8 pensieri riguardo “Nascere, crescere, morire. Tre passi una sola trama”
“…dal timore di passare inosservati.”
Leggendo la parte finale dell’anticipo del suo articolo, vorrei descrivere un momento fresco di memoria.
Ieri sera, con mio marito e nostro figlio, siamo usciti a mangiare una pizza.
Veniamo spesso in questa pizzeria, anzi, ultimamente quasi tutte le domeniche.
La cameriera che di solito ci serve, viene dall’Albania e mio marito ieri sera le ha fatto notare che la settimana prima i suoi occhi erano tristi, spenti, ma ieri sera avevano la stessa luce che siamo abituati a vedere.
Dopo questa affermazione lei ci ha donato un sorriso meraviglioso e istintivamente ha spalancato i suoi occhi, non ha detto nulla, ma quello sguardo raccontava tutto.
Era uno sguardo di gratitudine nei nostri riguardi per non essere passata inosservata.
Buongiorno Domenico! Come sempre, gli articoli che ci vengono proposti sono un invito alla riflessione, a guardarci dentro per provare a guardare fuori con la giusta lente. Riflessioni che creano riverberi. Anche i libri li creano.
A scuola, in più occasioni, ho utilizzato il libro “Una formica un po’ così”, La Margherita edizioni.
Tina è la protagonista, una formica che ogni giorno va a lavorare come tutte le altre, ma che vuole essere diversa, differenziarsi dalle altre. Prova a farlo cambiando il suo modo di vestire, ma ogni volta la sua “moda” ha grande successo e le altre formiche cominciano a vestirsi tutte come lei. Lei continua a cambiare accessorio, e puntualmente viene seguita da tutte le altre. L’ultima idea sembra originale ed avere successo. Tina decide di indossare una corona. Nessuna formica decide di fare lo stesso, ma a questo punto dovrà vedersela con la Regina, la sola può indossare la corona!
I tentativi di andare oltre al conformismo e l’aspirazione di Tina di affermarsi come unica ed originale hanno sempre generato da parte mia ammirazione per la spinta ad affermarsi e per la perseveranza, ma anche un po’ di affanno.
Tina vuole essere vista per quello che è, non solo come facente parte di un gruppo. Anche i bambini lanciano questo messaggio in classe: ognuno con i mezzi/attrezzi di cui la fiducia di base e il contesto di vita li hanno accessoriati. Le presenze del mattino nella mia sezione rivestono un’importanza cruciale. Sono la prima attività del mattino in cui, in associazione alla propria foto da appendere, ogni bambino può dire ciò che vuole, viene guardato da tutti, è il suo momento per parlare e, se non vuole, anche per far sentire il suo silenzio.
Da gemella ho sempre un po’ lottato da piccola per affermare la mia identità. Neanche chi sembra uguale lo è, anche i papaveri sono tutti diversi, a partire dal colore. Avranno tutti la stessa tonalità di rosso? Lo stelo sarà alto uguale? Sono esercizi di percezione che le riflessioni ci permettono di fare.
Grazie mille!
Antonella Alia
Grazie per questa riflessione, cara Antonella, cito spesso le formiche nei miei scritti, ma le confesso di provare un
certo disagio per quella situazione cui Tina cerca di ribellarsi, parla del senso di anonimato che sembra vigere in quella specie di piccole creature, meravigliosa per tanti versi. Per una formica è ancora più difficile che per un papavero farsi “vedere”, eppure guardi quanto progresso generano i tentativi di Tina, volti a farsi percepire dal suo prossimo. Se tutte le formiche facessero la stessa cosa, senza danneggiare il resto dei viventi, forse il Pianeta apparterrebbe a loro.
Grazie Domenico per questo bellissimo e profondo articolo. Oggi la morte o è ignorata o morbosamente spettacolarizzata. Con le sue parole ci ricorda la naturalità del ciclo della vita, ci racconta cosa dá origine ai nostri comportamenti, molto spesso poco saggi.
La morte non è solo naturale ma, come si diceva, è un rivelatore di noi. In questi giorni, è da qui che prende spunto l’articolo. si sta parlando tanto di morte e di morire, per volontà di una persona che decide di “chiudere” secondo una volontà soggettiva, insindacabile, dal momento che la vita le appartiene; tuttavia credo non sia necessario morire in un modo preciso, perché gli indizi di chi siamo sono già stati rivelati in precedenza. Grazie
Grazie del suo articolo, bello e intenso come nel suo stile.
Io in queste settimane sono ossessionata dall’Epitaffio di Sicilo, da come incalza il lettore alla scelta e alla consapevolezza, perché non basta essere vivi per essere anche presenti al mondo e non basta che il tempo passi perché abbia anche un senso.
《Fintanto che vivi, mostrati/ Non rattristarti di nulla/ La vita è per poco/ il tempo richiede il compimento.》
Dobbiamo domandarci cosa significhi prendere posizione oppure attendere che ogni cerchio si chiuda autonomamente. La neutralità sovente
possa per saggezza, ma la saggezza è esattamente la capacità di stare dalla parte giusta e di proteggerla. Grazie
“…dal timore di passare inosservati.”
