“Caro Domenico, ho letto con attenzione [spero] e con interesse la tua ricostruzione personologica su Putin. Come ho appena scritto per la parte di rubrica Associazione Italiana Psicogeriatria che curo [AIP Facebook], compio uno sforzo eccezionale per cercare di rimanere normale, facendo il verso a Lucio Dalla (1977), nella introduzione, prima di parlare di argomenti gerontologici.
Perciò per alcuni giorni mi sono auto-censurato, stante la stima lungodatante nei tuoi confronti, ed il profondo rispetto per il tuo impegno professionale: sarebbe poco decoroso ed inappropriato per lo stile del blog manifestare apertamente i miei sentimenti verso il soggetto della biografia.
Perciò mi limito a chiedere se – sulla base della ricostruzione di cui sopra – ritieni che esista in Putin uno spazio mentale per una reale trattativa. Grazie per la comprensione, Mauro”.
Il commento di Mauro è apparso sulla mia casella di posta elettronica alle 19,18, in attesa di essere moderato, ma non mi sono accorto dell’arrivo perché sei minuti prima, alle 19,12, il veterinario ci aveva congedati dolorosamente da Trilli, una meticcia arrivata sedici anni fa a casa nostra, donataci da qualcuno che da giorni la vedeva vagare nel parcheggio di un centro commerciale.
Un cancro, partito dalla bocca, aveva irrimediabilmente intaccato il cervello.
Mi pare di capire che Mauro trovi difficile accettare che le gesta criminali del presidente russo non abbiano un retroterra psicotico. Il mio punto di vista potete trovarlo nell’intervista cartacea che sull’argomento avevo rilasciato a Skytg24, pubblicata lo stesso giorno su Voce del verbo stare, col titolo “Le radici pedagogiche della guerra. Intervista su Vladimir Putin”.
Se vogliamo parlare degli esseri umani, forse bisogna partire dalla persona che aveva abbandonato Trilli quando era ancora una cucciola, segnandone il carattere per sempre. Poi dobbiamo fare altri passi avanti, ad esempio, leggo sul sito di Focus, che a sua volta attinge a fonti qualificate, “Dal 30 luglio 2020 al 30 luglio 2021 il nostro Pianeta ha vissuto quasi 100.000 situazioni di conflitto, tra sommosse, scontri armati, proteste, violenze contro civili, attentati”. Stiamo parlando non di un secolo, ma di un singolo anno, 365 giorni esatti. Non c’è nessuna pazzia dietro tutto questo, caro Mauro, c’è qualcosa di più profondo, rintracciabile chissà a quale quota, che ci rende “specie assassina”, come ci definisce un noto filosofo evoluzionista italiano.
Vladimir Putin è esattamente questo, uno dei tanti assassini impuniti che possiedono la terra, ma figlio della stessa specie di cui facciamo parte io e te, otto miliardi di abitanti, moltissimi dei quali non guardano in faccia nessuno, se non se stessi allo specchio. La medesima specie assassina che per nutrirsi uccide ogni anno 150 miliardi di animali di tutte le taglie, stime al ribasso, si dice, attività -allevare e sopprimere- che, a sua volta, innesca eventi responsabili di circa sessanta per cento dell’inquinamento del Pianeta, anch’esso, dunque, vittima di noi.
Certo Mauro, Vladimir Putin è una persona odiosa, spietata, opportunista, ma purtroppo non è pazzo, se le fosse sarebbe una consolazione perché potremmo almeno credere che l’essere umano “sano” non scateni guerre fratricide, non violenti la Natura, non ammazzi donne che chiedono solo di essere libere di decidere, non sfrutti i bambini, in guerra, nel lavoro, in altre attività morbose.
Non è nella follia che passa il crinale, è un’illusione “incartare” il comportamento del presidente russo nella psicosi per far quadrare i conti. La verità è che il Pianeta rischierà di esplodere tutti i giorni se non impareremo a educare i nostri figli in maniera diversa, aiutandoli a mettere in equilibrio il loro sano desiderio di elevarsi con i legittimi diritti e interessi dei loro simili e di tutto ciò che li circonda.
Sono le insopportabili diseguaglianze che noi creiamo a getto continuo a rendere il mondo una polveriera.
Infine, Mauro mi chiede se, sulla base della mia ricostruzione, io ritenga “che esista in Putin uno spazio mentale per una reale trattativa”. Certo che esiste, proprio perché non è pazzo alla fine, come tutti i criminali, accetterà un patto che sia il più vicino alle sue condizioni, ma non ci allontaneremo troppo dall’abisso, resteremo solo in attesa della prossima occasione, se nelle nostre case e nelle nostre scuole non cominceremo a capire che la risposta è nelle nostre mani.
Mi dispiace per la canetta… E si, trovo che la follia non è alla base di questi gesti del tutto umani nella grande ed equivocabile disumanità della quale tutti parliamo. Ma è l’uomo ad essere così. La cattiveria non è follia. Magari lo fosse. Purtroppo è la sanità mentale a portare morte e dolore più vs ogni altra cosa. Il resto è quello che viviamo sopravvivendo a noi stessi. Bacio e buona domenica, Mimmo
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Grazie di queste parole, cara Daniela, speriamo che l’uomo impari, ma perché accada dobbiamo volerlo e poi
costruire le condizioni. L’uomo è una creatura educabile, la strada è quella, ma le probabilità che assimili cose buone o cattive sono più alte nell’infanzia, ecco perché è da primi anni che bisogna iniziare.
