevano un mondo più giusto e privo di fascismi (di qualsiasi colore), in primo piano i miei radi capelli bianchi che mi collocano nel passato e quella navicella con le ruote che accoglieva il futuro, quasi un involontario passaggio di testimone.

Si, mi sentivo nel posto giusto. Una sensazione di leggerezza che resta viva dopo tante ore e sono certo mi accompagnerà anche nei prossimi giorni. Mentre la mia emozione cresceva, mi sono tornate in mente le parole di Ennio Flaiano, dedicate alla figlia Lele, colpita da encefalite. Era il mese di luglio del 1943, la sua bambina aveva 8 mesi.

“Oggi il tiranno d’Italia è stato mandato a spasso, si chiamava Mussolini. Un giorno ti chiederai perché non l’abbiamo fatto prima. Era impossibile, aveva un esercito di spie di poliziotti, di mascalzoni, ma ora è finita grazie a Dio! E tu potrai essere educata libera da ogni nefasta influenza fascista.

Non sappiamo quel che l’avvenire ci riserva. Ma una cosa è certa: che Dio si è svegliato”.

Parole meravigliose che i bambini perduti a Gaza e in mille altri luoghi sventurati del Pianeta non potranno leggere. Noi però possiamo e dobbiamo farlo, ogni educatore dovrebbe farlo, rammentando ogni giorno che il Sole non è obbligato a spuntare sempre, il fatto che accada è un privilegio che abbiamo l’obbligo di difendere tutti i giorni, perché il male -così come il bene non si replica in eterno- non passa mai una volta per tutte.  

12 pensieri riguardo “Bambini di Gaza e di tutto il mondo. Il dovere educativo della responsabilità civica è urgente  

    1. Ma come faccio a dire che sono nonno proprio alla nonna di Tobia, noto personaggio delle tue meravigliose storie nonché nipote adorato, insieme a quelli che sono seguiti. Vebbè, te lo dico adesso, forse ero convinto di avertelo detto, ma alla nostra età essere convinti di qualcosa è una bella avventura! Ti abbraccio, nonna

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  1. Anche io sono stracontento di queste piazze multicolori, variegate, transgenerazionali. Finalmente un’Italia che mi piace e con la quale mi sento in sintonia.
    Che bel battesimo civile per il suo nipotino. Complimenti

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    1. Spero i nostri connazionali si rendano conto che la responsabilità di quello che accade intorno a noi non è solo della politica, il vuoto di impegno, un impegno che non deve essere solo quello delle piazze, può costare caro proprio ai nostri figli. Oggi è stato un giorno meraviglioso per il nostro paese, facciamo che questo giorno non duri solo un…giorno. Un caro saluto e grazie

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    1. Purtroppo, caro Gianni troppe persone sono distratte, costrette come sono a correre come ossesse per mettere insieme il pranzo con la cena o per stare dietro alle mille incombenze e preoccupazioni quotidiane. Alla maggioranza delle persone non rimane tempo per guardarsi intorno e quando riescono sono costrette a sentire persone di vertice che parlano come influencer e confondone le acque. Chi può, caro Gianni, deve farsi carico. Oggi erano in molti quelli disposti a farlo ma, come le dicevo, non basta una bella giornata, è necessario riprendersi il Paese, comunque si voti, perché se aumentano le persone impegnate la probabilità di trovare politici di valore aumenta. Ne abbiamo tanto bisogno, anche per i nostri figli, che meritano rappresentanti all’altezza. Un caro saluto

