Il lavoro dell’influencer, un individuo abile a orientare su se stesso e sui prodotti che “vende” l’attenzione del pubblico, nel nostro paese si alimenta anche di personaggi singolari e dei loro costanti eccessi, che dovrebbero toccare da vicino anche gli interessi degli educatori.
Mostrare prospettive da sogno, interferendo con la percezione del mondo di persone in via di formazione, usando mezzi atti a suggestionare i destinatari, compresi gli aspetti sensibili e intimi della propria vita privata, messi in piazza per fare il pieno di attenzioni, non è solo un modo di vendere prodotti, ma in questi casi prende le forme di un fenomeno pedagogico, una vera e propria “influenza”.
Tuttavia, gli influencer non sono degli alieni, anch’essi sono stati educati da qualcuno, e dunque rappresentano delle tipologie note, con alcune esasperazioni che sembrano accomunarli.
Qualsiasi comportamento degli esseri umani è mosso dal bisogno insopprimibile di liberarsi dall’angoscia di essere niente, una preoccupazione che tra influencer sembra particolarmente urgente. Sarà il modo che sceglieremo per smarcarci da questo chiodo fisso a caratterizzare la vita di ciascuno. Nell’universo degli influencer, uno spaccato sociologico popolato di individui con notevoli capacità persuasive, anche tale lotta è piuttosto accesa, ma dietro il parossistico bisogno di conferme quotidiane, di attenzioni incessanti, di visibilità a getto continuo e a qualunque costo, dietro tratti comportamentali eccessivi, che poi diventeranno veicolo di business, non si può fare a meno di immaginare condizioni di partenza, educative e biografiche, capaci di innescare vissuti e reazioni eccessivi.
Proprio questa ossessiva e caotica ricerca delle antenne altrui è la base di un business gigantesco; dunque, l’obiettivo di tale rappresentazione che talvolta si ammanta di affermazioni e atteggiamenti che puntano al cuore, oltre alla ricerca di attenzione per sé, è il danaro. Questo dovrebbe fare riflettere sulla genuinità dell’intero sistema.
Per quanto possa apparire lontano dall’immagine che tendono a proiettare di loro stessi, è probabile che si tratti di persone che in passato sono state in balia di forti sentimenti di inadeguatezza, determinati da situazioni educative svalutanti o, al contrario, vizianti. La stessa scelta di un’attività così funambolica offre qualche motivo di riflessione all’osservatore. Quanto più grande e pressante è il bisogno di essere visti, tanto più importanti devono essere state le carenze che originano il bisogno stesso.
In genere, i rappresentanti delle due tipologie, apparentemente così lontane, bambini trascurati e bambini viziati, vanno incontro ai medesimi bisogni di compensazioni, i primi perché non si sono mai sentiti adeguati, i secondi perché vogliono perpetuare nella vita sociale allargata la sistematica accondiscendenza goduta in famiglia. Un bambino trascurato legge tale atteggiamento dei suoi educatori come un giudizio di valore negativo su di sé, una bocciatura, ma non potendo sopportare il peso che ne deriva e la conseguente fatica a integrarsi, farà ricorso a espedienti che sovente lo pongono in rotta di collisione coi propri simili.
Il bambino viziato, a sua volta, a cui è stata fornita una mappa errata della logica che presiede le relazioni sociali, finirà per urtare contro il muro che il suo prossimo alzerà per non dargliele tutte vinte. Il mondo allargato non è la famiglia.
Nell’uno e nell’altro caso i tentativi di compenso tendono a essere esagerati, provocando reazioni di fastidio nel prossimo, tranne che in persone non ancora dotate di sufficiente spirito critico o attratte da modelli di vita fiabeschi, innaturali e dunque fuorvianti. Penso, ad esempio, allo sfoggio del lusso, i cui valori economici sono del tutto incompatibili con l’esistenza delle persone comuni, soprattutto delle giovani generazioni, a cui chiedono di “comprare” oggetti che alludono a quei mondi favolosi. I follower provengono da questa terra promessa, dove gli influencer attingono a piene mani.
Le tipologie che si manifestano tra questi persuasori sono variegate, ma tutte funzionali alla doppia necessità di essere al centro del mondo e di vendere prodotti. Curare sé stessi guadagnandoci.
C’è chi esibisce la propria patologia, magari raccontandoci che il suo vero obiettivo è combattere i tabù che gravano sulla stessa. In questi casi possiamo ipotizzare, considerato che lo stile di vita mantiene una forte coerenza nel tempo, che la tendenza a esibire fragilità per raggiungere scopi sia una struttura antica e consolidata. Preferisco il ragazzo nordafricano, sposato con figli, partito per il proprio paese senza fare più ritorno in Italia. Ma non era scappato, voleva solo morire con discrezione, da tempo soffriva di un tumore linfatico di cui non aveva parlato a nessuno, perché non voleva “infliggersi ai suoi amici”.
C’è la coppia celebrata che, oltre a mettere in piazza anche gli sbadigli del proprio legame o, in modo più melodrammatico, le crisi, esibisce i figli senza filtri, ennesimo espediente per tenere vivo il proprio business, alimentando la propria fiaba, mentre chi dovrebbe eccepire non trova il tempo per farlo, ad esempio il garante dell’infanzia. Ma non tutti riescono a farla franca. Ogni tanto mi accade di vedere membri delle forze dell’ordine fermare giovani mendicanti che usano i loro neonati per impietosire passanti. Un provvedimento sacrosanto a tutela dell’infanzia. L’articolo 600 octies del Codice penale è piuttosto severo sull’argomento, ma forse andrebbe aggiornato contemplando i nuovi modi di raccogliere soldi attraverso i bambini.
A proposito di bambini, c’è anche lo sfoggio di ricchezza di chi affitta un intero stadio per annunciare il sesso del proprio figlio, quando è ancora lontano dal vedere la luce. La mamma è la stessa principessa che aveva sbandierato che il suo ex, calciatore pure lui (mai che si accompagnino a un muratore o un impiegato del catasto, significherà qualcosa pure questo), avrebbe appena “un gamberetto”, proprio dove non batte il sole.
C’è l’esibizionista cinica che espone tutte le meraviglie del proprio paesaggio interiore, ridicolizzando i poveri per vedere l’effetto che fa. In un mondo che funziona davvero e non si piega alla logica del business, i giornali dovrebbero bandire a vita un simile soggetto, invece, a loro volta assetati di visitatori purchessia, partecipano alla mattanza.
In Francia, il parlamento comincia a mettere mano al faldone che riguarda questa particolare categoria, vogliono vederci chiaro e cercare di regolamentare la professione. Un diritto, soprattutto un dovere, capire cosa vendono, come lo vendono, allo scopo di tutelare chi si affida alla loro abilità persuasiva, spesso risucchiato proprio dagli eccessi che, quando non si è sufficientemente solidi, possono essere scambiati con la norma.