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Caro dottore,
intanto mi spiace tanto per la sua cagnolina, chi possiede un cane e ne conosce la fedeltà e l’amore incondizionato è in grado di intuire i sentimenti che ora lei e i suoi cari starete provando.
Quanto alle guerre, non posso che darle ragione. Certamente le modalità con cui si sta consumando questa violenta e ingiustificabile aggressione russa in Ucraina ci sconvolgono e toccano da vicino, ma al momento il pianeta conta 70 conflitti, distribuiti in tutti i continenti, con qualcosa come quasi 900 eserciti o milizie di guerriglieri e gruppi terroristi, separatisti o anarchici coinvolti.
Imputare alla pazzia tutto questo, vorrebbe dire assegnare questa condizione all’intero genere umano, ma così non è. Peraltro Putin è molto coerente con la sua storia precedente, non sono quella umana e familiare che lei ha egregiamente tracciato nell’articolo di Sky, ma anche con quella pubblicazione di uomo di stato, che da sempre ha impostato sulla violenza, sulla intimidazione e sulla eliminazione anche fisica degli avversari la propria azione politica.
L’antidoto è quello che dice lei, partire, o meglio ripartire dalla educazione dei più piccoli, e ci vede coinvolti tutti. Tutti.
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Spero non ci sia nessuno a cui appare tollerabile una distribuzione della pace e della ricchezza così iniqua, ma fino a qui credo ci si possa arrivare, il difficile viene dopo, quando si tratta di decidere cosa siamo disposti a fare, personalmente, per cambiare questo stato di cose.
Qui le strade si separano, il mondo si colloca in tra grossi blocchi. Una cultura individualistica, una solidaristica e una dedita all’indifferenza.
Le ragioni per le quali ci iscriviamo in una delle tre categoria, posso garantirglielo, non sono mai casuali, per l’esattezza si strutturano nelle fasi di formazione dello stile di vita, ossia in famiglia e poi a scuola. Mi aspetterei che la mia categoria, così sollecita a invocare il bonus psicologico, voglia considerare una volta per tutte la prospettiva pedagogica piuttosto che quella patologica. Certo la seconda è più misteriosa e affascinante, come le famose singolarità dell’Universo, ma è la normalità a fabbricare mostri perché nelle sue minime turbolenze, nelle quali sembra complicato leggere, può annidarsi di tutto.
La ringrazio molto, anche per ciò che dice sui cani, i loro codici dovrebbero servirici da esempio, talvolta fanno più loro per i bambini che i genitori stessi. Tre giorni fa un giovane paziente era stato costretto a sopprimere il suo bellissimo e giovane cagnolone, un cancro in fase terminale, negli occhi e nei ragionamenti di quel ragazzo vedo i riflessi di una lezione impareggiabile depisitata dal suo amico.
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Gentile Domenico, sono mi dispiace molto per la sua cagnolina. Gli esseri viventi, in particolare i nostri animali domestici, conservano quella purezza e semplicità dei nostri cuccioli d’uomo, che crescendo va a perdersi, se non entra in gioco quello che serve veramente a una vita per crescere bene: amore, riconoscimento, testimonianza, giustizia, libertà, rispetto. Sono alimenti che solo l educazione può dare ai nostri bambini. Grazie Domenico per aver spiegato così bene il valore dell’educazione, per aver smosso le nostre coscienze, per averci fatto riflettere sul fatto che la costruzione della pace dipende da noi, dalle nostre scelte, da ogni gesto del nostro quotidiano. Proprio venerdì c’è stato un flash mob in tante scuole, sulla pace. Niente da ridire, bellissima e giusta iniziativa, ma dentro di me riflettevo e mi sono chiesta, che valore può avere questo gesto per un bambino se, nelle singole scuole, nelle famiglie, questi valori non sono vissuti e testimoniati ogni giorno dagli adulti di riferimento? Siamo tenuti ad uno sforzo maggiore, oltre le apparenze e ai gesti commoventi deve esserci di più: educatori veri, adulti testimoni e coerenti. Grazie Domenico.
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Se provassimo a esplorare gli antecedenti biografici di molti dei personaggi che in qualche modo sono stati protagonisti della storia maggiore, potremmo quasi toccare con mano il nesso educazione-eventi collettivi. Tale nesso, per tanti versi drammatico, per le implicazioni che può avere su popolazioni vaste, agisce anche alle scale più minute, quelle i cui personaggi siamo noi, comuni mortali. Chi insegna, a qualsiasi livello, mi racconta che quando incontra i genitori nei colloqui, riceve una messe di informazioni indirette sui comportamenti di alunni e studenti, a volte basta fare due chiacchiere con mamma e papà, e tutto appare più chiaro. Non si sfugge a questa regola, anche il potere interpretativo dell’educando, può ridursi considerevolmente quando i segnali provenienti dall’ambiente familiare sono omogenei e continui. Basterebbe, per rimanere nell’attualità, considerare quanti gruppi familiari, all’unisono, abbiano abbracciato la scelta di non vaccinarsi.
