Dopo l’uccisione della piccola Elena, per mano della madre, una povera ragazza posta di fronte a una realtà più grande di lei, vi propongo una riflessione, appena uscita, sul malessere che travolge le vite più fragili, che ci interpella direttamente.
Non possiamo accontentarci di guardare da lontano, la morte di Elena, dopo tanti altri infanticidi, ci guarda negli occhi, ponendoci domande drammatiche.
https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/significato-infanticidio-domenico-barrila-elena-vendetta
Ieri sera avevo a cena i miei nipotini, sette e quattro anni.
Il maschietto, mentre correva per casa, e’ caduto e piangendo disperato ha subito invocato la sua mamma.
Lo ha fatto anche l’altra notte, si e’ svegliato con la febbre molto alta mentre dormiva nel lettone con i nonni.
A nulla sono servite le nostre carezze e i nostri abbracci, lui voleva solo ed esclusivamente la sua mamma.
Alle tre del mattino abbiamo telefonato ai genitori che prontamente sono venuti a prenderlo. E’ bastata la presenza della mamma, del papa’ e delle loro coccole perche’ si tranquillizzasse all’istante, riaddormentandosi serenamente tra le braccia del suo papa’.
Mia cognata, mancata qualche anno fa, fino all’ultimo istante della sua agonia, seppure con un filo di voce, chiamava ripetutamente la sua mamma, scomparsa addirittura trenta anni prima, eppure quello e’ stato il suo ultimo pensiero prima di morire.
Possiamo proteggere i nostri figli dalle persone non meritevoli della nostra fiducia, proteggerli dagli sconosciuti, anche dalle insidie della vita, ma difenderli da chi li ha generati e li ha messi al mondo, va oltre l’impensabile.
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Capisco, cara Simona, la tragedia dell’infantidio è proprio in questa constatazione, non possiamo proteggere i bambini da chi li genera.
Non ci sono spazi per inserirsi nella magia di questo rapporto, spesso dobbiamo accontentarci di sperare che la porta verso il mondo rimanga aperta. Per fortuna il più delle volte questo si verifica. Grazie mille
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Ogni tradimento è un dolore. Pensiamo ai colleghi che si fregano fra di loro, alle coppie che nascono per il gusto del gioco della seduzione per poi stancarsene, alle coppie che scoppiano perché la vita fa incontrare altre persone, alle amicizie tradite. Dolore che sono nella vita quotidiana, che tutti abbiamo sperimentato in qualche modo o misura o di cui abbiamo ricevuto confidenza. Il tradimento ‘contro natura’ è un dolore che non passa, è un dolore che cambia il corso della vita perché costringe chi lo subisce a un’insicurezza ‘strutturale’ per cui le relazioni devono essere sempre messe a dura prova per potersene fidare veramente. Una mamma che uccide il proprio figlio è il tradimento ‘contro natura’ per eccellenza. Io quando sento queste notizie mi arrabbio sempre. Farei precedere la notizia con la statistica di quante mamme compiono un gesto così estremo. Detto questo è impossibile non pensare a cosa può essere successo nella testa dell’omicida. Non ci si può arrendere all’idea che una mamma possa compiere un gesto così, ma io allargo l’orizzonte, da madre e da essere umano non mi arrendo all’idea che persone possano ingannare o uccidere altre persone. Perché siamo tutti esseri umani ma la sensibilità, l’empatia, il riconoscerci della stessa specie non basta. Siamo specie nella specie. Chi sfrutta i migranti, chi ammazza, chi fa le guerre, chi sfrutta i dipendenti al solo proprio fine di guadagno non la riconosco della mia stessa specie. Posso capire tutti gli studi psicologici ma non abbasserò mai la guardia davanti alla crudeltà anche la minima.
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Grazie Dani per avere allargato l’orizzonte, inglobando tutta la violenza che ci circonda, dall’ufficio ai campi di battaglia, e grazie per avere sottolineato le ragioni di chi sbaglia, non per giustificarne i gesti, ma per aprire domande sulla vita che condiciamo.
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