Nel luogo in cui sono nato, si cucina una qualità di lumache tipiche e piuttosto prelibate
Si chiamano ntuppateddi. Una volta le mangiavo volentieri, ma poi si sono messe di mezzo due bambine piccole, scatenando un terremoto.
I ntuppateddi vivono nascosti sottoterra, quando sono in letargo, ed è proprio nel sottosuolo, muovendo il terreno con una zappetta, che si catturano. A tradimento, mentre dormono.
Un rito diffuso, come la raccolta dei funghi, la differenza, non da poco, è che i gasteropodi sono animali.
Quella volta ero andato anche io a caccia di quelle creaturine inoffensive, ogni volta che ne scoprivo una mi sentivo come un bambino che aveva vinto la caccia al tesoro. In un paio d’ore, alcune centinaia di lumachine le avrebbero tenuto compagnia.
Gonfio di orgoglio e di soddisfazione, tornai a casa con una sportina quasi piena e, pensando di strappare qualche sorriso alle mie nipotine, mostrai il raccolto della mia fatica.
Apriti cielo. Scoppiarono a piangere, accusandomi di avere violato la vita delle lumache, di essere cattivo e insensibile, una delle due mi lancio addirittura uno stridulo “disgraziatooo!!!”.
Sempre urlando, mi avevano chiesto di riportare le lumache dove le avevo prese. Carico di vergogna, mi premurai di eseguire l’ordine. Da quell’istante, grazie a due bambine, che insieme avranno sommato una decina di anni, un portone pesantissimo e sigillato, cominciò prima a scricchiolare e poi a muoversi, cambiando per sempre la mia collocazione nel mondo.
È stato un processo lento ma costante, partito da due bambine, causato dalla loro ostinazione a favore dei diritti di chi non ne possiede. Tutti gli effetti a cascata sono scaturiti da quelle due piccoline, che ci vedevano meglio dei grandi.
Penso a quanti miei amici, per contagio, si sono impegnati nel cambiare la propria alimentazione o a prendere con sé degli animali, facendone compagni di vita, godendo del loro amore, del loro genio e della loro alterità, doni capaci allargare enormemente le dimensioni del mondo interiore degli umani.
Eppure, tutto comincia da due bambine, dalla loro visione del mondo assai più lucida della mia e di quella di molti adulti.
In queste pagine e nei miei libri vi capiterà di incappare nell’espressione “educazione bidirezionale”, intendo, con quelle due parole, riferirmi alla capacità di farsi educare da chi pensiamo, giustamente, necessiti di educazione, ma che, altrettanto giustamente, meriterebbe quell’ascolto che noi regolarmente neghiamo, forti di convinzioni che appartengono a tradizioni pedagogiche discutibili. Un ascolto dovuto, nell’interesse di tutti, persino dello stesso Pianeta.
Bel racconto, Domenico, che ha avuto l’evoluzione che ha avuto perché il protagonista cacciatore di lumache è stato aperto alla voce delle deuteragoniste, invece di liquidarle come normalmente succede con un commento pieno di sufficienza (“Eh, quante storie!”, ” Che ne sapete voi!”…).
Nel libro biblico del Deuteronomio prima del Decalogo c’é lo Shəma’, l’ “Ascolta, Israele” perché persino Dio sa che se il tuo interlocutore non si fida abbastanza da “porgere l’orecchio”, puoi anche essere il Padreterno ma le tue parole saranno scritte sull’acqua. Figuriamoci se sei un bambino.
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Ad ascoltare, mi creda, ci si guardagna sempre, è un investimento. Se poi ascoltiamo i bambini, la vincita sarà più alta. Grazie mille
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Buongiorno Domenico, ho ascoltato il tuo consiglio e mi sono registrato al blog. Da circa 5 anni ho a che fare con i bambini della scuola dell’infanzia e ho imparato molto da loro, ascoltandoli o semplicemente osservandoli giocare. Hanno molto da insegnare e molto da dare.
Leonardo, diocesi di Cassano Ionio.
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Ricordo caro Leonardo, una bella serata a Castrovillari insieme a tanti suoi cordiali concittadini, una settimana fa. Ricordo anche le curve per arrivarci, soffro un poco la macchina e, visto che eravamo in ritardo a causa di un imprevisto occorso alla persona che doveva accompagnarmi, abbiamo corso un poco. Grazie per avere aderito, insieme a diverse persone presenti quella sera all’invito a seguire questa pagina, l’unico modo per creare un rapporto di scambio sistematico, viste le necessità che si erano palesate nel dibattito. Essere sistematici quando si educa, caro Leonardo, è fondamentale, e questo blog è nato per aiutare le persone di buona volontà a uscire dalla cultura degli spot. Grazie ancora e continui a osservarre i bambini, il cambiamento che tanto sperate nella sua regione può, anzi deve, passare soprattutto da loro.
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“Educazione bidirezionale” … fantastica caro Domenico!
In effetti mi sembra che quando smettiamo di ascoltare e di imparare, smettiamo di vivere davvero: camminiamo senza più avere un traguardo da raggiungere.
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È quello che sta accadendo a intere catogorie sociali, caro Bruno, compresa la mia. Ti ringrazio
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