Il 5 settembre le scuole si sono riprese la scena, almeno in una parte del Paese, e con l’avvio delle lezioni sono ricominciati i dibattiti, non sempre utili, intorno a questo luogo decisivo per la comunità. Poco male, utilizziamo il pretesto per suggerire alcuni punti fermi. Li trovate nel link allegato.
Direi che con tutte le difficoltà della scuola e del mondo educativo in generale, il dibattito sui mezzi voti o i più o i meno accanto al numero è veramente superficiale e avvilente. Oltre alle riflessioni importanti sul “modo” in cui utilizzare il voto, augurandosi che tutti i docenti le facciamo proprie, bellissima la chiosa finale sui due muratori stranieri e la acuta considerazione delle “basi di partenza”. È così, inutile e iniquo esaltare il merito, come spesso si sente fare, se prima non abbattiamo le diseguaglianze, perché non c’è merito se, metaforicamente parlando, io parto nella corsa 50 metri più avanti.
Grazie per la solita iniezione di concretezza e valori!
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Non saprei se si tratta della scuola oppure dei giornali, che devono dire la loro sull’apertura dell’anno scolastico,
mi pare che in effetti ci sarebbero altri argomenti da porre a confronto, ma quelli che attraggono l’interesse non sempre sono quelli che meriterebbero spazio. Continuo a pensare che ogni insegnante dovrebbe possedere solide conoscenze sui movimenti della personalità di bambini e ragazzi, ma spesso le attese sono concentrate sull’acquisizione di tecniche didattiche generali, valide quanto si vuole, ma insufficienti a “incontrare” davvero quel singolo bambino, quel singolo ragazzo. La ringrazio per la sua riflessione.
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Grazie Domenico, ha mille volte ragione.
Leggendo mi è tornato in mente un recente articolo in ricordo del prof. Serianni, in cui si raccontava di come correggesse i compiti anche con una penna verde per evidenziare le cose belle (https://www.giuntiscuola.it/articoli/luca-serianni-il-buon-maestro).
Ecco, già se tutti gli insegnanti avessero questo spirito sarebbe un bel passo avanti.
E ancora di più se l’approccio fosse quello di qualche insegnante che ho conosciuto: inventarsi il modo di spiegare in modo che ciascuno potesse capire.
Mi pare che questa attitudine manchi quasi ovunque, ed appoggiarsi alle tecniche, come lei ricorda, dà una falsa e pericolosa sicurezza. È come imparare diligentemente a scuola guida le tecniche per guidare in tutte le situazioni (bagnato, ghiaccio, sterrato…) ma poi non essere in grado di capire se piove o c’è il sole.
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Fino a quando non si capirà, e questo non è colpa solo degli insegnanti, che c’è un primato dei bambini e dei ragazzi
sui programmi, ci potremo inventare tutte le modalità che vogliamo, ma i nostri sforzi cadranno fuori dal perimetro.
Occorre un ministro illuminato, che si circondi di funzionari illuminati, ma poi ci vogliono anche genitori disposti a non scendere in guerra con la scuola un giorno si e l’altro pure, infine dei sindacati che, almeno a scuola, si dimentichino le tessere. Insomma, quasi un miraggio, ma nel frattempo potremmo cercare di muovere lo stesso qualche passo verso l’oasi. Grazie Giulia
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