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  2. Caro Domenico, leggo e rispondo con qualche giorno di ritardo. In realtà, per avere una tua opinione.
    Proprio a proposito dello scendere in piazza, io e mio marito abbiamo avuto negli ultimi giorni diverse occasioni di confronto e discussioni(talvolta infervorendoci).
    Io sono dalla parte di chi manifesta e, a partire da maggio ho cercato di partecipare a qualche iniziativa pro Palestina ed ho sempre cercato di informarmi per comprendere al meglio, ma mi sento in colpa per non fare abbastanza.
    Mio marito invece, pur riconoscendo l’importanza dello sciopero in genere, è amareggiato dal fatto che in Italia sembriamo non mostrare indignazione per questioni comunque vitali che stanno degenerando sempre più nel nostro paese come la deriva della sanità pubblica, ledendo la dignità, la salute e la stessa sopravvivenza dei cittadini italiani(anche se in termini diversi dal genocidio, certamente).
    Sostiene sia facile scendere in piazza per Gaza, per qualcosa di talmente orribile ma anche lontano, più difficile scendere in piazza per questioni che vedono coinvolte molte persone con i propri interessi economici; soprattutto nei piccoli comuni, dove manifestare vuol dire rischiare di calpestare i piedi a chi conosci bene.
    Perché partiti e sindacati non riescono ad organizzare queste manifestazioni e renderle così partecipate anche per temi che riguardano in modo davvero pervasivo il nostro paese? Ci sono interessi economici, collusioni che non conosciamo affinché tutto continui ad andare nella stessa direzione?
    Non stanno USANDO in questa occasione il sentimento spontaneo di milioni di italiani per “metterci sopra il loro cappello”?
    E per concludere mi ha detto: ” Hai visto? Tutte queste persone in piazza… e poi alle regionali continua a vincere la destra. Lo vedi che c’è qualcosa che non funziona?”
    Ammetto di non riuscire a dargli torto completamente…ma allo stesso tempo, non riesco a non pensare che non si può tacere, seguendo la logica del”benaltrismo”.
    E nutro la speranza che queste manifestazioni possano rappresentare il risveglio per una parte di italiani assopiti, assuefatti, distratti o semplicemente presi dalla corsa quotidiana per sbarcare il lunario.
    Forse mi illudo.

    Grazie per la tua attenzione

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    1. Due giorni fa avevo scritto questo per un quotidiano https://www.messinatoday.it/blog/riguardare-con-cura/israele-gara-proteste-analisi-flotilla.html.
      Già nel titolo offre qualche risposta al vostro dibattito familiare. Andare in piazza è importante ma serve a poco se non segue un impegno politico quotidiano. La piazza è una parola, nel nostro vocabolario ve ne sono oltre 150 mila, dobbiamo pronunciale tutte, altrimenti questa deriva ci travolgerà. Il pensiero di destra di cui parli è pericoloso perché è elementare, seduttivo, comodo, ma in realtà è un pensiero di morte perché piano piano, in modo subdolo ti fa credere che si possa fare a meno di tante cose, a cominciare dai diritti personali e della stessa democrazia. Lo stesso pensiero diventerebbe travolgente e ci schiaccerebbe se non vi fosse la Costituzione e un’opposizione attiva.
      Sto pensando di scrivere un piccolo saggio per dimostrare che in realtà si tratta di una patologia letale.
      Se tuo marito ha ragione, si deve impegnare in politica, tutti dobbiamo impegnarci in politica, con sacrificio e continuità, se davvero amiamo i nostri figli, ai quali, a loro volta, dobbiamo insegnare a seguire tale esempio. Quindi benissimo la piazza, malissimo se rimane l’unico nostro contributo alla costruizione -quotidiana- della democrazia. Dobbiamo rifuggire tutte le trappole, a cominciare da quelle che ci spingono a pensare che basti lavorare onestamente per dire di avere fatto il nostro dovere, il bene comune richiede altro. Il costante calo di partecipazione al voto rappresenta proprio il riflesso di questa fuga dalle responsabilità, ma è solo il primo gradino.
      Un caro saluto e grazie per la tua riflessione

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      1. caro Domenico, ti ringrazio anche per il richiamo ad Ennio Flaiano, che mi riporta alla mia gioventù: fu l’autore contemporaneo che scelsi per l’esame di maturità; solo molto più tardi venni a sapere della sua tragedia familiare, che me lo fa amare ancora di più: l’amore che cresce ancor di più nel dolore

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