Parleremo di psicologia ossia di normalità, perché questa disciplina è nata per studiare la normalità. Non vedo un mondo invaso dalla patologia, in tutti questi anni non mi è mai accaduto. Vedo, questo sì, disagio, sofferenza, vissuti e timori di inadeguatezza, altri nomi della normalità.
Si può parlare di psicologia pacatamente, senza farla diventare la caricatura di se stessa. Se ne può discutere proficuamente imparando a osservare ciò che succede nel quotidiano, ragionandoci sopra e cercando di stabilire qualche utile nesso, a beneficio di chi cerca di orientarsi tra le varie strade che gli si aprono davanti mentre attende ai propri compiti, vitali (ossia amore, lavoro, amicizia) o più ordinari.
Sarà questo, dunque, il nostro metodo, privilegiare la realtà. Osservarla, ascoltarla, provare a individuarne i connotati e la logica, possibilmente senza complicarci la vita con interpretazioni fantasiose o ideologiche, piuttosto che con linguaggi iniziatici che ci fanno sembrare intelligenti ma in realtà dimostrano solo che non abbiamo nulla da dire e che stiamo confondendo le persone.
Qualunque teoria resterà sempre piccola cosa a fronte dell’alfabeto senza confini della realtà. Non proporremo mai verità semmai “finzioni”, ossia ragionamenti liberi costruiti utilizzando con prudenza il materiale che abbiamo osservato, se non funzionano li gettiamo via, come fazzolettini da naso.
“Voce del verbo Stare” è un blog, sebbene io non sia, per anagrafe, cultura e scelte personali, un blogger, semmai, giunto a un’età rispettabile, vorrei raccontare con lentezza ciò che credo di avere di visto e che credo di vedere. “Credo”, appunto.
Potrei essermi sbagliato, se è stato così ve ne accorgerete subito, perché la psicologia non è esclusiva dei professionisti del settore e neppure dei laureati in materie psicologiche, è una competenza diffusa, talvolta sorprendentemente concentrata in persone che fanno tutt’altro nella vita, come un’operaia con la terza media da cui credo di avere preso lezioni incessanti, durante quella che doveva essere la “sua” terapia.
Questo non significa che potete fidarvi ciecamente, semplicemente che troverete un modo di procedere che parte da una visione dell’uomo precisa e risponde con una psicologia che si muove coerentemente con quella, suffragata anche dai dati dell’esperienza sul campo, l’unico vantaggio che posso vantare su chi legge. In questo spazio si può ragionare, si può persino litigare, ma non si potrà offendere, neppure per difendere le proprie idee perché le buone idee non necessitano di guardaspalle, basta esprimerle e motivarle civilmente. Dunque, tutti i commenti saranno moderati prima della pubblicazione, se mi sembreranno contrari alla premessa, non saranno condivisi.
Trovo che sia una bellissima idea parlare di psicologia della normalità, che ci aiuti a capire che non serve solo nei casi estremi, ma nella vita quotidiana.
E vista la Sua “rispettabile” età, complimenti per la scelta di utilizzare strumenti al passo coi tempi e per la volontà di farne parte.
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Buongiorno Mariapalma, la psicologia è normalità, il punto è non fare diventare tutto psicopatologia, a cominciare dall’eccesso di diagnosi a carico dei bambini, un aspetto sul quale rifletteremo a tempo debito su questo blog. È importante, a questo proposito, che proprio i cittadini esercitino un controllo sociale sulle discipline che intervengono nella loro vita, ed è ancora più importante che si domandino se la psicopatologia è un ingrediente sovradosato, come io credo, e se certe performance mediatiche, a volte davvero grottesche, con tanto di esibizioni posturali, concettuali e verbali, siano ancora psicologia o una forma di intrattenimento e di autopromozione. Se rilegge il primo post di questo blog “una premessa necessaria”, troverà qualche indizio. La psicopatologia è solo un modestissimo ingrediente di quella minestra che chiamiamo vita, aiutiamola a stare al proprio posto, lo stesso vale, sebbene in forma minore, per la psicologia che, utilizzata con cura, può diventare un utile compagno di viaggio, soprattutto quando si preoccupa di fare prevenzione.
La ringrazio per il suo contributo e per l’incoraggiamento.
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Grazie, dottore.
Abbiamo bisogno di misurarci con la realtà, o quotidianità o normalità, come lei le qualifica.
Senza slogan, senza ricette precostituite o pretese di verità assolute.
Ne abbiamo una gran necessità e questa sua iniziativa , con la possibilità di farci riflettere e confrontare senza esasperazioni, senza le iperboli da fenomeno di qualche suo collega e senza la cattiveria o lo squallore dei social, è un’ottima idea.
Buon lavoro a lei e auguri al blog!
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Grazie Domenico per la tua generosità! Sono tornata a Madrid ed anche da qui,
con la iniziativa del nuovo blog,posso seguirti. Condivido in pieno la tua impostazione e sostengo fortemente una psicologia della normalità.
Auguri e buon lavoro!
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Caro Domenico, grazie.
Nella tua premessa ho ritrovato una considerazione fatta da uno dei miei due veri Maestri di architettura.
In una delle prime lezioni del corso ci disse che l’unica differenza tra lui e noi era solo che lui aveva un pò più di esperienza.
Era Enzo Mari, pluripremiato in Italia e all’estero, con opere esposte anche al Moma di New York.
L’umiltà appartiene solo ai grandi.
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