La lettura è fondamentale per tantissimi individui che, da secoli, nella parola scritta trovano un impagabile compagno di viaggio, ma la lettura è un’attività che va oltre i libri, molto oltre.
Il 24 febbraio, a Gorizia, avevo svolto una riflessione dal titolo: “Il sentimento sociale. Persone e libri che si prendono cura”.
Nella breve intervista che ne era seguita, di cui qui trovate il link, sono toccati un paio di concetti che spero incontrino il vostro interesse.
Grazie Domenico, visione originale che concilia due piani spesso giustapposti.
A margine mi permetta un’osservazione su un terzo (problematicissimo) piano.
Per vedere l’intervista ho dovuto accedere a FB, di cui avevo sospeso l’account all’inizio dell’anno, per esasperazione. Rientrando sono stata travolta da quanto l’algoritmo ha piazzato sulla mia bacheca ed ho sentito violentemente la distanza dalle due letture di cui parla lei.
In questa dimensione social-virtuale non troviamo né la realtà né un racconto (sedimentato, meditato, elaborato) che ci proponga una visione con cui confrontarci ma subiamo istantanee di punti di vista, cui il mezzo delle reti fornisce automatica dignità di pubblicazione, senza alcun vaglio.
Mi chiedo se sia possibile e con quali mezzi riuscire a nutrirsi anche di queste letture.
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A questa sua richiesta replico che proprio oggi è iniziato il lavoro su un “seguito” del volume I Superconnessi. Un’esigenza che avevo avvertito già all’indomani dalla sua uscita.
Troppo veloce quello che accade intorno a noi, troppo grande il ventaglio di occhiali che adesso abbiamo a disposizione. Disinteressarsene significa subire sia l’accelerazione, che talvolta ci appare così poco umana, sia la virtualizzazione del reale, che di certo avrà effetti deformanti sul nostro mondo interiore e sul nostro modo si sentire gli altri.
Quale che sia lo scenario che ci attende, il nostro dovere è tenere il mano il volante o, perlomeno, provare a farlo.
Grazie per la sua riflessione.
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Bella notizia!
Buon lavoro: sono certa che saprà proporci punti d’osservazione non usuali.
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Grazie di queste sue considerazioni sulla lettura che mi rimandano ad altre che lei fece durante una conferenza a Pessano con Bornago, durante la quale, oltre a parlare di regole, si riferì al valore del libro come strumento di educazione. Oltre ad insegnare, mi occupo nel mio lavoro di libri, felicemente…. Ritengo che una scuola che abbia una biblioteca sia una scuola “ricca”: può offrire stimoli di riflessione, punti di vista altrui con cui confrontarsi, suggestioni e conoscenze che possono favorire la lettura autonoma, creativa, originale della realtà. Ecco, proprio i due aspetti che lei mette in evidenza nell’intervista. La sfida in questi anni è stata quella di continuare ad investire in questa preziosa risorsa democratica. Sempre meno fondi, spostamento di interessi verso altri aspetti…Sempre più i bambini riferiscono che gli adulti significativi non leggono per loro, non forniscono il modello di lettore, non favoriscono le condizioni per far incontrare i bambini e i libri, delegano la relazione speciale che si crea tra l’adulto che legge e il bambino, limitano le chiavi di lettura del mondo. Credo che si debba acquisire la consapevolezza che siamo di fronte ad un bisogno educativo spesso non accolto e soddisfatto che deve impegnare ancor di più la scuola a stimolare alleanze educative in questo campo . La pandemia ha messo tutti davanti ad uno schermo. Per qualcuno però ha continuato ad essere una situazione di comodo: oggi proporre un video piuttosto che un libro letto insieme al proprio bambino è una situazione diffusa. Ben venga riflettere sulla lettura e ricordare a noi stessi e agli altri il suo grande valore pedagogico. Con stima
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Qualche anno mi sono accalorato troppo trattando male un editore, avevamo esagerato sia il sottoscritto che lui.
Il punto del contendere era che il vero messaggio educativo (sostenevo io) stava nell’atto di leggere al bambino, perché in un genitore che dedica del tempo il bambino vede un potente segno di interesse nei suoi confronti, questo incrementa il livello di auto-considerazione. Lui, dal suo punto di vista correttamente, sosteneva che fosse il contenuto del libro a educare.
Credo avessimo ragione entrambi, ma ci siamo presi troppo sul serio, e questo, di sicuro, è poco educativo. Grazie
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