La famiglia è l’officina della collettività, per questo quando si assegnano i ministeri che più ne sfiorano gli interessi, come la scuola e il welfare, si dovrebbe considerare con molta attenzione a chi vengono destinati. Spesso, purtroppo, questi dicasteri vengono utilizzati per accontentare chi è rimasto fuori da quelli più prestigiosi. La ringrazio per il suo ragionamento e anche per le gentili parole sui cani, creature depositarie di codici straordinari, a cui deve andare la nostra gratitudine perenne.
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Caro Domenico,
Ho letto con attenzione o la tua intervista sulla personalità di Putin, così come questo articolo. Direi che il succo di tutta questa storia, come di molte altre disgrazie di questo mondo, è riassunta perfettamente in queste poche righe: “[…] figlio della stessa specie di cui facciamo parte io e te, otto miliardi di abitanti, moltissimi dei quali non guardano in faccia nessuno, se non se stessi allo specchio”.
La triste verità è che se moltissimi esseri umani si guardassero veramente con attenzione allo specchio -e fossero dotati di sensibilità e discernimento- scoprirebbero di non essere poi così diversi da Putin e dai molti altri assassini legittimati che girano su questa Terra. Nelle proprie vite e nelle proprie case molte persone applicano la stessa tirannia di un dittatore, anche se agli spettatori ignari (quali lo siamo noi di fronte alle vicende di questa guerra) sbandierano di farlo per amore, con buoni propositi e via dicendo. La verità è che in molte vite e in molte case si combattono guerre terrificanti, che non hanno nessun eco solo perché non finiscono in TV (se non quando è troppo tardi perché la lotta così come la resistenza cessano, per lasciare posto a morte e dolore).
Trovo illuminante il paragone tra Putin e la persona che abbandonò Trilli 16 anni fa. Non tutti purtroppo hanno coscienza (e mai l’avranno) del male che generano con un “semplice” gesto.
La mia speranza rimane comunque quella che ci siano sempre più persone coscienti del fatto che grazie ad un “semplice” gesto si possono salvare vite e a volte anche intere generazioni di un Paese.
Un caro saluto, Nadia
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Grazie Nadia, a mia volta cito un tuo passaggio dirimente, quando ricordi il male e il bene che si può fare con un semplice gesto, ma anche la scarsa coscienza che abbiamo di questo straordinario “potere”, capace di modificare destini altrui, sia in senso positivo che negativo. Un caro saluto a te
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Sono tornata ieri dalla Polonia dove con un gruppo di giovani siamo andati a portare un carico di cibo e medicinali raccolti nella nostra piccola associazione.
Abbiamo voluto andare di persona per verificare che il carico raggiungesse il proprio scopo.
Abbiamo visto
-l’uomo che accoglie, soccorre, so-sta con chi oggi, dignitosamente, molto dignitosamente, si lascia accogliere, guidare, si affida e non solo perché non può farne a meno.
-chi, approfitta e prende senza misura come se andasse al supermercato a far spesa per la propria famiglia (e non parlo di profughi, ma di gente “comune” residente in quella stessa città che accoglie).
Abbiamo visto
– bambini/e dal volto assente, capaci di illuminarsi al solo porgergli una caramella o un disegno o un pallone con il quale poi giocare insieme in un magazzino adibito a grande dormitorio.
– infinite code di persone silenziose, dignitosamente silenziose, attendere il proprio turno per salire su un pullmann per essere portate nei centri di accoglienza; bambini/e senza capricci, capaci di aspettare, sostenitori delle proprie mamme.
– volontari fare turni estenuanti per accogliere, aiutare, stare con altri volontari approfittare di una pettorina per un panino gratis o un privilegio nel posto di comando.
Allora ti fermi. Allora ci fermiamo per farci una domanda dalle tante domande:
Perchè sono qui? Che tipo di uomo, donna voglio essere? Che viaggio dentro posso fare per ri-educare il mio essere “umano”? Cosa possiamo fare perché i nostri piccoli imparino che ciascuno esiste nella misura e nello spazio dello stare con l’altro?
Come possiamo dirci con schiettezza estrema che non siamo folli quando comandiamo di uccidere o obbediamo al comanda di uccidere, ma siamo “persona” che fa una scelta .
Forse è questo quel “potere” che quel bambino dal volto assente mi chiede di esercitare: pensare che esisto/esistiamo nella misura dell’altro.
Virna
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Cara Virna, la tua lettera dal fronte avrei voluta scriverla io, ma non sarebbe stata così sfacciatamente intrisa di umanità e di domande tanto scomode, perché il sottoscritto, a differenza di te e dei tuoi amici, ai confini di quell’inferno non ci sono stato.
Permettimi di ringraziarti per la tua generosità e per il tuo esempio. Sono certo che il tuo racconto e i quesiti finali si annideranno nel cuore dei lettori.
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