Leggendo la parte finale dell’anticipo del suo articolo, vorrei descrivere un momento fresco di memoria.
Ieri sera, con mio marito e nostro figlio, siamo usciti a mangiare una pizza.
Veniamo spesso in questa pizzeria, anzi, ultimamente quasi tutte le domeniche.
La cameriera che di solito ci serve, viene dall’Albania e mio marito ieri sera le ha fatto notare che la settimana prima i suoi occhi erano tristi, spenti, ma ieri sera avevano la stessa luce che siamo abituati a vedere.
Dopo questa affermazione lei ci ha donato un sorriso meraviglioso e istintivamente ha spalancato i suoi occhi, non ha detto nulla, ma quello sguardo raccontava tutto.
Era uno sguardo di gratitudine nei nostri riguardi per non essere passata inosservata.
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Come vede basta poco per sentirsi colti, talvolta un “come stai”, il semplice percerire di essere stati percepiti . Grazie
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Buongiorno Domenico! Come sempre, gli articoli che ci vengono proposti sono un invito alla riflessione, a guardarci dentro per provare a guardare fuori con la giusta lente. Riflessioni che creano riverberi. Anche i libri li creano.
A scuola, in più occasioni, ho utilizzato il libro “Una formica un po’ così”, La Margherita edizioni.
Tina è la protagonista, una formica che ogni giorno va a lavorare come tutte le altre, ma che vuole essere diversa, differenziarsi dalle altre. Prova a farlo cambiando il suo modo di vestire, ma ogni volta la sua “moda” ha grande successo e le altre formiche cominciano a vestirsi tutte come lei. Lei continua a cambiare accessorio, e puntualmente viene seguita da tutte le altre. L’ultima idea sembra originale ed avere successo. Tina decide di indossare una corona. Nessuna formica decide di fare lo stesso, ma a questo punto dovrà vedersela con la Regina, la sola può indossare la corona!
I tentativi di andare oltre al conformismo e l’aspirazione di Tina di affermarsi come unica ed originale hanno sempre generato da parte mia ammirazione per la spinta ad affermarsi e per la perseveranza, ma anche un po’ di affanno.
Tina vuole essere vista per quello che è, non solo come facente parte di un gruppo. Anche i bambini lanciano questo messaggio in classe: ognuno con i mezzi/attrezzi di cui la fiducia di base e il contesto di vita li hanno accessoriati. Le presenze del mattino nella mia sezione rivestono un’importanza cruciale. Sono la prima attività del mattino in cui, in associazione alla propria foto da appendere, ogni bambino può dire ciò che vuole, viene guardato da tutti, è il suo momento per parlare e, se non vuole, anche per far sentire il suo silenzio.
Da gemella ho sempre un po’ lottato da piccola per affermare la mia identità. Neanche chi sembra uguale lo è, anche i papaveri sono tutti diversi, a partire dal colore. Avranno tutti la stessa tonalità di rosso? Lo stelo sarà alto uguale? Sono esercizi di percezione che le riflessioni ci permettono di fare.
Grazie mille!
Antonella Alia
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Grazie per questa riflessione, cara Antonella, cito spesso le formiche nei miei scritti, ma le confesso di provare un
certo disagio per quella situazione cui Tina cerca di ribellarsi, parla del senso di anonimato che sembra vigere in quella specie di piccole creature, meravigliosa per tanti versi. Per una formica è ancora più difficile che per un papavero farsi “vedere”, eppure guardi quanto progresso generano i tentativi di Tina, volti a farsi percepire dal suo prossimo. Se tutte le formiche facessero la stessa cosa, senza danneggiare il resto dei viventi, forse il Pianeta apparterrebbe a loro.
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Grazie Domenico per questo bellissimo e profondo articolo. Oggi la morte o è ignorata o morbosamente spettacolarizzata. Con le sue parole ci ricorda la naturalità del ciclo della vita, ci racconta cosa dá origine ai nostri comportamenti, molto spesso poco saggi.
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La morte non è solo naturale ma, come si diceva, è un rivelatore di noi. In questi giorni, è da qui che prende spunto l’articolo. si sta parlando tanto di morte e di morire, per volontà di una persona che decide di “chiudere” secondo una volontà soggettiva, insindacabile, dal momento che la vita le appartiene; tuttavia credo non sia necessario morire in un modo preciso, perché gli indizi di chi siamo sono già stati rivelati in precedenza. Grazie
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Grazie del suo articolo, bello e intenso come nel suo stile.
Io in queste settimane sono ossessionata dall’Epitaffio di Sicilo, da come incalza il lettore alla scelta e alla consapevolezza, perché non basta essere vivi per essere anche presenti al mondo e non basta che il tempo passi perché abbia anche un senso.
《Fintanto che vivi, mostrati/ Non rattristarti di nulla/ La vita è per poco/ il tempo richiede il compimento.》
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Dobbiamo domandarci cosa significhi prendere posizione oppure attendere che ogni cerchio si chiuda autonomamente. La neutralità sovente
possa per saggezza, ma la saggezza è esattamente la capacità di stare dalla parte giusta e di proteggerla. Grazie
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